Roma, il sindaco Gualtieri al primo «tagliando»: i consiglieri dem chiedono più ascolto dalla giunta

Spread the love

di Maria Egizia Fiaschetti

Nell’incontro con la maggioranza della scorsa settimana il primo cittadino ha rassicurato gli eletti su un loro maggiore coinvolgimento nelle scelte dell’esecutivo. La crisi dopo le dimissioni di Ruberti e l’impressione di una certa distanza dalla città

Si avvicina “il tagliando” del primo anno di governo della città e nella maggioranza dem inizia a bruciare il fuoco che, finora, covava sotto la cenere. La scorsa settimana il sindaco, Roberto Gualtieri, ha incontrato su loro richiesta i consiglieri per affrontare con estrema franchezza una serie di questioni, tra cui la difficoltà dei rapporti tra giunta e assemblea capitolina: una polemica, quella sul dialogo non sempre puntuale tra l’esecutivo e gli eletti, che è la cifra costante di tutte le amministrazioni.

E però, stavolta a fare la differenza sono le dimissioni dell’ex capo di Gabinetto, Albino Ruberti , travolto dalle polemiche per il video della rissa fuori da un ristorante di Frosinone, che faceva da mediatore: «Quando i consiglieri lamentavano di non essere ascoltati dagli assessori – racconta un insider – li strigliava, magari faceva la voce grossa e riusciva a sbloccare la situazione».

Se l’incontro chiarificatore, nel quale Gualtieri ha dato piena rassicurazione di vigilare su un maggiore coinvolgimento della maggioranza, sembrava aver rasserenato il clima, a riproporre la dialettica interna al Pd capitolino è stata un’altra riunione, convocata da Yuri Trombetti, storico esponente del circolo di Testaccio, fedelissimo di Enrico Letta e presidente della commissione Patrimonio, che ha ribadito alcune criticità nei rapporti tra i diversi livelli istituzionali oltre a un certo isolamento del sindaco, dal quale ci si aspetterebbe una maggiore presenza nei territori: «Le nostre non sono critiche, ma suggerimenti – spiega Trombetti – . Il sindaco è bravo e deve essere più presente nei territori. Non abbiamo chiesto un rimpasto e il tema non ci interessa, ma Roma resta fondamentale per vincere le regionali. Il vero tema è il rilancio dell’azione amministrativa e la richiesta di una maggiore collegialità, input che Gualtieri sembra aver recepito».

Al dibattito hanno preso parte anche i consiglieri Antonella Melito, Antonio Stampete, Carla Fermariello e Cristina Michetelli. Quanto sta accadendo ricorda, per certi aspetti, le critiche interne all’ex maggioranza di Virginia Raggi – l’ala dei dissidenti venne ribattezzata «la fronda» – se non fosse che in quel caso tra i capofila spiccava un esponente di peso come Enrico Stefàno, presidente della commissione Mobilità e grillino della prima ora. La nuova versione non è sovrapponibile per caratura, ma rappresenta comunque un campanello d’allarme.

Quel che è certo è che i malumori che agitano la maggioranza in Campidoglio risentono sì del clima nazionale, ma raccontano anche altro: un vizio d’origine che, adesso, starebbe mostrando le prime falle. «I consiglieri hanno la sensazione che il sindaco se ne stia imbacuccato nel suo ufficio con Claudio Mancini che fa e disfa – rivela un autorevole esponente dei dem sul territorio – . Il sindaco è concentrato sui dossier, sulla parte tecnica, ma non sta in mezzo alla gente… e la giunta appare raccogliticcia. Nel frattempo, i consiglieri non toccano palla e si sentono messi all’angolo». L’impalcatura si starebbe rivelando debole anche in ragione del fatto che, venuto meno il king maker Ruberti, Mancini, «che ha sempre incarnato un’ala minoritaria rispetto all’asse Zingaretti-Bettini, starebbe funzionando come sindaco ombra».

Altro tema sensibile, la successione ad Andrea Casu, neo eletto in Parlamento, per la segreteria romana dei dem: è probabile che il percorso venga incanalato nell’alveo di quello nazionale e proceda di pari passo con il congresso che potrebbe svolgersi tra gennaio e febbraio. Tra i nomi che circolano, quello dell’attuale capogruppo in Aula, Valeria Baglio, che potrebbe liberare un posto spendibile per riequilibrare i pesi tra le correnti. E però – sono le osservazioni di un consigliere all’opposizione – a differenza del passato oggi gli eletti non sono più espressione soltanto di un’area, ma spesso hanno incassato il sostegno di più “anime” che su alcune questioni si trovano in disaccordo con il risultato di una conflittualità molto più trasversale e difficile da gestire.

Un altro fronte caldo è quello delle regionali e del posizionamento del partito, che potrebbe avere ricadute anche in Campidoglio. Molto dipenderà dalla tenuta del «campo largo», sebbene Carlo Calenda continui a ripetere: «Mai con i Cinque stelle». Qualcuno, però, non esclude che la polarizzazione tra il progressismo riformista e le frange più radicali possa portare a una spaccatura sia nel Pd, sia nel M5S: «A quel punto, i moderali potrebbero convergere con il Terzo polo». Se «il modello Lazio» reggerà l’onda d’urto delle bordate calendiane e riuscirà ad affermarsi alle prossime elezioni, non è escluso un allargamento della giunta capitolina ad Azione e Italia Viva per quello che potrebbe essere il primo rimpasto dell’era Gualtieri.

Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di Roma iscriviti gratis alla newsletter “I sette colli di Roma” a cura di Giuseppe Di Piazza. Arriva ogni sabato nella tua casella di posta alle 7 del mattino. Basta cliccare qui.

11 ottobre 2022 (modifica il 11 ottobre 2022 | 15:05)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-10-11 13:36:00, Nell’incontro con la maggioranza della scorsa settimana il primo cittadino ha rassicurato gli eletti su un loro maggiore coinvolgimento nelle scelte dell’esecutivo. La crisi dopo le dimissioni di Ruberti e l’impressione di una certa distanza dalla città, Maria Egizia Fiaschetti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.