Referendum, perché votare sì al quinto quesito: «Amplia la platea di chi può puntare al Consiglio superiore» | Perché votare no

Referendum, perché votare sì al quinto quesito: «Amplia la platea di chi può puntare al Consiglio superiore» | Perché votare no

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di Virginia PiccolilloL’avvocato Manes: serve più meritocrazia Che intende? «Premetto che questo quesito è emblematico di come sia poco rispettato lo spirito referendario». Perché? «I quesiti dovrebbero essere di immediata comprensibilità e chiarezza per il cittadino, altrimenti viene meno lo strumento di democrazia diretta». E allora perché votare sì? «L’intento è condivisibile, visto che il quesito aspira a liberalizzare le candidature di aspiranti membri togati del Csm aprendole alla più amplia platea possibile di magistrati». Ma è scettico sugli effetti? «È solo un palliativo». Nel recidere il legame dei candidati con le correnti? «Veramente secondo me le correnti sono un po’ come il colesterolo». Il colesterolo? «C’è quello buono e quello cattivo. Non sono necessariamente patologiche: la loro degenerazione lo è». E allora? «E allora al Csm dovrebbero andare i magistrati più autorevoli. Scelti non solo per consenso elettorale, ma anche per merito e professionalità. Ma i problemi maggiori sono altrove». Dove? «Il più urgente è garantire una effettiva meritocrazia e oggettività nelle progressioni di carriera e nell’accesso ai posti di vertice svincolandoli da appartenenze correntizie. E assicurare un’effettiva imparzialità al potere disciplinare». Che esito avrà il referendum? «Mi pare se ne sia parlato troppo poco. E che la formulazione dei quesiti sia davvero poco comprensibile per i non addetti ai lavori. Così i rischia di alimentare una partecipazione poco consapevole. O, peggio, di svilire il referendum, mandandolo a vuoto per mancato raggiungimento del quorum. Speriamo serva almeno da stimolo al Parlamento per portare a compimento il percorso delle riforme». 8 giugno 2022 (modifica il 8 giugno 2022 | 10:50) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-08 08:50:00, L’avvocato Manes: serve più meritocrazia, Virginia Piccolillo

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