Passi avanti per il ddl autonomia differenziata: le Regioni hanno dato l’ok al disegno di legge Calderoli, portando di fatto la riforma a breve in Consiglio dei Ministri.
“C’è il via libera della Conferenza Unificata al disegno di legge di attuazione dell’autonomia differenziata, un ulteriore passo avanti positivo nel percorso della riforma. Contiamo ora di presentare il testo al prossimo Consiglio dei ministri, per la definitiva approvazione”.
Rende noto, infatti, il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, dopo la riunione di oggi della Conferenza che ha dato l’ok al testo di riforma.
Si segnala però il voto contrario di quattro regioni: Emilia-Romagna, Toscana, Campania e Puglia.
Ricordiamo che il testo è stato già approvato in CdM e che adesso, dopo il parere della Conferenza delle Regioni, tornerà in Consiglio dei Ministri.
Dopo l’approvazione del governo, il testo andrà al Parlamento per l’approvazione consueta. Nel frattempo, verrà istituita una Cabina di regia per stabilire i Livelli Essenziali di Prestazione entro la fine del 2023.
Una volta definiti i Lep, il Consiglio dei ministri emetterà un Dpcm che dovrà passare attraverso la Conferenza unificata e il Parlamento prima di essere valutato dai ministeri competenti e negoziato con le Regioni.
L’intesa definitiva sarà siglata da Palazzo Chigi e poi approvata dalla singola Regione prima dell’approvazione definitiva da parte del Consiglio dei Ministri.
I commenti
“Dopo aver già accolto le richieste delle regioni nel precedente tavolo – ha aggiunto Calderoli – anche le proposte emendative di Anci e Upi sono state ricevute e verranno portate in pre-Consiglio per una valutazione del loro inserimento nel ddl definitivo. Ulteriori proposte potranno essere presentate come proposte emendative, durante l’esame del Parlamento – sottolinea il ministro – Per il resto anche nelle sedute odierne i lavori si sono svolti sempre con pragmatismo e volontà di cooperare. I quattro principi di rapidità, semplicità, efficienza ed efficacia prefissati fin dalla prima riunione continuano ad essere rispettati da tutti. Un elemento incoraggiante e che soprattutto garantisce alle Conferenze di proseguire nei lavori”, conclude il ministro.
Soddisfatti i Governatori di centro-destra sostenitori della riforma: “Oggi finalmente è partito il percorso sull’Autonomia che ci porterà alla possibilità di migliorare il funzionamento del nostro Stato, a valorizzare le tante diversità che esistono nel nostro Paese e a rendere risposte più efficienti ai bisogni dei territori e dei cittadini. Sono dispiaciuto che ci sia stata una contrapposizione con le Regioni del centrosinistra che, con motivazioni risibili, hanno preferito votare contro”. Così Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia.
“Il parere favorevole a larghissima maggioranza al disegno di legge di attuazione dell’autonomia costituisce un momento importante. Prende sempre più forma il progetto per dare compimento al dettato costituzionale“, commenta invece il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia.
Decisamente contrariati i Governatori delle 4 Regioni che hanno votato contro.
“Come annunciato, oggi, in Conferenza delle Regioni, l’Emilia-Romagna ha espresso pare contrario al ddl Calderoli sull’autonomia differenziata. Avevamo chiesto il ritiro del testo per trovare un accordo con tutte le Regioni, le Province e i Comuni, ma si è preferito rompere il fronte istituzionale. Un altro passo falso del Governo”. Lo scrive in un post il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.
“Oggi la Conferenza delle Regioni ha espresso a maggioranza parere favorevole alla bozza Calderoli sull’autonomia differenziata. Le Regioni con governi di centrodestra hanno votato un disegno di legge contro il Sud e contro la Costituzione“. È quanto si legge in una nota della Regione Campania.
“Hanno votato contro la bozza la Campania, l’Emilia Romagna, la Toscana e la Puglia, ribadendo che prima di tutto occorre garantire diritti basilari, universali ed essenziali in modo uniforme a tutti i cittadini italiani. Amareggia – prosegue la nota della regione – che le altre Regioni del Sud, con governo di centrodestra, abbiano fatto prevalere logiche di partito, allineandosi alle posizioni leghiste e nordiste, a danno delle comunità meridionali”.
“La Puglia ha espresso parere contrario al ddl Calderoli e ne ha chiesto il ritiro”, ha invece dichiarato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, al termine della Conferenza delle Regioni. “Si rischia di avere a breve un Paese nel quale un’impresa, una famiglia, un cittadino, muovendosi sul territorio nazionale rischia di avere come interlocutore, per materie importantissime, a volte lo Stato e a volte le Regioni, sia dal punto di vista legislativo, che amministrativo”, conclude.
