“Le situazioni politiche da affrontare prima di qualsiasi soluzione tecnica riguardano una presa d’atto che il sistema di reclutamento attuato finora è stato fallimentare. Lo dicono i numeri: solo quest’anno 50mila posti vacanti a fronte di più di 90mila posti disponibili per le assunzioni a tempo indeterminato. Di questi, poco più di 3mila sul sostegno. A ciò aggiungiamo i contratti a tempo determinato su posto comune e di sostegno che hanno riguardato oltre 200mila precari. Per cui è chiaro che il sistema dei concorsi dal 2012 ad oggi non ha dato risposte concrete in questo senso. Va quindi modificato” dichiara Giuseppe D’aprile, segretario Uil Scuola.
“Sono necessari due interventi politici – osserva D’Aprile. Il primo riguarda l’accesso al sistema delle specializzazioni sul sostegno: va eliminato il numero chiuso delle università per l’accesso a tali corsi in modo da garantire insegnanti con titolo ed evitare i viaggi della speranza all’estero. Il secondo riguarda la trasformazione dell’intero organico di fatto in organico di diritto che permetterebbe di assumere il personale precario su tutti i posti vacanti oggi disponibili ma soprattutto eviterebbe un numero esorbitante di supplenti. Il costo della stabilizzazione per ogni precario lo abbiamo quantificato in un o studio nazionale in circa 720 euro”.
“Dal punto di vista tecnico ci sono soluzioni immediate:
– rendere strutturale il reclutamento dei docenti abilitati o specializzati sul sostegno già presenti nelle GPS;
– assumere gli idonei delle graduatorie dei concorsi e prevedere dei contratti pluriennali ai docenti non abilitati per i quali avviare un percorso snello di abilitazione seguito da successiva immissione in ruolo;
– consentire di conseguire l’abilitazione a tutto il personale di ruolo con il titolo specifico per altro grado, utile per altra disciplina di insegnamento”.
“Intervenire su questo terreno significherebbe modificare strutturalmente, una volta per tutte, il sistema di reclutamento garantendo stabilità non solo al personale interessato ma anche alla continuità didattica. È evidente – conclude il segretario Uil Scuola – che per farlo c’è bisogno di forte volontà politica e di risorse. Gli investimenti per spese correnti del sistema di istruzione nazionale devono essere calcolati fuori dal patto di stabilità”.
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