L’avvio dell’anno scolastico crea l’occasione per alimentare la conoscenza su alcune decisioni che potrebbero avere opposte ripercussioni sui diversi contesti coinvolti. oltre alle certezze (teoriche, giuridiche, operative), serve “un’armonia funzionale” idonea a mettere assieme i “musicisti” di una grande orchestra come possono essere considerati tutti i protagonisti del sistema scolastico italiano, che dovrebbero essere consapevoli del fatto che dove finisce il lavoro di uno, comincia quello dell’altro. Abbiamo bisogno di silenzio per prestare un’attenzione speciale a cosa significa essere un ragazzo o una ragazza oggi, come segnale di svolta di un cambiamento importante e più che mai attuale.
Così nascono le condizioni per scrivere una pagina nuova di storia scolastica, sapendo che i sistemi complessi non possono essere totalmente controllati. Il cambiamento non è né un traguardo, né un mito, né una modalità di uscita dallo stallo, ma un continuato processo culturale e politico, un cammino da capire, accompagnare e sostenere in ogni corpo sociale, lasciando da parte le interpretazioni che ciascuno cerca di imporre. Serve una grande alleanza che coinvolga famiglie, ragazzi, insegnanti, imprese, organizzazioni sindacali, università, istituti di ricerca. Va intrapreso un viaggio collettivo nel quale nessuno va trascurato per sbloccare l’ascensore sociale e per ridurre il mismatch, migliorando l’orientamento, rilanciando l’istruzione tecnica e professionale, realizzando una decisa sburocratizzazione. Interessante, in tal senso, è il punto di vista della Sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti che abbiamo intervistato nel numero di settembre di Tuttoscuola.
On.le Frassinetti, cominciamo da una questione chiave sulla quale s’interroga spesso.
«Una questione che mi fa riflettere è quella sulle disuguaglianze che sono in aumento. La scuola deve tornare ad essere un ascensore sociale in modo da garantire anche ai capaci e meritevoli di poter avanzare senza problemi nel percorso scolastico anche con il supporto di borse di studio».
Cosa significa oggi educare al digitale, educare attraverso il digitale e educare con il digitale?
«Alla base dell’educazione al digitale ci deve essere innanzitutto l’acquisizione di una cultura della sicurezza informatica, sia per gli insegnanti che per gli studenti. La consapevolezza dello strumento che si sta utilizzando è un atto importantissimo per fare in modo che i giovani possano sviluppare un’identità digitale solida e responsabile».
Si discute di Chatgpt nella scuola. l’intelligenza artificiale è un’opportunità o un rischio?
«L’intelligenza artificiale sicuramente offre strumenti di conoscenza innovativi, come ad esempio la ChatGpt, una nuova frontiera che dobbiamo affrontare e governare in modo appropriato, senza mai perdere di vista l’importanza delle relazioni e la centralità del ruolo dell’insegnante che interagisce direttamente con gli studenti e garantisce un approccio umano all’istruzione. I rischi ci sono ma anche le opportunità, tra cui i nuovi sbocchi professionali. Noi abbiamo il compito di saper informare e orientare gli studenti verso i lavori del futuro».
La politica sul clima deve coinvolgere la scuola e i giovani in particolare. Con quali forme e modalità?
«La scuola ha il compito di informare i giovani sui rischi che corre il loro pianeta e di diffondere, attraverso il sistema educativo, la cultura della sostenibilità. Per questo il Ministero ha riconfermato per il prossimo triennio l’adesione al protocollo d’intesa con Asvis, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, con l’obiettivo di inserire l’educazione allo sviluppo sostenibile nei curricula di ogni ordine e grado, a partire dall’insegnamento dell’educazione civica».
Qual è il senso dell’offerta formativa del liceo del Made in Italy esposta al rischio di accavallarsi con quella dei tecnici e professionali, creando ulteriore confusione nelle famiglie e nei ragazzi?
«Il liceo del Made in Italy non si sovrappone agli indirizzi tecnici e professionali in quanto ha le caratteristiche di un liceo. Nel nostro paese ci sono tante filiere d’eccellenza, eppure nel panorama delle offerte formative mancava un indirizzo capace di formare una classe dirigente che si occupasse di valorizzare, tutelare e promuovere il Made in Italy, con un taglio rivolto soprattutto al marketing imprenditoriale ma allo stesso tempo con una conoscenza del tessuto storico, sociale e culturale forgiato della nostra storia millenaria».
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