Al Salone del Libro, a Torino, è intervenuto anche il noto psicanalista Massimo Recalcati. A margine di un evento, Recalcati è stato intervistato dal direttore de La Stampa, Massimo Giannini. Diversi gli argomenti trattati tra cui anche quelli che riguardano i giovani e la scuola.
“Vivere in un ambiente familiare tumultuoso, con genitori in continua discordia, può essere un vero disastro per un bambino. Spesso, ci si chiede perché i genitori non prendano la decisione di separarsi e mettere fine a tale tormento. Questa dinamica può fornire uno spunto di riflessione per comprendere i movimenti giovanili e il loro impatto sulla politica. Negli ultimi anni, abbiamo visto come alcune figure politiche, come Renzi, abbiano coinvolto i giovani e li abbiano allontanati dall’antipolitica. Oggi, figure come Schlein devono assumersi il compito di continuare su questa strada, perché è inaccettabile che, durante i congressi o le riunioni politiche, si osservi una netta mancanza di rappresentanza giovanile”, spiega Recalcati
“È importante esaminare da vicino il mondo giovanile e comprendere i fattori che lo influenzano. L’assenza della figura paterna, ad esempio, potrebbe essere una delle cause dell’indulgenza nei confronti dei giovani di oggi. Tuttavia, è essenziale non limitare queste analisi alle generazioni più giovani. Dobbiamo porci domande più ampie riguardo alla classe dirigente e alla loro responsabilità nel costruire muri che ostruiscono le richieste e le istanze dei giovani”, aggiunge.
“Recentemente, abbiamo assistito a proteste studentesche che denunciano l’aumento dei costi degli affitti universitari. Alcuni esponenti politici hanno risposto con insensibilità, ricordando come, da giovani, affrontavano grandi sacrifici per raggiungere l’università. Questo atteggiamento denota una frattura tra i giovani che lottano per i loro diritti e una classe dirigente che sembra disinteressata alle loro richieste. Dobbiamo imparare a cogliere e comprendere le proteste giovanili, traducendole in azioni politiche significative. È preoccupante vedere che alcuni intellettuali e membri del governo sembrano sordi di fronte alle istanze dei giovani. Le parole di un famoso imprenditore, che sminuisce l’importanza dello studio, mettono in luce la mancanza di comprensione e connessione con la realtà giovanile”, sottolinea.
Spazio poi a un affondo contro il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara: “Il ministro rievoca il valore educativo dell’umiliazione, della stigmatizzazione. Ricordate, questo è Ministro dell’istruzione, quindi non bisogna fare sconti su questo punto. Però, per esempio, giusto per problematizzare la mia posizione, quando Meloni ha introdotto il termine “merito”, come tu sai s’è aperto un dibattito. Io sono per il merito, penso tutti sono per preservare, come dice la Costituzione, le condizioni eguali di partenza per tutti. No, non lo sono nella misura in cui non traducono, per esempio, in un’azione politica la protesta legittima, no, dei giovani che chiedono possibilità di studiare e quindi di avere affitti accessibili”.
“Il problema del merito non riguarda tanto nemmeno gli studenti, perché io penso che la scuola sia un luogo improduttivo per eccellenza, cioè che non può essere pensata a partire dall’azienda, che è un luogo di formazione. Però penso anche che noi abbiamo un problema gigantesco nella scuola e che riguarda il corpo docente: perché non applichiamo il merito nel valutare chi è in grado d’insegnare. Ma possiamo dircela questa cosa o no?”, conclude.
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