Rientro a scuola: le attività della maestra per dare un nome alle emozioni e riorganizzare il proprio sé, anche rispetto agli altri

Rientro a scuola: le attività della maestra per dare un nome alle emozioni e riorganizzare il proprio sé, anche rispetto agli altri

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Tre, due, uno, via. Tra poche settimane circa 7 milioni di alunni torneranno a scuola in presenza. In un momento delicato come questo, quanto è importante, ma soprattutto in che modo possiamo aiutare gli alunni della primaria ad esprimere le proprie emozioni? “In questa fase dobbiamo recuperare la relazione e la capacità di comunicare il proprio sé – afferma la Maestra Matilde Salvioni dell’I.C. Karol Wojtyla di Palestrina e formatrice Tuttoscuola – perciò la prima cosa da fare è ascoltare in modo attivo i nostri bambini e strutturare delle attività in cui possano sentirsi liberi di narrare quello che vogliono, poiché la narrazione decongestiona il cuore, dà un nome alle emozioni e riorganizza il proprio sé, anche rispetto agli altri”. 

Recuperare la relazione dopo questi anni divisi tra presenza e didattica a distanza sembra essere la priorità. “La DAD – prosegue la Maestra – ha obbligato per molto tempo gli alunni a lavorare davanti al computer e lo schermo per alcuni è stata una barriera perché li ha inibiti, per altri, invece, è stata una vera occasione di crescita e un facilitatore emozionale e relazionale. Un’alunna con mutismo selettivo, ad esempio, che non ha mai emesso un suono in classe, neanche un colpo di tosse, dietro lo schermo, durante la Dad, si è sentita libera e per la prima volta l’abbiamo sentita parlare.” Della serie: se i cigni sono bianchi, non è detto che tutti i cigni siano bianchi. Insomma, i fiori, a quanto pare, nascono anche nel deserto ed è un messaggio di grande speranza; ma cosa fare per aiutare gli alunni a superare la frustrazione generata dall’obbligo del rispetto del distanziamento sociale in una fascia d’età in cui il contatto fisico nel gioco è molto importante?

“Esistono tantissime attività – conclude la Maestra – io ho strutturato un percorso didattico che mira a creare un ambiente in cui ciascuno possa sentirsi libero di esprimersi, di condividere o meno le proprie paure e affrontarle con naturalezza. Un percorso emozionale e cognitivo in cui noi docenti, in modo empatico, dobbiamo riconoscerci nei nostri bambini per comprenderli il più possibile e ricostruire quella relazione autentica necessaria per l’apprendimento e la crescita del singolo e del gruppo”. 

Le attività per dare un nome alle emozioni

 i seguito alcune delle attività del percorso didattico strutturato dalla maestra Matilde Salvioni in occasione del rientro a scuola. 

Narrazione

Chiedere ai bambini di narrare le cose più belle che hanno vissuto e visto durante l’estate, come se fosse un anno come tutti gli altri. Dopo il confronto, si procede con un momento di meditazione. I bambini seduti e con gli occhi chiusi dovranno concentrarsi sul proprio respiro e dovranno immaginarlo come una nuvoletta colorata (ognuno un colore proprio) e associarlo ad un pensiero e un’espressione del viso. Nella fase di inspirazione, ad esempio, i bambini potranno pronunciare la seguente frase: “Io sono calmo”, mentre durante l’espirazione dire: “Io lascio andare tutto”. Prima di tornare nel “qui e ora”, ricordarsi di riprendere contatto con il proprio corpo e il proprio viso toccandosi con le mani, e successivamente aprire gli occhi. Di che colore era la tua nuvoletta?

Treno di parole

Su dei post-it verranno scritte alcune parole legate alla pandemia (Coronavirus, DAD, scuola a distanza, Lockdown, quarantena, distanziamento, mascherina), mentre l’ultimo post-it verrà lascio vuoto perché l’ultima parola dovranno scriverla loro. Quest’attività consentirà di ripercorrere quanto è stato vissuto e di far evaporare le emozioni provate durante questo momento delicato. 

Alla scoperta della mascherinaamica conosciuta di tutti i giorni

Gli alunni portano in classe una mascherina in più che sarà l’oggetto dell’attività didattica. La maestra chiederà loro di toccarla con le mani, metterla sul viso, odorarla, indossarla e di focalizzare le sensazioni mentre vivono l’esperienza sensoriale. Durante tutta l’attività i bambini dovranno concentrarsi soprattutto sui pensieri e le sensazioni che verranno poi trascritte su un foglio in modo spontaneo, oppure rappresentate con la cera o perché no, trascritte e rappresentate con la cera. Il prodotto finale potrà essere condiviso con tutta la classe o solo con la maestra. 

La mascherina è la nostra compagna di vita sociale, un’amica: dalle un nome e se ti potesse parlare cosa ti potrebbe dire?

La mascherina ci aiuta, ci salva, ma se potesse diventare qualche altra cosa, cosa potrebbe diventare? Una borsetta, una benda… (colori, colla e tutto ciò che viene in mente per un momento creativo).

