Rigopiano, oggi la sentenza a Pescara: 26 imputati. Il procuratore: Sia da modello per lo Stato

Rigopiano, oggi la sentenza a Pescara: 26 imputati. Il procuratore: Sia da modello per lo Stato

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di Redazione Cronache

In aula i volti delle 29 vittime della tragedia del 18 gennaio 2017 e uno striscione: Mai pi. La condanna pi pesante chiesta per l’ex prefetto Provolo (12 anni). I reati: da disastro colposo a depistaggio

Rigopiano, il giorno della verit. Alle 12.30 il gup di Pescara Gianluca Sarandrea si ritirato in camera di consiglio: a breve, dunque, la sentenza del processo con rito abbreviato sulla tragedia dell’Hotel di Farindola, travolto sei anni fa, il 18 gennaio 2017, da una valanga che provoc 29 morti. Dopo l’appello degli imputati, 29 pi una societ, e 120 parti civili, uno dei difensori che, secondo programma sarebbe dovuto intervenire per una replica, ha rinunciato a prendere la parola. La sentenza attesa per le 16 e 30. In aula i parenti hanno posizionato le foto di tutte le vittime.

Oggi un giorno felice perch dopo tanta attesa sapremo la verit, confidiamo nella giustizia coscienti di aver fatto tutto quello che dovevamo fare , ha detto Giampaolo Matrone, 39 anni, di Monterotondo, uno dei sopravvissuti alla valanga di Rigopiano, che nella tragedia perse la moglie Valentina Cicioni, infermiera al Gemelli. Matrone, a margine dell’ultima udienza del primo processo Pescara. Matrone aveva riportato gravi danni al braccio destro, rimasto schiacciato dalle macerie.

Imputati sono politici, funzionari, dirigenti prefettizi e i gestori dell’Hotel, per ipotesi di reato che vanno dal disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni plurime colpose, falso ed anche depistaggio ed abuso edilizio. Il Procuratore Giuseppe Bellelli nella sua requisitoria ha auspicato una sentenza che in nome della Costituzione e del Popolo Italiano affermi il modello di Amministratore Pubblico che aveva il dovere di prevedere il peggio ed evitare la tragedia. Quasi tutti gli avvocati difensori, invece, puntano sull’assoluta imprevedibilit dell’evento. A Sarandrea il compito di fare sintesi tra i circa 150 anni di condanna richiesti per i 26 imputati, dai 12 anni all’ex Prefetto Provolo, agli undici anni e 4 mesi per il sindaco di Farindola Lacchetta ed il suo tecnico comunale Colangeli, ai 10 anni per i dirigenti della Provincia di Pescara D’Incecco e Di Blasio, e le altre pene a seguire. Saranno sicuramente in aula i parenti delle 29 vittime che si sono costituiti in un Comitato che si sempre distinto per dignit e soprattutto pazienza, ma che oggi chiede giustizia.

L’inchiesta sul disastro si era conclusa nel novembre 2018, e aveva riguardato in un primo tempo il corto circuito avvenuto tra i vari livelli istituzionali deputati a gestire l’emergenza maltempo, chiamando in causa Regione Abruzzo, Prefettura e Provincia di Pescara, Comune di Farindola; poi si era estesa anche alla mancata realizzazione della Carta prevenzione valanghe da parte della Regione e ai permessi per la ristrutturazione del resort, per un totale di 40 indagati. A fine dicembre 2018 c’ anche un’inchiesta bis sul depistaggio, a carico del personale della Prefettura di Pescara, compreso l’ex prefetto Francesco Provolo — per aver occultato il brogliaccio delle segnalazioni del 18 gennaio alla Mobile di Pescara — con altri sette indagati. A dicembre del 2019 i vertici regionali escono dal processo con 22 archiviazioni per ex presidenti della Regione ed ex assessori regionali alla Protezione Civile. La condanna pi pesante, 12 anni, stata chiesta per l’ex prefetto Francesco Provolo; tra le altre richieste di condanna ci sono gli 11 anni e 4 mesi chiesti per il sindaco, in carica, di Farindola (Pescara), Ilario Lacchetta, i sette anni e otto mesi per il gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso, i sei anni per l’ex presidente della Provincia Antonio Di Marco. Sul fronte del depistaggio in Prefettura, 2 anni e 8 mesi per Daniela Acquaviva e Giulia Pontrandolfo; due anni per Giancarlo Verzella

Il processo ripropone i temi della prevenzione e del rispetto delle leggi ambientali, e potrebbe fare da eco alle sentenze sulla strage di Viareggio o quella sull’operato della Commissione Grandi Rischi a pochi giorni dal sisma che sconvolse L’Aquila: ancora una volta al centro del dibattito l’operato dell’uomo nelle vesti del funzionario pubblico, che dovrebbe garantire la sicurezza ai cittadini, sia nel rispetto delle normative esistenti, sia nella fase emergenziale dei soccorsi. Sullo sfondo, e non un fatto trascurabile, la lentezza della giustizia italiana: al di l della sospensione per Covid e dei 15 rinvii registrati sembrano troppi i 1.318 giorni intercorsi tra la prima udienza, 16 luglio 2019, e oggi, giorno della sentenza, a fronte della media italiana di 1.600 giorni per i tre gradi di giudizio nel processo penale, considerando anche che si tratta di un rito abbreviato.

23 febbraio 2023 (modifica il 23 febbraio 2023 | 16:07)

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