editoriale Mezzogiorno, 19 febbraio 2023 – 10:19 La sfida per partiti e sindacati di Mario Rusciano Il risultato elettorale nelle due maggiori Regioni italiane – Lazio e Lombardia – conferma sondaggi e previsioni della vigilia. Quasi scontato il premio alla presidente Meloni e alla coalizione di destra, tetragona e coesa (almeno apparentemente). Altrettanto scontata la sconfitta d’una sinistra lenta divisa e litigiosa. Non scontato invece l’altissimo astensionismo. Circa il 70% nel Lazio e il 60% in Lombardia non ha votato. E forse l’astensione maggiore della sinistra che non c’. Se dunque indiscutibile la netta vittoria della destra – con oltre il 50% dei suffragi in queste Regioni – inequivocabile la crisi della rappresentanza democratica: l’alta astensione ne segnale preoccupante. Non tanto per dire che, con pochi votanti la destra ha vinto non stravinto, quanto per denunciare che a ogni elezione i votanti sono meno dell’elezione precedente. Magra consolazione che ci avvenga in tutte le democrazie occidentali. La crisi della rappresentanza mette a rischio la democrazia e le libert fondamentali. Adesso ha una portata tale da costringere le forze politiche a riflettere molto. Anzi siamo tutti chiamati a ragionarci su. Anzitutto, col governo, maggioranza e minoranza parlamentari d’ogni schieramento politico. Sbaglia Carlo Calenda a dire, con notevole superficialit, che a sbagliare il corpo elettorale. Accusa pesante: poco argomentata senza approfondire le ragioni del malessere degli astenuti. Dal momento che il Paese, ormai da tempo, attraversa una difficile fase storica, complicata da crisi continue in settori nevralgici della convivenza, il disorientamento dei cittadini va compreso. Certo le tante “priorit” economico-sociali spiegano il diffondersi della depressione collettiva e della disaffezione politica, specie in chi sta peggio: povert; cambiamento climatico; transizione ecologica ecc. Esiste anche per una (chiamiamola) “precondizione delle priorit”: ignorando la quale i problemi di disorientamento e astensionismo sono insolubili. La precondizione la valorizzazione dei “corpi intermedi” – partiti e sindacati – che la Costituzione considera necessari strumenti della democrazia, devitalizzati invece dalla realt degli ultimi decenni. Innegabile che gli apparati di Stato e Regioni vadano riformati per snellirne le strutture e semplificarne le funzioni. Ma ci sar possibile solo dopo la rivitalizzazione, per un verso, dei partiti e, per un altro verso, dei sindacati. Cio delle libere aggregazioni degli interessi (rispettivamente: politico-generali ed economico-produttivi), veri strumenti dell’effettiva partecipazione popolare alla vita politica ed economica della Repubblica. La partecipazione, rendendo pi consapevoli di diritti e doveri i cittadini, ne esalta il protagonismo nella sovranit popolare: precondizione d’ogni buon governo (centrale, locale) e per attuare le grandi riforme dello Stato. Quali misure adottare allora per evitare il disincanto politico, padre dell’astensione dal voto della maggioranza dei cittadini? Alcune sono misure banali per agevolare l’esercizio del diritto-dovere di voto, come il voto a distanza dei fuori-sede e l’accorpamento delle consultazioni (quale follia una perenne campagna elettorale con elezioni, generali o parziali, ogni pi sospinto!). Ma pi importanti sono le leggi di promozione e sostegno di partiti e sindacati nonch leggi elettorali (di Parlamento e Assemblee locali) attente alla partecipazione popolare. Gli attuali partiti sono scatole vuote con tanti “generali” (i capi-bastone), pochi “soldati” (gli iscritti) e deboli idee. Mentre i sindacati sono divisi, incapaci d’una rappresentanza unitaria e trasparente. Dopo il fallimento conclamato della “democrazia digitale” – vera contraddizione in termini – i cittadini devono potersi incontrare fisicamente in luoghi di discussione, confronto ed elaborazione d’idee e iniziative. Partiti e sindacati – non whatsapp e talk-show – sono i luoghi di formazione della coscienza civile, di costruzione comunitaria e di contemperamento d’interessi non corporativi. La tecnologia ovviamente utile come strumento al servizio di tali luoghi, ma non pu sostituirsi alla discussione tra portatori in carne e ossa degli interessi organizzati, che porta a decisioni collettive meditate e coerenti. Non a caso Sabino Cassese (Corriere della sera, mercoled scorso) parla giustamente della necessit, a 75 anni dall’avvento della Costituzione, di rinfocolare il patriottismo costituzionale nazionale per tornare agli ideali costituenti. Richiamando il pensiero di grandi personaggi del ‘900, protagonisti dell’epoca costituzionale – Arturo Carlo Jemolo, Piero Calamandrei, Massimo Severo Giannini – Cassese enumera punti forti e deboli della Carta nonch varie parti non attuate di essa. Prima di riformare la Costituzione allora, si pensi ad attuarne il disegno complessivo. Vasto programma, certo, ma la democrazia costa e richiede partecipazione continua del popolo sovrano nelle forme costituzionali, non continui appuntamenti elettorali, che il popolo diserta perch utili soltanto ai populisti. La newsletter del Corriere del Mezzogiorno – PugliaSe vuoi restare aggiornato sulle notizie della Puglia iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui. 19 febbraio 2023 | 10:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA , , https://www.corriere.it/rss/politica.xml,
Pietro Guerra
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