politica Mezzogiorno, 24 luglio 2022 – 08:11 Grillo è stato chiaro: nessuna deroga alla regola dei due mandati. Il destino del pentastellato ritenuto «abbastanza a sinistra» di Massimiliano Virgilio A quanto pare, non sarà concessa la mini-deroga che avrebbe permesso a Roberto Fico (e a una cinquantina di deputati e senatori M5S) di essere candidato alle prossime elezioni del 25 settembre. La posizione di Beppe Grillo, fondatore del Movimento, nonché proprietario del simbolo, è netta: «Nessuna deroga alla regola dei due mandati». Se così resteranno le cose, dopo due legislature, il presidente della Camera sarà costretto ad abbandonare non solo lo scranno più alto in Parlamento, ma uscirà per sempre (o almeno fino a quando resterà nel partito guidato da Giuseppe Conte) dalla scena politica nostrana. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel 2005, quando in una calda serata di luglio, uno sconosciuto di nome Roberto Fico commentò un post del comico ligure sul «blog delle stelle», annunciando entusiasta: «Ciao ragazzi, è nato meetup Napoli, a questo indirizzo. Accorret numerosi». Accoret. Un piccolo refuso, probabilmente dovuto all’enfasi del momento, che resta incastonato nella memoria digitale del primo movimento politico italiano nato in rete e che rappresenta la chiamata alle armi di quelli che passeranno alla storia come «i grillini della prima ora», di cui l’attuale presidente della Camera è uno dei massimi rappresentanti. La rielezioneDalla sua rielezione, l’onorevole Fico ha ricoperto il ruolo di terza carica dello Stato con onore e dignità, nel rispetto della Costituzione e delle prerogative del Parlamento, benché qualche malizioso, persino nel suo partito, sostenga che la sua presidenza sia stata segnata dalla sindrome del «pesce in barile». Nel 2018, in campagna elettorale, da candidato nel collegio uninominale di Napoli Fuorigrotta, dove ha preso il 57 per cento dei voti, disse: «Vi garantisco che mai noi saremo alleati con la Lega anche dopo il voto: siamo geneticamente diversi». La storia ha detto altro. Tuttavia a onor del vero, sin dai tempi del volantinaggio contro l’apertura di una discarica a Chiaiano (il quartiere dove in piena crisi dei rifiuti, nel 2008, si ipotizzò di sversare la monnezza dei napoletani) fino ai contrasti con Matteo Salvini sui «decreti sicurezza» durante il governo giallo-verde, passando per diritti civili, acqua pubblica e ambiente, le posizioni di Fico sono sempre state quelle di un uomo «abbastanza» di sinistra, persino tradizionale nell’approccio. L’uomo ideale, dunque, per tessere i ponti col Pd e le altre forze di sinistra presenti nelle due camere. Non a caso, nella legislatura in questi giorni agli sgoccioli, il Presidente Sergio Mattarella gli ha affidato per ben due volte il mandato esplorativo per la verifica di una maggioranza parlamentare in tal senso, i cui esiti però non hanno dato i frutti sperati. Per caratteristiche, Fico è un politico con le idee di un Ds dei tempi andati, senza la militanza nel Pci (come avrebbe potuto, essendo del ’74) che ha fondato la cellula partenopea del futuro partito populista e di maggioranza relativa del Paese. Le incertezze sul futuro politicoIl movimento che avrebbe dovuto aprire le Istituzioni come una scatoletta di tonno, finendo per governare e condividere le scelte di un ministro degli interni che ha tenuto decine di migranti in mare per pura demagogia, poi con i «democratici», considerati gli strenui difensori della «casta», infine a sostegno di un governo di unità nazionale guidato dall’ex presidente della Banca centrale europea. Scoprendo che nella vita, ma sopratutto in politica, coloro che da lontano consideriamo i mostri ci appaiono da vicino meno orribili di quanto credevamo, così come i duri e puri spesso finiscono per ammorbidirsi al cospetto del potere e restarne ammaliati a tal punto da non volerlo più perdere. È questa contraddizione che oggi, a due mesi dalle elezioni, rende incerto il futuro politico dell’attuale Presidente della Camera. Peraltro va ricordato che per mesi, prima che fosse designato Gaetano Manfredi, è stato proprio lui in predicato di essere il candidato del centrosinistra alla carica di sindaco di Napoli. La svoltaTornando all’oggi, in virtù delle monastiche regole grilline, chi è stato eletto già per due volte in passato dovrà tornare alla vita precedente a quella della «salita in politica». Ma quale vita può esistere al di là dell’inebriante presa del potere? Non mi iscrivo all’esercito degli snob castigatori anti-grillini e non amo il classismo di chi, in questi anni, per esempio ha preso in giro il ministro Di Maio definendolo «ex bibitaro». Tuttavia è un fatto che nei curricula dei parlamentari 5 Stelle, compreso quello del fondatore del meetup partenopeo, appaiano esperienze lavorative e profili pregressi che difficilmente potranno conciliarsi con i ruoli ricoperti in questi anni. Cosa accadrà? Nessuno può saperlo. C’è da sperare per lui che non si avveri la stoccata (a Napoli la definiremmo «secciata») che qualche tempo fa gli ha riservato il suo nemico Matteo Salvini citando la “maledizione” che graverebbe sulla carriera politica delle terze cariche dello Stato una volta diventati degli ex: «Sei il presidente della Camera come era la Boldrini, a volte penso che questa carica non porti fortuna; Bertinotti, Fini, Boldrini… Occhio che non porta fortuna…». Considerato il pulpito da cui proviene questa affermazione, non esito ad augurare buona vita e in bocca al lupo al Presidente Fico. La newsletter del Corriere del MezzogiornoSe vuoi restare aggiornato sulle notizie della Campania iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui. 24 luglio 2022 | 08:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-24 08:24:00, Grillo è stato chiaro: nessuna deroga alla regola dei due mandati. Il destino del pentastellato ritenuto «abbastanza a sinistra»,