Riforma istituti tecnici e professionali, Valditara spinge ma i sindacati sono perplessi e vogliono vederci chiaro

Riforma istituti tecnici e professionali, Valditara spinge ma i sindacati sono perplessi e vogliono vederci chiaro

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Nel corso dell’incontro del 5 settembre fra Ministero dell’Istruzione e del Merito e le organizzazioni sindacali si è parlato del provvedimento che sarà presentato ad un prossimo Consiglio dei Ministri relativo alla riforma degli istituti tecnici e professionali.

La proposta, già presentata per grandi linee dal Ministro Valditara, prevede un percorso di istruzione superiore ridotto da 5 a 4 anni, seguito da 2 anni di specializzazione presso gli Its. Ma c’è un limite: la sperimentazione interesserà fino ad un massimo del 30% delle istituzioni scolastiche, basato su una ripartizione regionale.

Ci sarà l’alternanza scuola-lavoro già dal secondo anno, con almeno 400 ore totali.

Il progetto, inoltre, prevede l’inserimento di docenti provenienti dal mondo produttivo e professionale per potenziare l’insegnamento, come più volte evidenziato dal Ministro.

Inoltre, una novità significativa è l’introduzione del “campus”, una comunità composta da scuole, centri di formazione professionale e Its Academy. Questo modello si concentrerà sulla centralità dello studente, offrendo percorsi d’istruzione personalizzati e flessibili.

Inoltre, sono previsti accordi di partenariato per la coprogettazione dell’offerta formativa e l’implementazione di percorsi specifici. L’avvio della riforma è previsto nel 2024-25.

Al momento le organizzazioni sindacali non hanno salutato la riforma Valditara in modo positivo. Tanti i dubbi e le perplessità.

Addirittura la Flc Cgil è già ai ferri corti con l’amministrazione, decidendo di abbandonare il tavolo di riunione chiedendo la riconvocazione ad un’altra data.

Secondo il sindacato guidato da Gianna Fracassi, lascia molto perplessi la dichiarata intenzione di voler:assicurare “più formazione con minor tempo scuola”, fornire una maggiore competenza nelle lingue straniere senza aumentarne il monte ore, garantire gli organici tagliando un anno di scuola,
mantenere il valore del diploma consentendo, per i percorsi sperimentali di IeFP, l’accesso diretto agli ITS tramite le certificazioni dell’Invalsi.

Più riflessivo il commento della Cisl Scuola a tal proposito: secondo l’organizzazione guidata da Ivana Barbacci, tale sperimentazione dovrà consentire di provare sul campo l’efficacia di una riforma del segmento professionale che, ad oggi, non ha raggiunto gran parte degli obiettivi prefissati, come attesta il calo costante delle iscrizioni. La proposta illustrata, prosegue la Cisl, che prevede uno stretto collegamento col territorio e il tessuto produttivo di riferimento, non avrà ripercussioni sulle dotazioni organiche, in linea con l’impegno a suo tempo assunto dal Ministro di confermarne, senza alcuna riduzione, l’attuale consistenza.

Da parte del Ministero è stata espressa l’intenzione di proseguire il confronto anche dopo l’approvazione del ddl in Consiglio dei ministri e l’avvio dell’esame in Parlamento, segnale evidentemente positivo per la Cisl Scuola.

Perplessa la Uil Scuola Rua: Questa sperimentazione, che sulla carta sembra garantire l’esistente (il Mistero parla di mantenere l’organico in essere), vede poi l’introduzione nel sistema di istruzione secondaria di secondo grado di nuove figure di docenti, già presenti negli ITS, non contrattualizzate e senza indicarne il monte ore e la percentuale di presenza rispetto ai docenti curricolari, osserva in prima battuta il sindacato.

Secondo la UIL, infatti, la fase di reclutamento dei docenti deve essere ricondotta in schemi e regole chiare e trasparenti che assicurino la qualità dell’insegnamento. Le competenze dei docenti devono essere regolarmente certificate e rientrare in codificazioni verificabili.

Il Ministero introduce, poi, la possibilità per gli alunni di passare – alla fine del quarto anno degli IeFp – direttamente agli ITS Academy se questi avranno raggiunto gli obiettivi specifici di apprendimento del quinto anno. A certificare ciò sarà niente meno che l’INVALSI, prosegue la sigla sotto la guida di Giuseppe D’Aprile.

Per cui, secondo la Uil Scuola Rua, si tratterebbe di una sperimentazione che lascia perplessi perché sembrerebbe finalizzata ad un tentativo di rilancio della formazione professionale, notoriamente in crisi negli ultimi anni, certamente utile, ma che andrebbe rivista nel suo insieme non accorciando di un anno la scuola secondaria di secondo grado ma allungando, contestualmente, il percorso formativo di due anni.

Dubbioso anche Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “A poco serve che il percorso sperimentale prosegua fino al 6° anno in quanto il monte ore degli ITS non prevede impiego con contratto da dipendente: questa criticità rischia di far fallire un progetto con il quale si è complessivamente d’accordo; l’ANIEF ribadisce di proporre al personale impiegato negli ITS contratti da dipendente”.

Inoltre, secondo il sindacalista, “i percorsi di istruzione tecnica devono tenere conto certamente di intercettare il fabbisogno del territorio, ma non possono trascurare i bisogni educativi dei nostri studenti”.

Riforma istituti tecnici-professionali: il 30% delle scuole potrà aderire alla sperimentazione. In arrivo disegno di legge. Attuazione nel 2024-25

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