il sussidio
di Enrico Marro12 feb 2023
La stretta sul Reddito di cittadinanza, decisa dal governo con l’ultima legge di Bilancio, unita al rafforzamento dei controlli sembra gi aver ottenuto un primo effetto: le famiglie beneficiarie del sussidio sono in calo. Secondo i dati diffusi dall’Inps e relativi a dicembre 2022, il reddito viene erogato a un milione e 45 mila famiglie per un totale di 2 milioni e 350 mila persone. Si tratta di circa 200 mila nuclei familiari in meno rispetto a dicembre 2021, che aveva invece visto un aumento dei nuclei percettori rispetto allo stesso mese del 2020 che, a sua volta, era stato in crescita rispetto a dicembre 2019 (allora le famiglie beneficiarie del Reddito erano 906mila).
La tagliola di luglio
Trarre conclusioni dall’andamento di un solo mese potrebbe rivelarsi azzardato, anche perch nel 2020-21 l’andamento del sussidio stato fortemente condizionato dalla crisi innescata dalla pandemia, ma la sensazione che il cambiamento del quadro politico abbia indotto una maggiore cautela nel presentare la domanda, anche in considerazione della maggiore severit dei controlli e delle regole gi decisi dal governo Draghi, che ha abbassato da 3 a 2 le offerte di lavoro che possono essere rifiutate dal beneficiario e, soprattutto, ha introdotto il danno erariale in caso di mancata verifica dei requisiti di residenza da parte dei comuni. Solo lo scorso 24 gennaio, inoltre, stato firmato il protocollo tra Inps e ministero della Giustizia che consente di verificare l’eventuale stato detentivo dei richiedenti il Reddito, prima dell’erogazione del beneficio. Ma pi di tutti pesa il fatto che il governo Meloni ha deciso che i cosiddetti occupabili tra 18 e 60 anni non potranno pi avere il sussidio dopo il prossimo luglio. Una tagliola che starebbe scoraggiando una parte dei potenziali richiedenti.
La parabola dei beneficiari
In attesa di verificare la tendenza con i dati dei prossimi mesi (a gennaio sulla frenata potrebbe incidere anche la necessit di presentare l’Isee aggiornato), va detto che, su base annua, l’andamento del Reddito di cittadinanza ha seguito una parabola. I nuclei familiari beneficiari di almeno una mensilit di Reddito o Pensione di cittadinanza sono stati 1,1 milioni nel 2019, anno di debutto del sussidio, per un totale di 2,7 milioni di persone coinvolte. Nel 2020, anche sulla spinta della crisi innescata dal Covid, la platea aumentata a 1,6 milioni di famiglie, per un totale di 3,7 milioni di persone coinvolte. I numeri sono saliti ulteriormente nel 2021: infatti i nuclei beneficiari di almeno una mensilit sono risultati quasi 1,8 milioni, per un totale di poco meno di 4 milioni di persone coinvolte. Nel 2022, invece, gi prima dell’arrivo del governo Meloni, cominciata la flessione: 1,7 milioni di nuclei per un totale di 3,7 milioni di persone. Andamento analogo anche per le revoche dal sussidio, passate da appena 864 nel 2019 (ma il Reddito part da aprile) al picco di 107mila nel 2021 per scendere a 72mila nel 2022. E cos per le famiglie decadute dal diritto, salite da 79mila nel 2019 a 344mila nel 2021 e poi calate a 268mila l’anno scorso.
Che ne sar degli occupabili?
Detto questo, decisa la stretta, l’esecutivo Meloni non ha ancora dato seguito alle disposizioni che dovrebbero accompagnare la fine del Reddito per gli occupabili. Manca il piano formativo che dovrebbe coinvolgere queste persone in corsi di aggiornamento e preparazione all’inserimento lavorativo. Di conseguenza manca anche il previsto controllo sulla presenza obbligatoria a tali corsi da parte delle Regioni che dovrebbero comunicare all’Anpal i nominativi di chi non partecipa, cos da disporre la decadenza dal sussidio. Manca il protocollo tra i ministeri del Lavoro e dell’Istruzione per organizzare la formazione scolastica per i percettori del Reddito sprovvisti di titolo di studio dell’obbligo. Manca la nuova definizione di offerta congrua di lavoro, dopo che la legge di Bilancio ha disposto che basta anche un solo rifiuto per perdere il sussidio. Infine, nulla si sa di cosa sostituir il Reddito di cittadinanza per i cosiddetti occupabili che perderanno l’assegno ma non avranno trovato un lavoro.
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