Sono 1,750 milioni i minori che vivono in povertà assoluta, secondo le stime dell’Istat sul 2021. La Fondazione L’Albero della Vita E.T.S., con la supervisione scientifica dell’Università degli Studi di Palermo, ha realizzato la seconda edizione della ricerca sulla condizione di povertà dalle famiglie italiane. Si tratta di è un’analisi annuale per avere una fotografia qualitativa della povertà in Italia e soprattutto per capire cioè come cambiano bisogni e criticità delle persone in stato di bisogno. Il Progetto “Varcare la soglia” è un Programma Nazionale che dal 2014 sta contrastando la povertà in Italiain modo concreto e differente, in città quali Milano, Genova, Catanzaro, Napoli, Perugia e Palermo.
Dall’analisi emerge subito che la condizione di povertà materiale è più severa dell’anno precedente, per quello che riguarda l’alimentazione: il 68% del campione non riesce sempre a garantire tre pasti al giorno in famiglia; il 50% non riesce o non riesce sempre a garantire almeno un pasto al girono a base di carne, pesce o equivalenti vegetali mentre il 58% non riesce a mangiare frutta e verdura fresche ogni giorno.
I dati, raccolti nel periodo compreso fra agosto e settembre 2022 su un campione di 454 beneficiari del progetto “Varcare la soglia” (dei quali 227 adulti e 227 minori), evidenziano la difficoltà nel far fronte alle spese per le bollette delle utenze e per il materiale scolastico, che si sommano alle difficoltà emotive come la gestione dell’ansia e l’incertezza per il futuro. Inoltre, più giovani non frequentano attività culturali, artistiche, ludico-ricreative, non vanno al cinema, a teatro, nei musei, non fanno sport e non ascoltano musica.
Povertà educativa e frequenza scolastica
Si rileva che il livello di istruzione è complessivamente basso: nel 63% dei casi totali il titolo più alto è la scuola media inferiore, che generalmente corrisponde al titolo di studio del padre. Per quanto riguarda l’occupazione, solo nel 12% totale dei casi sono assunti entrambi i genitori. Nelle città del Sud è più alta la percentuale di genitori che non lavorano (83% al Sud e 45% al nord per le madri, e rispettivamente 44% e 16% per i padri).
Nella fascia da 0 a 2 anni la maggior parte dei bambini (il 53%) non è iscritto al nido. Per quanto riguarda la scuola primaria, il 4% dei bambini non vanno a scuola, percentuale che sale al 14% per la scuola secondaria di primo grado. Ben il 41% di minori non vanno alla Scuola secondaria di secondo grado. Tra le famiglie emerge in generale un senso di sfiducia nei confronti dell’istituzione scolastica abbinata ad un senso di inadeguatezza legato alla scarsità di materiale scolastico e di abbigliamento adeguato.
La scuola è percepita principalmente come un luogo dove scoprire i propri interessi, capire il mondo, e progettare il futuro: i bambini/e intervistati/ e hanno attribuito valori tra l’82% e l’84% a questi item.
Il tempo libero
I dati rilevati sono stati confrontati con la situazione pre-Covid e evidenziano un generale peggioramento relativamente alle attività svolte nel tempo libero. Il 21% dei bambini/e intervistati/e dichiara di fare passeggiate rispetto al 41% pre-Covid e anche il giocare con parenti e amici ha subito una variazione pari al -9%; più allarmante il dato rispetto allo sport passato al 21%, peggiorato del -8%.
Meno bambini/e dichiarano di guardare la tv il 59% rispetto
al 66% del periodo pre-Covid -7%; stabile coloro che dichiarano di giocare ai videogiochi, e leggermente in aumento coloro che dichiarano di passare il tempo libero sui social.
Il 17% dei bambini/e intervistati/e dichiara di leggere, dato stabile rispetto al periodo pre-Covid, ed il 28% dichiara di disegnare, dato anche questo stabile. Il 46% non è andato neanche 1 volta al cinema nell’ultimo anno e un altro 36% una sola volta; il 77% non ha visitato una mostra e il 94% non ha assistito ad un concerto. Ma soprattutto il 60% non ha letto neanche un libro e solo il 24% almeno 2.
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