DOMENICA 3 APRILE 2022
risponde Aldo Cazzullo
Caro Aldo,
ho incontrato anni fa Franco Venturini alla presentazione di un libro-intervista a consorti di diplomatici italiani che avevano vissuto sul posto le primavere arabe e gli altri sconvolgimenti del vicino Medio Oriente. In quell’occasione ho avuto modo di apprezzare il suo garbo, la sua cultura, il suo stile pacato e chiaro.
Anna Sanfelice Visconti
Un signore, un maestro, un testimone di tanti momenti storici. Ci mancherà.
Michele Chieri
Mi dispiace. Ho letto suoi articoli fino a non molto tempo fa. Analista serio e lucido.
Mario Raschi
Cari lettori,
Franco Venturini era stato corrispondente dall’estero negli Anni 80, aveva raccontato il crollo del Muro e aveva intervistato Bush ed Eltsin (exploit bissato da Paolo Valentino, che ha intervistato Obama e Putin). Erano i tempi in cui i corrispondenti italiani avevano accesso al presidente degli Stati Uniti e al presidente russo: i giornali contavano di più, gli elettori non avevano ancora l’illusione di parlare direttamente con il leader (in realtà con il suo social media manager) su Instagram. Ed era un’epoca in cui, come disse Enzo Bettiza, un giornalista veniva valutato da come reggeva una sede di corrispondenza, in particolare extraeuropea (ora, aggiungeva Bettiza, «dovrei mettere su YouTube un video mentre ballo»). Venturini era oggettivamente il giornalista italiano più esperto di geopolitica e diplomazia, ma non ricordo di averlo mai visto in un talkshow, almeno in tempi recenti. Non lo invitavano all’evidenza perché non erano interessati ad analisti seri e competenti, ma a maschere, preferibilmente da introdurre con musiche circensi, capaci di sparare stupidaggini — purché grosse — su argomenti di cui sapevano il meno possibile. Non credo che Franco soffrisse per questo. Era un uomo gentile di animo e di tratto. Alto, magro, elegante, ironico: davvero un signore d’altri tempi, come l’ha raccontato Paolo Fallai. La comunità del Corriere, dai giornalisti ai lettori, ricorderà sempre la sua lezione e la sua pulizia morale.
LE ALTRE LETTERE DI OGGI
Storia
«All’Expo di Dubai messaggi di pace anche dei russi»
Il 31 marzo si è conclusa l’Esposizione Universale di Dubai 2020, la prima tenutasi in un Paese arabo dell’area che include Medio Oriente, Nord Africa, Asia meridionale. Dedicata a tre temi chiave del nostro presente e futuro — Opportunità, Mobilità e Sostenibilità —, l’Expo ha ospitato 191 padiglioni in cui ogni Paese partecipante ha presentato idee e progetti innovativi e sostenibili. Nessuno avrebbe immaginato, tuttavia, che, nella sua ultima parte, l’evento potesse svolgersi durante l’invasione di uno stato sovrano da parte di una delle più grandi potenze mondiali. Così, una certa inquietudine mi interrogava tra i padiglioni: se l’Expo è pensato per immaginare insieme un mondo migliore, perché c’è chi ancora vuole distruggerlo, riportarlo indietro nella storia? Ho cercato allora lo spazio allestito dall’Ucraina e proprio lì, nel luogo della sofferenza, ho trovato ciò che rincuora. L’intero padiglione, organizzato intorno al grano ucraino, è tappezzato da biglietti colorati, che esprimono un pensiero, un incoraggiamento, una speranza per l’Ucraina (la foto del giorno). In tutte le lingue del mondo, questi messaggi testimoniano di una solidarietà trasversale e interculturale: «Love and Peace from Japan», «Long Life Ukraine from India», «Stand with Ukraine», «There is still hope, choose peace not war», «Iraq with you», «Slava Ukraïni!». C’è speranza in questa umanità che rifiuta la guerra. Nel pericolo può nascere ciò che salva. Una certezza la leggo nei messaggi dei giovani russi, cinesi, indiani, islamici….sono a dispetto dei potenti contro ogni guerra.
padre Enzo Fortunato, francescano
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RAGAZZI UCRAINI
«Scuole aperte d’estate per accoglierli»
Renzo Ricchi , Firenze;
-
BRUNO PILAT
«Il carabiniere che salvò gli ebrei sia riconosciuto Giusto tra le nazioni»
Aldo Astrologo
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ALIQUOTE IRPEF
«Anche la mia pensione è diminuita»
Michela Guagnetti , Milano;
-
PROFUGHI
«Il difficile iter per fare il test anti Covid»
Ardengo Alebardi
INVIATECI LE VOSTRE LETTERE
Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.
MARTEDI – IL CURRICULUM
Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino
MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO
Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai.
GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA
Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica
VENERDI -L’AMORE
Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita.
