Torna all’attenzione il tema della regionalizzazione della scuola. Ma al momento si tratta solo di alcune ipotesi perché il settore istruzione non è facile da coinvolgere al progetto di autonomia differenziata. Anche dal punto di vista politico interno alla maggioranza.
“Intendiamo dare seguito al processo virtuoso di autonomia differenziata già avviato da diverse regioni italiane secondo il dettato costituzionale e in attuazione dei principi di sussidiarietà e solidarietà, in un quadro di coesione nazionale“, ha detto il premier Giorgia Meloni alle Camere in occasione della presentazione del discorso programmatico.
E senza dubbio, il progetto di regionalizzare alcune materie sarà al centro dell’agenda di Governo. Un progetto che vede la Lega principale forza di propulsione. Ma al momento non si è approfondito nulla sul tema, specialmente se riguarderà anche la scuola oppure no.
Anche perchè in linea di massima non tutti gli esponenti della maggioranza vedrebbero l’autonomia differenziata come una strada valida per l’istruzione.
Proprio un anno fa, Carmela Ella Bucalo, che di Fratelli d’Italia è responsabile del Dipartimento Scuola, oggi eletta senatrice, si diceva contraria: “le scuole italiane sarebbero gestite in modo autonomo dalla Regione di competenza e attraverso concorsi non più nazionali ma territoriali verrebbero ‘reclutati’ i docenti, con trattamento economico diversificato regione per regione. Diversa anche l’offerta formativa agli studenti“.
“Di fatto, dunque, si creerebbe un ulteriore divario nord-sud in un settore, l’istruzione, che deve essere unico per l’intera Nazione”, aggiungeva la parlamentare.
Bucalo faceva riferimento al fatto che il governo Draghi, aveva previsto, a completamento della manovra di bilancio 2022-2024, di inserire il disegno di legge sull’attuazione dell’autonomia differenziata. Che a distanza di 365 il partito di Giorgia Meloni abbia cambiato idea sul tema regionalizzazione della scuola?
In verità era stata Bianca Laura Granato a fare luce sulla questione: “abbiamo appreso in commissione questioni regionali che la Ministra Gelmini non partirà dalla Legge Boccia per la definizione della nuova legge quadro, ma ne farà una ex novo che lascerà fuori solo le competenze in materia di fiscalità dalla possibilità di transitare alle regioni per effetto dell’art. 116 terzo comma“.
“Questo significa – scriveva Granato – che la scuola rischia di nuovo di finire nel calderone delle materie da attribuire a esclusiva competenza regionale“.
L’allora Ministra agli Affari Regionali Gelmini aveva informato dell’istituzione di una apposita Commissione di studio, presieduta dal Prof. Beniamino Caravita, con il compito, tra gli altri, di esprimersi sulla c.d. “legge quadro”, allo scopo di fornire garanzie di trasparenza e omogeneità delle procedure, anche al fine di sciogliere le questioni giuridiche e politiche irrisolte.
Il dossier della Camera
Lo scorso settembre un dossier della Camera aveva ripreso la questione facendo il punto della situazione.
L’articolo 116, terzo comma della Costituzione – si legge sul documento della Camera – prevede la possibilità di attribuire forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni a statuto ordinario (c.d. “regionalismo differenziato” o “regionalismo asimmetrico”, in quanto consente ad alcune Regioni di dotarsi di poteri diversi dalle altre), ferme restando le particolari forme di cui godono le Regioni a statuto speciale (art. 116, primo comma).
L’ambito delle materie nelle quali possono essere riconosciute tali forme ulteriori di autonomia concernono: tutte le materie che l’articolo 117, terzo comma, attribuisce alla competenza legislativa concorrente;
un ulteriore limitato numero di materie riservate dallo stesso articolo 117 (secondo comma) alla competenza legislativa esclusiva dello Stato: organizzazione della giustizia di pace; norme generali sull’istruzione; tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.
Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna: gli accordi preliminari
Bisogna però partire dall’inizio e tornare al 2017, quando il tema dell’autonomia regionalizzata ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, è sorto a seguito delle iniziative intraprese da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.
Dopo aver sottoscritto tre accordi preliminari con il Governo a febbraio 2018, su richiesta delle tre regioni, il negoziato è proseguito ampliando il quadro delle materie da trasferire rispetto a quello originariamente previsto. Nel frattempo altre regioni hanno intrapreso il percorso per la richiesta di condizioni particolari di autonomia, che hanno dovuto però interrompere le iniziative a causa del covid.
Regionalizzazione scuola, cosa potrebbe cambiare?
L’idea della regionalizzazione dell’istruzione prevede che alcune regioni potrebbero stabilire in autonomia la propria offerta formativa e il trattamento economico degli insegnanti, attraverso concorsi regionali.
Dunque, nella pratica diventerebbero regionali l’organizzazione didattica, il sistema delle graduatorie e degli stipendi dei docenti. Ma anche l’offerta formativa e l’assegnazione di contributi alle scuole paritarie.
, 2022-11-03 10:24:00, Torna all’attenzione il tema della regionalizzazione della scuola. Ma al momento si tratta solo di alcune ipotesi perché il settore istruzione non è facile da coinvolgere al progetto di autonomia differenziata. Anche dal punto di vista politico interno alla maggioranza.
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