Rigopiano, la sentenza:  5 condanne (lievi) e 25 assoluzioni. In aula le urla e le lacrime dei parenti: Vergogna

Rigopiano, la sentenza: 5 condanne (lievi) e 25 assoluzioni. In aula le urla e le lacrime dei parenti: Vergogna

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di Virginia Piccolillo

Per la tragedia dell’hotel travolto dalla neve il 18 gennaio 2017 assolti l’ex prefetto e altri 24 imputati, per cui erano stati chiesti oltre 150 anni. Alla lettura della sentenza la rabbia dei familiari delle 29 vittime. I giudici scortati all’esterno

Dalla nostra inviata
PESCARA Rigopiano, il giorno della verit:
25 assolti perch il fatto non sussiste e 5 condanne lievi. Tra cui quella a due anni all’ex sindaco di Farindola (Pescara), Ilario Lacchetta per la mancata pulitura della strada (e a due funzionari della Provincia). Ecco la sentenza del processo con rito abbreviato sulla tragedia dell’hotel travolto sei anni fa, il 18 gennaio 2017, da una valanga che provoc 29 morti. In aula le lacrime dei parenti. E le urla: Vergogna. I giudici sono stati scortati all’esterno da un cordone di polizia.

In tutto erano stati chiesti 150 anni per i 30 imputati — tra politici, funzionari, dirigenti prefettizi e i gestori dell’hotel —: dai 12 anni all’ex Prefetto Provolo, agli undici anni e 4 mesi per il sindaco di Farindola Lacchetta ed il suo tecnico comunale Colangeli, ai 10 anni per i dirigenti della Provincia di Pescara D’Incecco e Di Blasio, e le altre pene a seguire. I reati ipotizzati erano: dal disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni plurime colpose, falso ed anche depistaggio ed abuso edilizio. Alle 12.30 il gup di Pescara Gianluca Sarandrea si era ritirato in camera di consiglio. In aula i parenti avevano posizionato le foto di tutte le vittime.

I condannati sono: l’ex sindaco Lacchetta Ilario a 2 anni e 8 mesi per omicidio plurimo colposo per la omissione dell’ordinanza di inagibilit e di sgombero dell’Hotel Rigopiano. Condanna a 3 anni e 4 mesi ciascuno per Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio ritenuti responsabili come dirigenti della Provincia per la loro condotta relativa al monitoraggio della percorribilit delle strade e alla pulizia notturna dalla neve. Condannati a sei mesi di reclusione ciascuno per falso l’ex gestore dell’albergo della Gran Sasso Resort Bruno Di Tommaso e il redattore della relazione tecnica di intervenire sulle tettoie e verande dell’hotel Giuseppe Gatto.

Il Procuratore Giuseppe Bellelli nella sua requisitoria aveva auspicato una sentenza che in nome della Costituzione e del Popolo Italiano affermi il modello di Amministratore Pubblico che aveva il dovere di prevedere il peggio ed evitare la tragedia. Quasi tutti gli avvocati difensori, invece, puntavano sull’assoluta imprevedibilit dell’evento. passata la loro linea.

L’inchiesta sul disastro si era conclusa nel novembre 2018, e aveva riguardato in un primo tempo il corto circuito avvenuto tra i vari livelli istituzionali deputati a gestire l’emergenza maltempo, chiamando in causa Regione Abruzzo, Prefettura e Provincia di Pescara, Comune di Farindola; poi si era estesa anche alla mancata realizzazione della Carta prevenzione valanghe da parte della Regione e ai permessi per la ristrutturazione del resort, per un totale di 40 indagati. A fine dicembre 2018 c’ anche un’inchiesta bis sul depistaggio, a carico del personale della Prefettura di Pescara, compreso l’ex prefetto Francesco Provolo — per aver occultato il brogliaccio delle segnalazioni del 18 gennaio alla Mobile di Pescara — con altri sette indagati. A dicembre del 2019 i vertici regionali escono dal processo con 22 archiviazioni per ex presidenti della Regione ed ex assessori regionali alla Protezione Civile. La condanna pi pesante, 12 anni, era stata chiesta per l’ex prefetto Francesco Provolo; tra le altre richieste di condanna c’erano gli 11 anni e 4 mesi chiesti per il sindaco, in carica, di Farindola (Pescara), Ilario Lacchetta, i sette anni e otto mesi per il gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso, i sei anni per l’ex presidente della Provincia Antonio Di Marco. Sul fronte del depistaggio in Prefettura, 2 anni e 8 mesi per Daniela Acquaviva e Giulia Pontrandolfo; due anni per Giancarlo Verzella.

Il processo ha riproposto i temi della prevenzione e del rispetto delle leggi ambientali, dopo le sentenze sulla strage di Viareggio o quella sull’operato della Commissione Grandi Rischi a pochi giorni dal sisma che sconvolse L’Aquila: ancora una volta al centro del dibattito l’operato dell’uomo nelle vesti del funzionario pubblico, che dovrebbe garantire la sicurezza ai cittadini, sia nel rispetto delle normative esistenti, sia nella fase emergenziale dei soccorsi. I giudici hanno valutato, tuttavia, che la tragedia sia stata causa della fatalit e non ci fossero responsabilit umane.

Sullo sfondo, e non un fatto trascurabile, la lentezza della giustizia italiana: al di l della sospensione per Covid e dei 15 rinvii registrati sembrano troppi i 1.318 giorni intercorsi tra la prima udienza, 16 luglio 2019, e oggi, giorno della sentenza, a fronte della media italiana di 1.600 giorni per i tre gradi di giudizio nel processo penale, considerando anche che si tratta di un rito abbreviato.

23 febbraio 2023 (modifica il 23 febbraio 2023 | 17:58)

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