di Alfio Sciacca inviato a Riccione (Rimini)
A Riccione in 2 mila alla veglia. Per la prima volta dopo l’incidente gli oltre 60 assistiti della onlus «Centro 21» e i loro familiari si sono ritrovati per condividere dolore e ricordi
«Amava il suo lavoro. Era quello che voleva fare e per cui aveva studiato, una passione totale che la portava a mettersi a disposizione giorno e notte». Di Romina Bannini ricorda in particolare le notti passate assieme in quella onlus che per molti ospiti con sindrome di Down è anche una casa famiglia. Li chiamano «gruppi di autonomia»: si condivide tutto assieme a un operatore per prepararli al momento in cui non avranno più i genitori al loro fianco. Di questi gruppi, spiega l’amica e collega Eleonora Gennari, «Romina era la coordinatrice e l’anima».
Fondatrice della cooperativa onlus
Quella di ieri doveva essere la giornata da dedicare a chi la tragedia l’ha vissuta a distanza. Per la prima volta dopo l’incidente gli oltre 60 assistiti della onlus «Centro 21» e i loro familiari si sono ritrovati per condividere dolore e ricordi. Eleonora e gli altri operatori avevano appena finito l’incontro quando è arrivata la notizia che Romina non ce l’aveva fatta. «Sarà difficile trovare una persona di pari valore, aveva un’effervescenza creativa unica — dice Elonora— . Con me e Pironi era stata uno dei 5 soci fondatori della cooperativa». E ricorda che da poco si era anche fidanzata: «Era il suo momento di felicità, aveva trovato una persona con cui progettare anche il suo di futuro».
L’espianto degli organi
Romina aveva 36 anni. Figlia unica, viveva a Passano, frazione di Coriano, il paese che ospita la comunità di San Patrignano. Ieri mattina i genitori sono andati in ospedale a Treviso per autorizzare l’espianto degli organi, come da lei espressamente chiesto in passato. «È stato il suo ultimo gesto d’amore» dicono amici e familiari.
L’elaborazione del lutto
Nella loro riflessione collettiva di ieri gli ospiti della Onlus l’hanno più volte ricordata, soprattutto per la sua «profonda umanità». Per aiutarli a gestire le emozioni è stato chiamato uno psicologo, Davide Filippi, che ha esordito in modo semplice: «Apritevi, condividete tutto ciò che vi passa per la testa». Ne è venuto fuori un incrocio di sguardi, abbracci, mani che si stringono. E poi i pensieri semplici di ragazzi e adulti, Down o con altre disabilità, che da anni hanno in questa struttura un punto di riferimento insostituibile. Luca, 25 anni, ha usato una metafora: «Mi piace pensare che siano come il bruco che diventa bozzolo e poi farfalla. Ecco, io immagino che i miei amici ora siano farfalle che volano in cielo». Mentre Carolina, 26 anni, ha cercato quasi di confortare volontari ed educatori che non riuscivano a trattenere le lacrime: «Io non so che dire, ma penso che anche la morte faccia parte della vita».
Tanti ricordi e aneddoti
Tanti i ricordi su Alfredo Barbieri, che pare fosse un leader del gruppo. «Anche da questo incontro — dice Fagioli, uno degli educatori— viene la conferma che spesso sono loro a darci forza nel nostro lavoro». Molti aneddoti sono stati raccontati anche in serata, quando duemila persone si sono riunite per la veglia di preghiera dedicata alle sette vittime nella chiesa di San Martino, «per ricordare Massimo e i suoi ragazzi», come recitava uno striscione in città.
L’ipotesi del malore alla guida dell’ex sindaco
Intanto le indagini sulla tragedia lasciano spazio all’ipotesi che l’incidente possa essere stato la conseguenza di un malore dell’ex sindaco Massimo Pironi, alla guida del furgone. Sull’A4 a San Donà non c’erano tracce di frenata prima del punto dello schianto contro il Tir (incolonnato a causa dei cantieri per la terza corsia).
L’impegno sociale di Massimo Pironi
Pironi era l’anima della Onlus «Centro 21» e della cooperativa «Cuore 21» che la gestisce. La sede è stata realizzata in quello che un tempo era un lazzaretto che ospitava i malati delle vecchie colonie estive. Ne aveva avviato la ristrutturazione all’epoca in cui era sindaco della città. E lo aveva fatto coinvolgendo progettisti e maestranze che in molti casi aveva offerto gratis la loro prestazione. Era un suo punto di orgoglio. E così, quando dalla politica si era sentito tradito dopo una militanza cominciata a 16 anni, non poteva che ripartire da qui per la sua seconda vita. «Era il motore di tutto — dicono gli operatori—. Ci si dedicava 26 ore al giorno, svolgendo ogni mansione: dalle relazioni pubbliche ai lavori di manovalanza o autista».
10 ottobre 2022 (modifica il 10 ottobre 2022 | 08:09)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-10-10 12:57:00, A Riccione in 2 mila alla veglia. Per la prima volta dopo l’incidente gli oltre 60 assistiti della onlus «Centro 21» e i loro familiari si sono ritrovati per condividere dolore e ricordi, Alfio Sciacca inviato a Riccione (Rimini)