Sono oltre 100mila gli assunti dalle Agenzie del lavoro (Apl) che rischiano di rimanere senza impiego. Tutta colpa di un emendamento al Decreto Fisco di ottobre che introduce il limite di 24 mesi di lavoro presso l’azienda utilizzatrice anche per gli assunti a tempo indeterminato delle Apl. Nel dettaglio, la norma fa scadere al 30 settembre 2022 la possibilità di mandare in missione, per periodi superiori a 24 mesi, i lavoratori assunti dalle agenzie in pianta stabile. Un cortocircuito che mette a rischio sia l’occupazione sia l’attività delle aziende stesse, che si troverebbero di colpo senza una fetta importante di forza lavoro già formata. Il tutto in un contesto già complicato dalla crisi energetica e dalle tensioni sui mercati legate alla guerra in Ucraina.
«I lavoratori sono giustamente preoccupati — dice Alessandro Ramazza, presidente di Assolavoro, l’associazione nazionale di categoria delle Agenzie per il Lavoro — da ottobre rischiano di essere ricollocati nel migliore dei casi o di perdere il lavoro nel peggiore». Ramazza parla di un paradosso normativo che «determinerà un elevato turn over anche per chi è in somministrazione ma stabilizzato. Si va dagli infermieri, agli informatici. Se la ratio è ridurre i precari, che senso ha cancellare contratti a tempo indeterminato che verranno per forza di cose sostituiti da contratti d’ingresso e quindi a termine».
L’intervento normativo sarebbe la strada più semplice. Come spiega anche Zoltan Daghero, managing director di Gi Group Temp&Perm, società che conta 11 mila stabilizzati: «Se la norma non viene modificata ci ritroveremo non solo con una massa critica di lavoratori da ricollocare ma anche con aziende in difficoltà per la mancanza improvvisa di competenze che avevano però contribuito a formare». Tra i settori più colpiti secondo il manager la manifattura 4.0, l’automotive e la logistica. «L’assurdità è anche che ci troviamo in una fase di ripresa dell’economia in cui i lavoratori specializzati servono alle aziende come il pane», conclude.
Un pasticcio denunciato con forza anche dalle sigle sindacali. Cgil, Cisl e Uil, parlano addirittura di «licenziamenti di Stato». Le Apl confidano ora in un’apertura da parte del ministero del Lavoro che ha effettivamente avviato un tavolo assieme ai parlamentari delle Commissioni Lavoro della Camera e del Senato e alle rappresentanze sociali. «Il fatto che datori e sindacati siano coesi è un buon segnale e dà la cifra del rischio per i lavoratori. Speriamo, e chiediamo, un intervento del Parlamento nel brevissimo termine», conclude Ramazza.
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