Reclutamento docenti: concorsi annuali, auspicabili ma difficili da realizzare

Al tavolo di confronto Ministero-sindacati sul problema del reclutamento si sta parlando ormai di concorsi annuali, ipotesi che peraltro era stata già ventilata dal ministro Bianchi.
Ma, concretamente, è una ipotesi realizzabile?

Paolo Fasce, dirigente scolastico dell’Istituto nautico di Genova e Camogli che da sempre si occupa dei problemi del reclutamento osserva: “Io penso che il concorso annuale su tutte le materie sia del tutto improbabile. Sarebbe comunque importante arrivare ad una cadenza regolare in ciascuna regione sulle classi di concorso comuni, mentre per quelle di nicchia è necessario lavorare per accorpamenti macroregionali. Il fatto che in questi ultimi due anni ci sia stata una intensa fase concorsuale ha consentito a livello periferico di muovere la macchina, ma ci sono classi di concorso con centinaia di candidati e l’impegno è oneroso”.
“Molto sinceramente –
prosegue Fasce – credo che per queste occorra fare concorsi concentrati d’estate con congruo compenso per i commissari, in modo da non interferire con il lavoro comune delle scuole. Ricordo che gli scritti si fanno nei laboratori messi a disposizione delle scuole che li sottraggono alla didattica. Per un anno va bene, ma sistematicamente non mi sembra giusto”.

Mario Rusconi, dirigente scolastico presidente dell’ANP Roma, afferma: “Io penso che la cadenza annuale per un concorso per tutte le categorie di personale sia assolutamente funzionale ad evitare che le scuole restino senza docenti, senza Ata e senza dirigenti come succede da molti anni. Certo è che l’Amministrazione ce la dovrà mettere tutta per cercare di raggiungere questo obiettivo. C’è però da pensare che non si possono fare concorsi con le crocette che sono svilenti per il personale. Ben venga la cadenza annuale perché si tratta di un obiettivo importante per il futuro della scuola e dei nostri ragazzi che non possono rimanere per mesi senza insegnanti”.

Ivana Barbacci, segretaria generale di Cisl Scuola, ricorda che su questo tema è in corso un serrato confronto fra sindacati e Ministero e dice: “Se parliamo dei concorsi ordinari, la mia risposta è no, perché si tratta di una modalità a nostro parere non funzionale e non rispondente al numero dei posti che servirebbe coprire ogni anno. E questo è il motivo per cui noi continuiamo a spingere per il meccanismo del doppio canale: da un lato assunzioni attraverso i concorsi e dall’altro assunzioni da GPS. Questa, per noi, è l’operazione da mettere in campo non solo nella fase transitoria ma anche a regime”.

Abbiamo raccolto anche il parere di Mario Maviglia, già provveditore agli studi di Brescia, che risponde: “Non credo proprio che si possa rispettare una cadenza del genere. Tra ricerca dei commissari disponibili, nomina delle commissioni, svolgimento degli esami, pubblicazione delle graduatorie è difficile pensare che il tutto si ossa concludere in un anno. Una possibilità ci potrebbe essere se il bando è pronto a settembre, la prima prova si svolge a ottobre-novembre e via a seguire le altre fasi. Ma a mia memoria non è mai successo. Realisticamente ci vogliono due anni scolastici per concludere un concorso”.

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