Reclutamento docenti schizofrenico: Meglio restare precaria che affrontare un test a crocette. Demotivante. INTERVISTA

Reclutamento docenti schizofrenico: Meglio restare precaria che affrontare un test a crocette. Demotivante. INTERVISTA

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Si dice molto scoraggiata dalla “schizofrenia del reclutamento” e sta pensando di rinunciare al concorso straordinario-bis al quale si è iscritta a maggio 2022. Alla fine probabilmente lo sosterrà ma questo non la solleva dalle delusioni e dallo stress che dice di avere subito finora. Trentasei anni, insegnante di inglese e tedesco, Ornella Vecchi è in servizio all’Ites Barozzi di Modena.

Ha pagato i 139 euro per iscriversi al concorso AB24-Inglese e avrebbe dovuto essere chiamata a sostenere le prove entro settembre 2022: “Non lo hanno fatto”, spiega lei, “perché si sono accavallati gli orali di coloro che avevano fatto il concorso ordinario”. Con i colleghi che hanno svolto l’ordinario ci vede una discriminazione: “Per le prove orali dell’ordinario – segnala lei – danno la traccia un giorno prima e ti chiamano per sorteggiarla. Invece quelli che come me sosterranno il concorso straordinario-bis dovranno andare davanti alla commissione, dove verrà estratta la traccia e dovranno improvvisare dopo i soli dieci minuti concessi per riflettere sull’argomento proposto. E’ assurdo”. La professoressa, al sesto anno come precaria annuale, chiarisce che “con lo straordinario bis passeranno tutti”, come previsto dalla normativa. Dopo “si fa un corso di formazione dove si dovranno acquisire 60 CFU su materie anche belle e interessanti, come Pedagogia per esempio, e un percorso abilitante per l’insegnamento per il quale sono molto contenta. Non ci saranno bocciati, è prevista una graduatoria e da quella attingeranno per le assunzioni. Per esempio, se ci sono 40 posti di inglese prenderanno solo 40 aspiranti, gli altri non si abiliteranno, è come se non avessero fatto nessun concorso. I primi invece avranno il contratto a tempo indeterminato, dopo che avranno preso i 60 Cfu e superato l’anno di prova”. Probabilmente le università prepareranno dei pacchetti di percorsi abilitanti ad hoc, ma lei si chiede: “Questo percorso ce lo dobbiamo pagare noi?

Professoressa Ornella Vecchi, è a un passo dl nuovo concorso, eppure è arrabbiata e scoraggiata. Perché?

“Innanzitutto faccio presente che avevo già sostenuto gli esami all’università per avere i 24 Cfu. E questo perché ci avevano detto che erano obbligatori per insegnare e per fare i concorsi. Però all’inizio siamo andati di presenza nelle università pagando i corsi per fare questi esami. Poi è venuta fuori la possibilità di acquisire questi crediti online. Questo non va bene, le regole devono valere per tutti e non devono essere modificate ogni sei mesi . Vorrei aggiungere che se ci sono delle regole per verificare le nostre competenze non capisco come mai poi allo Stato come precari poi andiamo bene”.

Senza verificarne le competenze, intende?

“In sostanza, ci prendono senza verificare se siamo all’altezza del compito. E’ giusto verificare le competenze ed è molto motivante farci fare un percorso abilitante dove ci insegnano le tecniche della scuola però prima di tutto occorrerebbe valutare bene e predisporre dei test pisco-attitudinali per verificare se siamo adatti a questo mestiere. Penso per esempio alle persone che hanno vinto il concorso ordinario di inglese con le crocette a marzo 2022: hanno potuto accedere e superare il concorso persone che magari non avevano queste competenze: come si fa a valutare le competenze di un insegnante, con una serie di domande a riposta multipla?”

Come si fa?