Il testo di riforma prevede che le Regioni potranno ricevere funzioni di autonomia differenziata per materie riguardanti i diritti civili e sociali solo se vengono stabilite le prestazioni essenziali (LEP) da decreti del Presidente del Consiglio dei ministri. I relativi costi e fabbisogni standard saranno determinati con uno o più decreti, che saranno adottati una volta valutato il contenuto dell’intesa in Conferenza unificata e il parere delle Camere o, comunque, una volta decorso il termine di quarantacinque giorni per l’espressione del parere di queste ultime, previa deliberazione del Consiglio dei ministri.
L’ultima bozza
“L’autonomia differenziata può rappresentare una svolta rispetto ai vincoli che attualmente impediscono il pieno soddisfacimento dei diritti a livello territoriale e la valorizzazione delle potenzialità proprie delle autonomie territoriali”, si legge nella Relazione che accompagna il provvedimento.
“Con l’autonomia differenziata non si vuole dividere il Paese, né favorire regioni che già viaggiano a velocità diversa rispetto alle aree più deboli dell’Italia. L’auspicio è che tutti aumentino la velocità: sia le aree del Paese che con l’autonomia possono accelerare sia quelle che finalmente possono crescere”.
“A tal fine, il fondo di perequazione previsto dall’articolo 119, terzo comma, della Costituzione, dovrà essere utilizzato anche dalle regioni che non fanno richiesta dell’autonomia differenziata. In questo modo cresce l’Italia”.
“Il presente disegno di legge, all’esito di un lavoro istruttorio con il coinvolgimento preventivo della Conferenza delle Regioni, è assoggettabile al parere della Conferenza unificata e ha come filo conduttore l’esigenza di condividere con il Parlamento le decisioni più importanti per rendere effettivo il regionalismo asimmetrico”.
“Tale esigenza – si legge ancora – si manifesta già nella stessa scelta di affidare a una legge ordinaria del Parlamento il compito di attuare in via generale le disposizioni costituzionali sull’autonomia differenziata. In tal modo, le iniziative che ciascuna Regione interessata vorrà di volta in volta sottoporre al Governo e al Parlamento saranno accompagnate dagli adempimenti che il legislatore avrà ritenuto necessari. Sempre sul ruolo del Parlamento, a fronte del testo costituzionale che si limita a fare riferimento alla sola legge di approvazione di una intesa già conclusa, l’idea di fondo è quella di valorizzare il coinvolgimento delle Camere fin dalla fase preliminare degli schemi di intesa i quali saranno esaminati da parte dei competenti organi parlamentari, che potranno esprimersi con atti indirizzo entro sessanta giorni, secondo i regolamenti di ciascuna Camera”.
“Il sistema, perciò – rimarca la Relazione -, è delineato in modo tale che, quando il testo del disegno di legge di approvazione dell’intesa arriverà alle Camere, queste avranno già avuto modo di operare un esame attento e adeguato, pronunciandosi sullo schema di intesa preliminare, consentendo al Governo e alle Regioni, che sottoscrivono l’intesa, di conoscere anticipatamente le indicazioni del Parlamento, di cui viene riconosciuto il ruolo sostanziale”.
“Per quanto riguarda la determinazione dei Lep nelle materie che possono essere oggetto di autonomia differenziata, la legge di bilancio per l’anno 2023 (legge 29 dicembre 2022, n. 197, articolo 1, commi da 791 a 801) ha istituito una Cabina di regia, composta da tutti i ministri competenti. Questa dovrà provvedere a una ricognizione del quadro normativo in relazione a ciascuna funzione amministrativa statale e delle Regioni ordinarie, con successiva individuazione delle materie o ambiti di materie riferibili ai livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale”.
“La ricognizione dovrà estendersi alla spesa storica a carattere permanente dell’ultimo triennio, sostenuta dallo Stato sul territorio di ogni Regione, per ciascuna propria funzione amministrativa, con susseguente determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni e dei costi e fabbisogni standard nelle materie di cui alla citata disposizione costituzionale, sulla base delle ipotesi tecniche formulate dalla Commissione tecnica per i fabbisogni standard. Al termine di tale iter, entro un anno, la Cabina di regia predisporrà uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri recanti, anche distintamente tra le 23 materie, la determinazione dei Lep e dei relativi costi e fabbisogni standard”, si legge ancora nella bozza.
La scuola
La proposta di legge, per quanto riguarda l’istruzione, non prevede che una Regione potrà modificare il programma didattico o svolgere attività di insegnamento, che rimane riservata allo Stato.
Ciò su cui l’autonomia potrà incidere è l’organizzazione. L’obiettivo a cui mirano le Regioni è iniziare un anno scolastico con i docenti assegnati alle classi fin dal primo giorno. Non è in discussione l’autonomia delle scuole nel fissare i programmi, né i concorsi per le assunzioni.
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