Cosa dobbiamo aspettarci dalle rivalutazioni delle pensioni di gennaio 2024? Di quanto sarà effettivamente l’aumento?
Ogni anno, a gennaio, le pensioni italiane vengono adeguate all’inflazione per permettere il giusto potere di acquisto ai pensionati. Le rivalutazioni variano di anno in anno in base alla variazione dei prezzi Istat a cui si aggiunge, solitamente, anche la differenza per la rivalutazione dell’anno precedente che è stata soltanto “presunta” e non reale. Rispondiamo alla domanda di un nostro lettore che ci chiede chiarezza al riguardo:
Negli ultimi tempi non leggo altro che degli stellari aumenti che avranno le pensioni nel 2024, titoloni che annunciano quasi che noi pensionati dal prossimo anno avremo la svolta della vita. Ero un insegnante e sono in pensione, ormai, da oltre 10 anni. Vorrei capire cosa aspettarmi realmente dall’adeguamento di gennaio. Potete spiegarmi?
Ome ogni anno, a gennaio, le pensioni saranno rivalutate in base alla variazione dei prezzi al consumo Istat per adeguare gli assegni al costo della vita. Il tutto, quindi, è legato all’inflazione e la rivalutazione serve a proteggere il potere di acquisto dei pensionati dall’aumento dei prezzi.
La nuova rivalutazione è, come ogni anno, accompagnata anche dall’aumento definitivo dell’anno precedente che per quest’anno ancora non è ancora certo ma che per luglio segna un aumento dell’8,1% rispetto al 2022.
Ricordiamo che a gennaio le pensioni sono state rivalutate con un indice provvisorio, individuato nel 7,3% di inflazione per il 2023. Ma già, ad oggi, si segna una differenza dello 0,8% che i pensionati dovrebbero, di fatto avere sull’assegno a gennaio con i rispettivi arretrati riguardanti tutto il 2023.
Facendo questi calcoli, però, si deve tenere conto anche dell’aumento straordinario che hanno avuto i pensionati over 75% e quello più modesto che è stato riconosciuto ai pensionati più giovani. Si parla di un 6,4% e un 1,5%.
Il Ministero dell’Economia determinerà, poi, entro il 20 novembre la percentuale di variazione del calcolo della perequazione per il 2024 per adeguare gli assegni il prossimo anno. Si stima, però, che tale percentuale potrebbe attestarsi su una percentuale compresa tra il 5,5% e il 6%. Va ricordato, inoltre che le rivalutazioni, lo scorso anno, sono state ridotte per i pensionati che percepivano un assegno superiore di oltre 4 volte il minimo Inps (pensioni superiori a 2.254,93 euro). Lo stesso criterio potrebbe essere riconfermato anche per quest’anno e la rivalutazione al 100% spetterà solo ai pensionati che hanno un assegno fino a 4 volte il minimo Inps, per tutti gli altri la rivalutazione sarà ridotta all’85% o al 32%.
Esempi di aumento
Come incidono le percentuali sopra riportate realmente sugli aumenti?
Partiamo da una pensione di 1.000 euro: il conguaglio rispetto alla rivalutazione del 2023 se sarà approvata all’8,1% porterà un aumento di 8 euro e una pensione definitiva di 1.081 euro (contro i 1.073 di quest’anno). Il conguaglio sarà di 96 euro per tutto il 2023. Se a questa pensione, poi, si applica una rivalutazione del 6% ci sarebbe un ulteriore aumento di 64,86 euro che porterebbe l’assegno ad un importo mensile di 1.145,86 euro.
Per pensioni da 1.500 euro: il conguaglio rispetto alla rivalutazione del 2023 se sarà approvata all’8,1% porterà un aumento di 12 euro e una pensione definitiva di 1.621,5 euro (contro i 1.609,5di quest’anno). Il conguaglio sarà di 144 euro per tutto il 2023. Se a questa pensione, poi, si applica una rivalutazione del 6% ci sarebbe un ulteriore aumento di 97,29 euro che porterebbe l’assegno ad un importo mensile di 1.718,79 euro.
Da tenere conto, in ogni caso, che si tratta di calcoli effettuati su percentuali provvisorie e quelle definitive si conosceranno solo a partire dal 20 novembre.
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