Dagli esordi a «Canzonissima», i segreti della regia televisiva

Dagli esordi a «Canzonissima», i segreti della regia televisiva

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di Aldo Grasso

Il racconto di Vito Molinari che ha vissuto l’intera evoluzione della regia televisiva, dalle fasi pionieristiche alle sperimentazioni seriali

A chi ama la storia della televisione italiana mi permetto di consigliare un libro da poco uscito per le edizioni Gammar: La mia Rai di Vito Molinari. Tanto per invogliare alla lettura, Molinari il regista che ha diretto la trasmissione inaugurale della televisione italiana, il 3 gennaio del 1954 e che, nel corso degli anni, ha partecipato a oltre duemila produzioni dimostrando la singolare capacit di sapersi cimentarsi in tutti i generi, passando dal variet al teatro di prosa, dal Festival di Sanremo alla commedia musicale. Colpisce nel titolo l’uso del possessivo. Come va letto? Con un’ombra di nostalgia come se Molinari non si riconoscesse pi in questa Rai? No, decisamente no.

La sua Rai quella che parte da Scala reale con Adriana Serra, a Senza rete, dal Festival della canzone italiana, dal meraviglioso Un, due tre con Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello, da La via del successo con Walter Chiari, da L’amico del giaguaro con Gino Bramieri, Marisa Del Frate, Raffaele Pisu, dall’omaggio a Gilberto Govi, genovese come lui e arriva ad Atelier con Elsa Martinelli e Paola Pitagora (1986). Nel mezzo c’ la Canzonissima con Dario Fo e Franca Rame, l’esordio di Paolo Villaggio, un sorprendente numero di soubrettes: Elena Giusti, Monica Vitti, Delia Scala, Wanda Osiris, Sandra Mondaini, Marisa Del Frate, Loretta Goggi…Con il suo alto artigianato — che significa saper fare bene le cose, impegnarsi con coscienza professionale, dimostrare sempre uno spiccato senso del gusto —, Molinari ha vissuto l’intera evoluzione della regia televisiva, dalle fasi pionieristiche alle sperimentazioni seriali. E la sua qualit la si apprezza maggiormente oggi in un frangente storico in cui la regia televisiva praticamente sparita, soffocata dalle rigide regole dei format e dalla sciatteria formale che attraversa quasi tutte le trasmissioni. Ogni pagina del libro gronda di ricordi.

14 dicembre 2022 (modifica il 14 dicembre 2022 | 19:18)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-12-14 18:54:00,

di Aldo Grasso

Il racconto di Vito Molinari che ha vissuto l’intera evoluzione della regia televisiva, dalle fasi pionieristiche alle sperimentazioni seriali

A chi ama la storia della televisione italiana mi permetto di consigliare un libro da poco uscito per le edizioni Gammar: La mia Rai di Vito Molinari. Tanto per invogliare alla lettura, Molinari il regista che ha diretto la trasmissione inaugurale della televisione italiana, il 3 gennaio del 1954 e che, nel corso degli anni, ha partecipato a oltre duemila produzioni dimostrando la singolare capacit di sapersi cimentarsi in tutti i generi, passando dal variet al teatro di prosa, dal Festival di Sanremo alla commedia musicale. Colpisce nel titolo l’uso del possessivo. Come va letto? Con un’ombra di nostalgia come se Molinari non si riconoscesse pi in questa Rai? No, decisamente no.

La sua Rai quella che parte da Scala reale con Adriana Serra, a Senza rete, dal Festival della canzone italiana, dal meraviglioso Un, due tre con Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello, da La via del successo con Walter Chiari, da L’amico del giaguaro con Gino Bramieri, Marisa Del Frate, Raffaele Pisu, dall’omaggio a Gilberto Govi, genovese come lui e arriva ad Atelier con Elsa Martinelli e Paola Pitagora (1986). Nel mezzo c’ la Canzonissima con Dario Fo e Franca Rame, l’esordio di Paolo Villaggio, un sorprendente numero di soubrettes: Elena Giusti, Monica Vitti, Delia Scala, Wanda Osiris, Sandra Mondaini, Marisa Del Frate, Loretta Goggi…Con il suo alto artigianato — che significa saper fare bene le cose, impegnarsi con coscienza professionale, dimostrare sempre uno spiccato senso del gusto —, Molinari ha vissuto l’intera evoluzione della regia televisiva, dalle fasi pionieristiche alle sperimentazioni seriali. E la sua qualit la si apprezza maggiormente oggi in un frangente storico in cui la regia televisiva praticamente sparita, soffocata dalle rigide regole dei format e dalla sciatteria formale che attraversa quasi tutte le trasmissioni. Ogni pagina del libro gronda di ricordi.

14 dicembre 2022 (modifica il 14 dicembre 2022 | 19:18)

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