Ricetta, è sempre una soluzione (con ingredienti, tempi e dosi)

Ricetta, è sempre una soluzione (con ingredienti, tempi e dosi)

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La ricetta è sempre una soluzione. Ed è talmente importante per aiutarci negli ambiti più diversi da essersi conquistata uno spazio amichevole nel nostro linguaggio, è una delle parole fondamentali e più conosciute, indipendentemente dal livello culturale di chi la pronuncia. E soprattutto non merita di essere confinata in un solo significato specifico.

L’origine di una prescrizione. Ricetta deriva dal latino recepta, femminile di receptus, participio passato di recipere un verbo che significa prendere. È bene soffermarsi sull’imperativo latino di questo verbo: recipe, «prendi». Perché nelle prime ricette mediche compariva per esteso o nella forma abbreviata r. o rec. per introdurre la prescrizione di un rimedio e l’intimazione di come assumerlo. R. due cucchiai di sciroppo (è l’esempio fornito dalla Treccani). La nostra ricetta deriva dall’espressione recepta(m) formula(m), in cui questa seconda parte è progressivamente scomparsa ed è attestata nella lingua italiana fin dal 1320 (De Mauro).

La ricchezza degli ingredienti. L’utilizzo di questa parola in cucina per indicare come preparare gli alimenti è successivo, per interpretazione comune degli studiosi della lingua, ma non per questo meno antico. In realtà tutte le volte che ci siamo trovati di fronte ad un elenco di ingredienti, alla necessità di dosarli sapientemente, indicando le procedure per farli incontrare e i tempi, se necessario, per la loro cottura, abbiamo incontrato una ricetta.

Una sbrigatività antica. Certo, i primi ad aver preso appunti su come cucinare gli alimenti non avevano la precisione cui siamo abituati oggi. Di fronte alle ricette del Liber de Coquina un antico trattato di cucina medievale scritto in latino da un cortigiano di re Carlo II d’Angiò facciamo fatica a riconoscere tutti gli ingredienti. Spesso nei testi più antichi troviamo delle misure indicate a occhio, in bicchieri o cucchiai. D’altronde ancora oggi è facile trovare l’indicazione sbrigativa «un pizzico di sale» se non l’abbreviazione puntata q.b. per indicare che di quella sostanza bisogna utilizzarne «quanto basta».

La forza e la bellezza dell’italiano. Era figlio di un droghiere di Forlimpopoli, il paese dove era nato il 4 agosto 1820 e la sua massima aspirazione era quella di fare il critico letterario. Ma quando Pellegrino Artusi scrisse una Vita di Ugo Foscolo, nel 1878, e Osservazioni in appendice a trenta lettere di Giuseppe Giusti, nel 1880, non se ne accorse nessuno. Avrebbe dovuto aspettare il 1891 e la pubblicazione del suo libro «La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene», per raggiungere un successo straordinario che dura fino ad oggi. Peraltro non amava neppure assaggiare i manicaretti risultanti dalle sue più di mille ricette: infatti nella prefazione del suo libro scriveva: «Non vorrei che per essermi occupato di culinaria mi gabellaste per un ghiottone e per un gran pappatore!». La verità è che per la diffusione dell’italiano le ricette di Pellegrino Artusi hanno avuto un ruolo non inferiore a quello di tanta celebrata letteratura.

La chiarezza dei cugini. Abbiamo visto come nella nostra lingua il doppio significato di ricetta medica e ricetta culinaria non crei particolari problemi, è il contesto a togliere ogni incertezza o dubbio al significato. Ma non in tutte le lingue è così: l’inglese prende direttamente dal latino recipe per indicare le ricette di cucina, ma usa prescription quando deve intendere ricetta medica. Analogo il percorso del francese che usa recette in cucina e prescription o ordonnance in farmacia. E per completare lo sguardo alle famiglie più vicine a noi, anche lo spagnolo utilizza receta e prescripciòn.

Piccola digressione sociale. Le ricette mediche sono di diversi tipi. Quelle che ci interessano per ora sono solo due, quelle che ci capita più spesso di vedere: quella rossa emessa da un medico di famiglia o comunque da un medico del Servizio sanitario nazionale e che permette a noi assistiti di ottenere i farmaci pagando solo un ticket, contributo minimo introdotto nel 1982. E le ricette bianche che riportano farmaci che dobbiamo pagare per intero. Vale la pena sottolineare che il nostro Servizio sanitario nazionale ci permette di ottenere la stragrande maggioranza dei farmaci di cui abbiamo bisogno, ad un costo simbolico. Senza contare che le persone con meno possibilità economiche possono ottenere l’esenzione anche dal pagamento del ticket. È uno dei servizi più importanti che il nostro Stato ci fornisce, non in tutti paesi avviene, ed è giusto esserne orgogliosi e non darlo mai per scontato.

Il panorama figurato. Siamo partiti ad esaminare questa ricchissima parola sostenendo che ricetta descrive una soluzione. Non è detto che funzioni sempre, ma comunque individua una strada, elenca i componenti ritenuti necessari e come combinarli tra di loro. Con questo metodo i medici cercano di guarire i nostri malanni, chi cucina cerca di preparare gli alimenti più appetitosi. Era impossibile che una parola così non guadagnasse un significato figurato altrettanto potente. Così noi usiamo ricetta per descrivere ogni espediente, rimedio, accorgimento che ci permetta di superare una difficoltà. E lo facciamo con la tisana che era la perfetta ricetta della nonna per vincere un raffreddore, con la cena insieme agli amici come ricetta per superare un momento di tristezza, fino ad arrivare al programma politico presentato come ricetta per superare la crisi del partito. Insomma, la ricetta non ha limiti e spesso per noi è fondamentale. Basta conoscerla.

2 novembre 2022 (modifica il 2 novembre 2022 | 08:25)

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, 2022-11-04 11:07:00, Nasce in ambito medico per definire la prescrizione di un farmaco, presto conquista la cucina e vale come soluzione figurata , Paolo Fallai

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