«Riciclare? L’Italia è leader. Ma si può migliorare, serve più senso civico»

«Riciclare? L’Italia è leader. Ma si può migliorare, serve più senso civico»

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Cominciamo con sfatare un «mito». L’Italia, in alcuni settori della raccolta differenziata, fa perfino meglio della Germania, che è stata tra le primissime nazioni a adottarla. E nel nostro Paese esiste il primo consorzio al mondo che si occupa della raccolta, del trasporto e riciclo degli imballaggi biodegradabili e compostabili: le confezioni degli scarti organici di cui, solo nell’Ue, ne vengono generate oltre 110 milioni di tonnellate. Siamo a buon punto? Assolutamente sì, ma non bisogna mai abbassare la guardia. Di questo, ma anche della transizione energetica – fra luci e ombre -, si è parlato in apertura della terza giornata di Civil Week, nel panel «Tocca a me riciclare».

Ospiti Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco, Nando Pagnoncelli, sondaggista e accademico e Marco Versari, presidente del consorzio Biorepack. Un dibattito che si è aperto con l’intervento di Laura Formenti, comica, attrice, performer e content creator, perché di temi seri come l’economia circolare, si può parlare anche in modo divertente. E veniamo alle buone notizie: l’Italia è prima nella raccolta differenziata e nel riciclo di carta e cartone (davanti, quindi, anche alla Germania).

«Il 73 per cento degli imballaggi viene recuperato e riciclato. In generale, ormai il sistema della raccolta differenziata piccolo gesto quotidiano che fa ogni nostro cittadino è ormai diventato un’abitudine che è un indicatore importante di civismo. Si può migliorare? Sì, solo per la carta stimiamo che ancora un 1 milione e mezzo di tonnellate non vengono intercettate con la raccolta differenziata, però siamo ben posizionati» ha spiegato Montalbetti, sottolineando l’importante ruolo dei consorzi, anche dal punto di vista industriale: «In Italia non produciamo la cellulosa e quindi il riciclo è fondamentale per l’economia industriale del settore cartario. Attraverso la differenziata, abbiamo fatto sì che il nostro Paese, che nel 2005 importava un milione e 200 mila tonnellate di carta da macero, oggi sia diventato un esportatore».

Nel 1997, anno d’entrata in vigore del Decreto Ronchi e della conseguente introduzione della raccolta differenziata, rispondendo ai sondaggi, la maggior parte degli intervistati, in Italia, diceva che separare i rifiuti «è inutile, perché poi nella piattaforma li buttano dentro tutti insieme». Una percezione e una consapevolezza dell’importanza di questi comportamenti virtuosi, che oggi è completamente cambiata, come ha detto Nando Pagnoncelli, riportando i dati della ricerca sul senso civico italiano portata avanti con Comieco. «Oggi il tema della sostenibilità è socialmente desiderabile, non è più fenomeno di nicchia: nel 2011 solo il 7 per cento degli italiani aveva un’idea precisa di cosa sia, oggi siamo al 39 per cento. Inoltre emerge il senso di responsabilità dei cittadini per i grandi temi ambientali. Dal 2005 a poggi la percentuale di coloro che dicono di realizzare sempre o spesso la raccolta differenziata per il vetro è al 92 per cento, carta e plastica raggiungono valori elevatissimi».

Promossi, quindi, «ma non bisogna mai abbassare la guardia sull’educazione e premiare i comportamenti virtuosi». Tra questi, ad esempio, anche il pulire bene anche gli imballaggi, le confezioni degli alimenti, soprattutto adesso che molte di queste sono biodegradabili e compostabili. E che sono l’oggetto del lavoro del consorzio Biorepack, come ha raccontato Marco Versari: «Biorepack esiste perché in Europa vengono generati 10 milioni di tonnellate di scarti organici, tra cui scarti verdi, ma anche tantissimi scarti di cucina. E’ uno spreco umanamente inaccettabile, che potrebbe essere riutilizzato. Ma, inoltre, poi non lo raccogliamo correttamente andiamo a bruciare dell’acqua e a sprecare materia prima che invece può servire a fare fertilizzanti. Le plastiche biodegradabili esistono perché, in quanto biodegradabili, proprio come i rifiuti organici, servono a fare un’ottima raccolta differenziata della frazione organica. Ma occorre che la raccolta sia pulita».

Riciclo e transizione energetica. Che non è tutta rose e fori. «È un processo dove ci saranno vincitori e vinti quindi il tema è una vera sfida per il senso civico. C’è il rischio di sottovalutare che il processo di transazione energetica vedrà alcuni ceti sociali e produttivi svantaggiati» ha detto Nando Pagnoncelli facendo l’esempio dello stabilimento Bosch di Bari, che produce componentistica per veicoli Disse e che ha annunciato 700 licenziamenti. «Occorre prevedere sostegni per quei ceti sociali e produttivi che saranno svantaggiati, concentrando i processi di formazione e trasformazione produttiva e gli aiuti economici su di loro. Non dimentichiamo che anche la protesa dei gilet gialli, era nata a seguito di un provvedimento in ambito ambientale. Dobbiamo quindi essere consapevoli che questo processo di transizione energetica che va accompagnato, indipendentemente dall’impopolarità che potrebbe generare».

7 maggio 2022 (modifica il 7 maggio 2022 | 12:17)

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, 2022-05-07 12:03:00, Carlo Montalbetti, Nando Pagnoncelli e Marco Versari hanno posto l’accento sulla necessità virtuosa dell’economia circolare e il senso di responsabilità dei cittadini. La comicità di Laura Formenti, Giovanna Maria Fagnani

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