SABATO -L’ADDIO
Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno.
DOMENICA – LA STORIA
Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia.
LA FOTO DEL LETTORE
Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.
Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere
, 2022-04-02 21:18:00,
DOMENICA 3 APRILE 2022
risponde Aldo Cazzullo
Caro Aldo,
ho incontrato anni fa Franco Venturini alla presentazione di un libro-intervista a consorti di diplomatici italiani che avevano vissuto sul posto le primavere arabe e gli altri sconvolgimenti del vicino Medio Oriente. In quell’occasione ho avuto modo di apprezzare il suo garbo, la sua cultura, il suo stile pacato e chiaro.
Anna Sanfelice Visconti
Un signore, un maestro, un testimone di tanti momenti storici. Ci mancherà.
Michele Chieri
Mi dispiace. Ho letto suoi articoli fino a non molto tempo fa. Analista serio e lucido.
Mario Raschi
Cari lettori,
Franco Venturini era stato corrispondente dall’estero negli Anni 80, aveva raccontato il crollo del Muro e aveva intervistato Bush ed Eltsin (exploit bissato da Paolo Valentino, che ha intervistato Obama e Putin). Erano i tempi in cui i corrispondenti italiani avevano accesso al presidente degli Stati Uniti e al presidente russo: i giornali contavano di più, gli elettori non avevano ancora l’illusione di parlare direttamente con il leader (in realtà con il suo social media manager) su Instagram. Ed era un’epoca in cui, come disse Enzo Bettiza, un giornalista veniva valutato da come reggeva una sede di corrispondenza, in particolare extraeuropea (ora, aggiungeva Bettiza, «dovrei mettere su YouTube un video mentre ballo»). Venturini era oggettivamente il giornalista italiano più esperto di geopolitica e diplomazia, ma non ricordo di averlo mai visto in un talkshow, almeno in tempi recenti. Non lo invitavano all’evidenza perché non erano interessati ad analisti seri e competenti, ma a maschere, preferibilmente da introdurre con musiche circensi, capaci di sparare stupidaggini — purché grosse — su argomenti di cui sapevano il meno possibile. Non credo che Franco soffrisse per questo. Era un uomo gentile di animo e di tratto. Alto, magro, elegante, ironico: davvero un signore d’altri tempi, come l’ha raccontato Paolo Fallai. La comunità del Corriere, dai giornalisti ai lettori, ricorderà sempre la sua lezione e la sua pulizia morale.
LE ALTRE LETTERE DI OGGI
Storia
«All’Expo di Dubai messaggi di pace anche dei russi»
Il 31 marzo si è conclusa l’Esposizione Universale di Dubai 2020, la prima tenutasi in un Paese arabo dell’area che include Medio Oriente, Nord Africa, Asia meridionale. Dedicata a tre temi chiave del nostro presente e futuro — Opportunità, Mobilità e Sostenibilità —, l’Expo ha ospitato 191 padiglioni in cui ogni Paese partecipante ha presentato idee e progetti innovativi e sostenibili. Nessuno avrebbe immaginato, tuttavia, che, nella sua ultima parte, l’evento potesse svolgersi durante l’invasione di uno stato sovrano da parte di una delle più grandi potenze mondiali. Così, una certa inquietudine mi interrogava tra i padiglioni: se l’Expo è pensato per immaginare insieme un mondo migliore, perché c’è chi ancora vuole distruggerlo, riportarlo indietro nella storia? Ho cercato allora lo spazio allestito dall’Ucraina e proprio lì, nel luogo della sofferenza, ho trovato ciò che rincuora. L’intero padiglione, organizzato intorno al grano ucraino, è tappezzato da biglietti colorati, che esprimono un pensiero, un incoraggiamento, una speranza per l’Ucraina (la foto del giorno). In tutte le lingue del mondo, questi messaggi testimoniano di una solidarietà trasversale e interculturale: «Love and Peace from Japan», «Long Life Ukraine from India», «Stand with Ukraine», «There is still hope, choose peace not war», «Iraq with you», «Slava Ukraïni!». C’è speranza in questa umanità che rifiuta la guerra. Nel pericolo può nascere ciò che salva. Una certezza la leggo nei messaggi dei giovani russi, cinesi, indiani, islamici….sono a dispetto dei potenti contro ogni guerra.
padre Enzo Fortunato, francescano
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RAGAZZI UCRAINI
«Scuole aperte d’estate per accoglierli»
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«Anche la mia pensione è diminuita»
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Ardengo Alebardi
INVIATECI LE VOSTRE LETTERE
Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.
MARTEDI – IL CURRICULUM
Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino
MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO
Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai.
GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA
Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica
VENERDI -L’AMORE
Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita.
SABATO -L’ADDIO
Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno.
DOMENICA – LA STORIA
Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia.
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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.
Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere
, Aldo Cazzullo