di Maria Volpe
Il regista condannato nel 1977 per una violenza su una 13enne, non può tornare negli Usa. Ora il legale del regista vuole dimostrare che allora ci fu un accanimento ingiusto
Il regista Roman Polanski ha 88 anni, e da 45 anni si trascina il caso di stupro rimasto in sospeso negli Usa. Nel 1977 infatti il regista si dichiarò colpevole di fronte all’accusa di aver violentato una ragazza tredicenne, Samantha Geimer. Ma prima della sentenza fuggì in Francia, e da allora la sua nuova patria non ha mai concesso l’estradizione richiesta dagli Stati Uniti che voleva processare e «punire» il regista. Anche la Polonia, suo paese natale, ha sempre rifiutato l’estradizione. In tutto ciò ovviamente Polanski non può mettere piede sul suolo americano.
Ora – secondo il magazine Variety sempre molto informato – ci sarebbe una novità importante: il nuovo procuratore della contea di Los Angeles, George Gascón, ha accettato di riaprire un documento che potrebbe aiutare il regista premio Oscar de «Il Pianista» a dimostrare che 45 anni fa, all’epoca del processo, la magistratura infierì ingiustamente su di lui. Gascón ha dato il via libera alla trascrizione di una testimonianza del 2010 di Roger Gunson, il sostituto procuratore di allora. «Il sospetto ha circondato questo caso per 40 anni – , Tiffiny Blacknell, una attivista vicina al procuratore, ha detto a Variety – Molta gente pensa che qualcosa di improprio sia stato commesso».
Da tempo Harland Braun, il legale di Polanski, sostiene che la trascrizione dimostrerebbe che il giudice Laurence Rittenband si accanì contro Polanski. Gunson era già stato interrogato per tre giorni a porte chiuse nel 2010: in quell’occasione avrebbe accusato Rittenband di comportamenti inappropriati. La decisione di Gascón lascia indicare una disponibilità del procuratore di riconsiderare il caso «con occhi nuovi».
Un caso che da anni divide l’opinione pubblica. Chi pensa che Polanski ormai 88enne possa essere «perdonato», considerato che è stato perdonato anche dalla stessa vittima; e chi ritiene che una colpa del genere debba comunque non restare impunita. Inoltre la giustizia americana ha sempre sostenuto che il regista debba avere il coraggio di tornare negli Usa poichè «i fuggiaschi si privano automaticamente dei loro diritti». «Adesso però c’è qualcosa di nuovo che si chiama Zoom», ha argomentato l’avvocato del regista: «Polanski potrebbe comparire in videochiamata da Parigi».
A chiudere le tesi dell’ala più dura il fatto che nel 2019 Polanski si ritrovò a fronteggiare delle nuove accuse di stupro da parte di Valentine Monnier: la donna disse di essere stata violentata nel 1975, quando era una giovane fotografa, appena 18enne.
13 luglio 2022 (modifica il 13 luglio 2022 | 19:21)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-07-13 20:37:00, Il regista condannato nel 1977 per una violenza su una 13enne, non può tornare negli Usa. Ora il legale del regista vuole dimostrare che allora ci fu un accanimento ingiusto , B. V.