Affaccio delle speranze

Ai bambini viene chiesto di scrivere su dei foglietti di carta le proprie paure relative al momento, che verranno poi raccolti e bruciati nel “falò delle paure”. In un secondo momento, verrà chiesto ai bambini di pensare a dei messaggi di speranza da inviare a tutti i bambini del mondo. Questa volta i foglietti verranno appesi alla ringhiera della scuola affinché possano essere letti dai passanti. 

Attività teatrale e partecipazione emotiva

Molti bambini riescono ad esprimersi meglio durante le attività teatrali perché rappresentano qualcosa che è fuori da sé, in un contesto dato e immaginato, calandosi ed esponendo poi le proprie sfaccettature. Questo può servire per elaborare le frustrazioni e farli volare verso altre dimensioni. L’attività teatrale, inoltre, favorisce l’identità di gruppo poiché senza accorgercene ci si abbandona alla solidarietà e alla cooperazione, creando un ambiente accogliente, empatico, necessario per risolvere dinamiche difficili. 

Il gioco dello stop

 I bambini a coppie, vengono disposti uno di fronte l’altro ad una certa distanza e viene chiesto loro di mantenere sempre il contatto visivo indossando la mascherina. I bambini devono avvicinarsi al proprio compagno senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi di quest’ultimo, fin quando uno dei due, alzando la mano, decida di fare “stop” con la mano aperta poiché sente che l’altro sta invadendo il proprio spazio.  Il distanziamento non è solo quello sociale per la sicurezza anti-covid, ma una certa distanza rappresenta anche un’esigenza intima

Occupazione dello spazio 

Con andatura a richiesta da parte del leader (prima l’insegnante poi verrà nominato un ragazzo/ragazza). Tutti si muovono con le mascherine e con le distanze richieste, in tutte le direzioni, occupando tutto lo spazio a disposizione e senza né toccarsi né avvicinarsi. Prima andatura è la camminata semplice, poi inizia il gioco. Immaginiamo di camminare nello spazio senza gravità; nell’acqua fino alle ginocchia; dentro una soffitta piena di ragnatele, nella “classe bolla” ; poi diamo la parola ogni volta ad un alunno.

Le emozioni

Un bambino esprime verbalmente le emozioni (paure/frustrazioni) che ha visto provare da un altro bambino o una persona che conosce, interpretando quel ruolo, mentre un compagno mima e interpreta con il corpo quanto sta dicendo. Nella fase successiva, viene chiesto alla classe un feedback su come siano arrivate le emozioni espresse verbalmente e interpretate con il corpo. Se hanno trovato qualcosa che li riguardasse, che li ha colpiti (oppure disegnano con le cere).

Il Gibberish, la comunicazione del pensiero divergente, con il linguaggio del del no sense

Questo tipo di attività può essere utilizzate quando si hanno degli alunni che hanno particolari difficoltà a narrare di sé e ad esprimersi, ad agire in modo non corretto le emozioni.  A coppie si chiede di esprime un litigio che diventerà anche molto acceso per poi trovare la conciliazione. Ognuno dentro di sé avrà la propria motivazione. In un’altra occasione, sempre a coppie, potranno comunicare per inscenare un dialogo di tenerezza, o di amore, di tristezza, di paura. Gli altri osservano, verbalizzano cosa hanno capito, cosa potrebbe essere successo. Le coppie si turnano. Si potrebbe usare il gibberish per fare lo “Speakers’corner”. Scelto un angolo dell’aula quella sarà la postazione del nostro oratore che in “no sense” esprimerà tutta la sua rabbia, il suo malcontento, la sua paura immaginando una propria situazione reale. Alla fine, per alleggerire l’atmosfera, l’ultima parte del gravoso e serio discorso la farà con un sorso d’acqua in bocca. Usciranno solo dei mugugni fino a ridere e a far scappare l’acqua di bocca. Per questa attività si consiglierebbe un luogo all’aperto.

Vedo la mia classe senza gli occhi

Proponiamo alla LIM le macchie di colore di Kandinsky, le linee di Mondrian, gli oggetti magici di Klee, le sfere di Magritte, i ghirigori di Klimt, gli schizzi di Pollock. Lasciamo fluire le loro osservazioni, le loro idee.  Con gli occhi chiusi, circa 1minuto, rimaniamo in ascolto della classe e dei compagni ritrovati dopo tanto tempo attraverso i piccoli fruscii nel silenzio dell’ambiente, il calore e l’energia della presenza di noi e degli altri tutti insieme dopo tanto tempo Rimaniamo in ascolto e vediamo con il cuore. Quando saremo pronti, riapriremo gli occhi e disegneremo quale oggetto, paesaggio o animale potrebbe essere la nostra classe così come ciascuno di noi l’ha sentita. Eventualmente anche il baloon con scritto un messaggio diretto a noi stessi. (L’attività si può svolgere anche senza la presentazione delle opere d’arte indicate).

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, , Pubblicato da Valeria Quintiliani
Tre, due, uno, via. Tra poche settimane circa 7 milioni di alunni torneranno a scuola in presenza. In un momento delicato come questo, quanto è importante, ma soprattutto in che modo possiamo aiutare gli alunni della primaria ad esprimere le proprie emozioni? “In questa fase dobbiamo recuperare la relazione e la capacità di comunicare il proprio […]
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