La resistenza a oltranza di Bakhmut: Niente resa, da qui non ce ne andiamo

La resistenza a oltranza di Bakhmut: Niente resa, da qui non ce ne andiamo

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di Lorenzo Cremonesi

Il capo della Wagner accusa il Cremlino di tradimento: Le armi promesse non arrivano, cos perdiamo

DAL NOSTRO INVIATO
CHASIV YAR – E se Bakhmut diventasse la Waterloo russa? Pochi giorni pareva quasi impensabile. Tra gioved e venerd scorsi questa, che ormai diventata la battaglia pi lunga e sanguinosa di tutta la guerra, sembrava praticamente vinta dai russi grazie soprattutto agli sforzi concentrati dei mercenari della Wagner per volont del suo padrone-comandante, l’oligarca Yevgeny Prigozhin, che una volta era noto come il cuoco di Putin e ora, sbandierando i suoi meriti militari, aspira ad un posto al sole tra i vertici del Cremlino.

Eppure, sono almeno due giorni che la situazione tornata a cambiare in favore degli ucraini. Bakhmut contava oltre 70.000 abitanti prima della guerra, ne restano meno di 5.000, il suo significato strategico irrisorio, ma dallo scorso autunno diventata simbolo del braccio di ferro per il Donbass. Nuclei ben addestrati di corpi speciali accompagnati da unit di blindati sono stati convogliati per ordine diretto del capo di stato maggiore, generale Valery Zaluzhny, a riaprire le vie di comunicazione con i circa 3.000 soldati trincerati nella citt assediata: i rifornimenti di munizioni, carburante e cibo hanno ripreso a scorrere dalle retrovie e con loro anche le speranze di potere vincere.

Se vero il vecchio detto per cui la miglior difesa l’attacco, allora gli ucraini ne stanno facendo tesoro. Noi stessi ieri mattina abbiamo incontrato alcune unit della fanteria acquartierate con i loro blindati trasporto truppa Mtlb dell’era sovietica alla periferia di Chasiv Yar, meno di una decina di chilometri a ovest di Bakhmut. Abbiamo l’ordine di avanzare, non c’ nessuna ritirata in vista, dicono il trentenne Denis e Gennady, di 25, considerati veterani dai compagni perch arruolati un anno fa. Viene cos a scemare l’ipotesi dei giorni scorsi per cui i rinforzi potessero servire per garantire l’uscita in buon ordine da Bakhmut. Lo stesso presidente Zelensky ieri, dopo un incontro con Zaluzhny, ha ribadito che la resistenza continua.

Il segnale pi convincente che le sorti della battaglia stiano cambiando arriva da Prigozhin, tornato ad accusare l’alto comando russo di tradire la Wagner negando gli invii di munizioni promessi. Il ritiro della Wagner da Bakhmut potrebbe causare il collasso russo su tutto il fronte, paventa, rivelando cos le tensioni ai vertici della macchina militare di Mosca, dove i generali dell’esercito regolare guardano con malcelato fastidio, se non aperta ostilit, alle ambizioni di questo parvenu che si fa pubblicit, strumentalizza i suoi miliziani e il legame personale con Putin. I suoi sbalzi d’umore sono da cardiopalma: quattro giorni fa sfidava pubblicamente Zelensky a ritirare le sue truppe per evitare che fossero schiacciate nella tenaglia della Wagner e adesso parla apertamente di una possibile sconfitta russa, come se volesse sfilarsi e addossare ogni responsabilit allo stato maggiore. In serata ha poi rivelato che il suo braccio destro inviato a Mosca per ottenere rinforzi non stato neppure ricevuto.

Ma sul terreno la situazione appare complicata dagli intensi duelli tra i due eserciti a colpi d’artiglieria, mortai e missili di ogni tipo. Parecchi civili stanno evacuando Chasiv Yar e i villaggi vicini, le strade a ovest di Bakhmut sono intasate di uomini e mezzi ucraini in attesa di venire dispiegati sulla linea del fronte. Le sirene dell’antiaerea in tutti i centri urbani del Donbass suonano in continuazione. Un video diffuso sulla rete in cui viene mitragliato a sangue freddo un soldato che invece di arrendersi grida gloria all’Ucraina diventato l’ennesima prova della crudelt degli orchi russi.

6 marzo 2023 (modifica il 6 marzo 2023 | 23:14)

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