di Gaia Piccardi
L’ex tennista: «Anche Berrettini e Sinner sono tennisti fortissimi, tutti velocità e violenza: ormai il tennis è questa roba qui. Ma la morbidezza della mano di Roger Federer è un mondo a parte»
Adriano Panatta, cosa ci lascia in eredità Roger Federer (parlandone da vivo)?
«La bellezza, lo stile, il modo di stare in campo, l’eleganza, il talento, la tecnica, la mano delicata. Roger Federer è stato tutto ciò che nel tennis piace a me».
E non solo a lei. Un pof pof così non ci sarà mai più.
«Ineguagliabile, sono d’accordo».
Carlos Alcaraz re dell’Open Usa e numero uno del mondo a 19 anni è la sintesi dei tre Immortali e l’evoluzione 3.0 di Federer?
«Alcaraz è un fenomeno, non c’è dubbio. Ma è un’altra cosa, gioca un altro tennis rispetto a Federer. Anche Berrettini e Sinner sono tennisti fortissimi, tutti velocità e violenza: ormai il tennis è questa roba qui. Ma la morbidezza della mano di Roger Federer è un mondo a parte. È poesia».
Vi conoscete personalmente, lei e Federer?
«Le racconto questo aneddoto. Molti anni fa vado a mangiare in un ristorante a Trastevere e ci trovo Federer. Credo fosse durante gli Internazionali d’Italia. Lo saluto. Sai che ti invidio molto, Adriano, mi fa Roger. E perché, gli chiedo, sinceramente incuriosito. Perché hai vinto il Roland Garros e io no, risponde. Se vuoi facciamo a cambio, gli propongo: io ti do Parigi e tu mi dai tutto il resto! Si è messo a ridere come un bambino. E poco dopo, forse proprio quell’anno, ha conquistato il suo primo e unico titolo al Roland Garros».
Un match di Federer che le è rimasto impresso?
«La finale di Wimbledon 2019, persa da Djokovic in cinque set, 13-12 al quinto. Ho sofferto davanti alla tv come mai mi capita: ero proprio dispiaciuto, l’ho trovata un’ingiustizia…».
Federer aveva già 38 anni.
«La legge dell’anagrafe è uguale per tutti, non si sfugge. Quello del tennista è l’unico mestiere in cui, quando hai trent’anni, ti chiedono: quando ti ritiri, che sei vecchio? Gli attori, certi attori, recitano fino a novant’anni… È crudele, ma è la vita».
Si chiude un’era?
«Un’era irripetibile, sì. Vent’anni durante i quali gli altri, con i tre Immortali, potevano al massimo aspirare alla semifinale di un Grande Slam. Vent’anni in cui era più facile salire sull’Everest in infradito che vincere un Major. E Federer ha vinto tanto ma avrebbe potuto vincere di più».
Ritirarsi è doloroso?
«Per me fu una liberazione. Mi ero reso conto da un paio di stagioni che stavo arrivando al capolinea, ho accettato l’idea: quando ho smesso, di conseguenza, non ero per niente triste. Mi auguro che il ritiro sia un atto liberatorio anche per Roger: d’ora in poi, altrimenti, vivrà malissimo. E non se lo merita».
16 settembre 2022 (modifica il 16 settembre 2022 | 07:23)
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, 2022-09-16 13:34:00, L’ex tennista: «Anche Berrettini e Sinner sono tennisti fortissimi, tutti velocità e violenza: ormai il tennis è questa roba qui. Ma la morbidezza della mano di Roger Federer è un mondo a parte», Gaia Piccardi