“Non lo so. Io ho studiato tanto, ho fatto tanti corsi di formazione, peraltro alcuni pagati da me, e poi mi trovo a sostenere un esame a crocette dove mi danno la maggior parte delle domande su un argomento che riguarda un quinto di quello che c’era da studiare. Sinceramente sono molto demotivata. Io ho pagato per questo concorso bis ma sono, ripeto, demotivata. Non so se continuare a fare il concorso per ambire al ruolo oppure se restare precaria. Perché a me sembra che questo ambire al ruolo abbia generato una guerra tra poveri dove i più fortunati ottengono un contratto a tempo indeterminato, gli altri invece restano nel limbo ogni anno. Con queste modalità concorsuali continuano a dirmi che io non sono da contratto a tempo indeterminato però in questi sei anni che cosa ho imparato? Io imparo dai colleghi nuove tecniche di insegnamento, perché se mi viene negato il contratto a tempo indeterminato, perché evidentemente vengo reputata inadatta al ruolo, non mi viene poi detto come migliorarmi. Per raggiungere questo contratto a tempo indeterminato che cosa devo fare? Essere fortunata quel giorno con le domande? Tutti mi dicono che nei concorsi si va a fortuna. Vorrà dire che non sono stata fortunata. Io sarei tanto contenta se dicessero: apriamo un percorso abilitante come una sorta di Siss. Io voglio imparare a fare meglio il mio mestiere e quindi seguirei molto volentieri tutti i corsi abilitanti, ma credo che tutte le forme ultime di reclutamento non abbiano fatto altro che scoraggiarci”.

Se non si reagisce si rischia però di rimanere precari

“Io resto anche così, non ci sono problemi, ma vorrei che se parliamo di corsi abilitanti ci siano dei corsi che ci insegnino ad esempio a gestire gli alunni oppositivi. Che non puntino solo sulla materia, che abbiamo già studiato e non solo all’università, ma sulla didattica, sulla gestione della frustrazione dei ragazzi, che ora è più difficile da affrontare rispetta a sei anni fa, quando ho iniziato ma che al contempo è pure più motivante. Dopo le vacanze di Natale mi sono un po’ fermata. Sto utilizzando le case editrici perché mettono a disposizione i corsi di formazione utili. Anche su Orizzonte scuola mi sono iscritta a tanti corsi molto utili. Sono contenta di trovare delle occasioni per imparare delle cose nuove che mi servono nel pratico. I ragazzi meriterebbero di avere dei docenti che fossero delle figure professionali a tutto tondo e io mi voglio impegnare su questo ma il mio obiettivo non può essere quello di essere valutata con delle crocette”.

Che cosa contesta soprattutto?

“Io contesto il sistema di reclutamento, perché tiene conto di pochissimo rispetto a quello che servirebbe per formare le persone. Vorrei, come ho detto prima, che ci fosse un test attitudinale psicologico per verificare che la persona che ho davanti può o non può insegnare a degli adolescenti e poi voglio che ci siano dei corsi abilitanti che ti insegnino a gestire la classe. Sono tre anni che studio da sola, ho fatto due concorsi scritti, ebbene, in nessuno di questi mi è stato chiesto nulla sulle metodologie didattiche. Cioè se io avessi passato la prova scritta del concorso ordinario all’orale avrei potuto esporle, ma sfortunatamente non ho ancora avuto questa possibilità. Lo Stato dovrebbe investire in corsi di formazione per il reclutamento dei docenti, non può essere tutto a spese nostre e poi dobbiamo pagare anche il concorso. Anni fa, era il 2020 ed eravamo in pieno Covid, abbiamo pagato per un concorso abilitante che però non abbiamo fatto. Ho chiesto con una pec informazioni all’Amministrazione regionale ma non mi è mai stato risposto nulla. L’allora ministra Azzolina aveva indetto lo straordinario e quello abilitante ma l’abilitante poi non l’hanno fatto”.

Lei non sembra contestare l’aspetto economico del precariato, ad esempio la non percezione della Carta docente o lo stipendio più basso, quanto il sistema di reclutamento. E’ così?

“Per la carta del docente i sindacati si sono battuti e abbiamo fatto ricorso. Spendo tanto di tasca mia per formarmi e lo faccio con piacere però lo Stato dovrebbe investire di più. Quello che più fa arrabbiare è il sistema “schizofrenico” del reclutamento. Io mi sento disorientata, non ti danno sicurezza. Anche a livello di ministero non c’è una chiara idea di come si vuol procedere. Io non ci sto più dietro. Dopo l’estate non mi sono più informata sugli eventuali cambiamenti delle procedure, sono avvilita. Sono davvero sconsolata dopo il concorso a crocette. Mi ero preparata tanto, ho fatto tante simulazioni, ho anche pagato dei software per esercitarmi. Poi mi sono tanto buttata giù. Ma magari tra sei mesi cambio idea. Resta il fatto che cambiano le regole in continuazione e a me non va più di restare in balìa di decisioni altrui. Voglio vivere la scuola come un ambiente sereno dove ci chiamano per formare delle persone”.

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