Rumore, se il contrario del silenzio non è una melodia e fa notizia

Rumore, se il contrario del silenzio non è una melodia e fa notizia

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Questa volta, per cominciare il nostro piccolo viaggio intorno a questa parola, dobbiamo partire dal suo contrario: se cercate su un dizionario la definizione di silenzio troverete senz’altro all’inizio della descrizione l’espressione assenza di rumori. Perch con questa parola raccontiamo un fenomeno acustico, ma non uno qualsiasi.

Un’impressione sgradevole. Il rumore non una voce, anche se una quantit di sciocchezze espresse parlando possono essere liquidate come rumori, non ha l’annunciata melodia di un suono, n si limita a registrare l’esito di una vibrazione. Il rumore si presenta come un fenomeno acustico per lo pi indesiderato dovuto a vibrazioni irregolari e non armoniche segnala il dizionario di Tullio De Mauro. La Treccani parla addirittura di perturbazione sonora.

Dall’emergere del comunicare. L’origine della parola italiana, una delle prime ad essere acquisite dal latino, semplice: anche nella lingua dei nostri padri rumōr, si presta a descrivere clamore, strepito ma come vedremo anche molto di pi. La necessit di descrivere un’onda sonora in tutta la sua fastidiosa potenza antichissima. Alcuni studiosi fanno riferimento ad una radice onomatopeica Ru- che sarebbe alla base di altre espressioni come ruggire, e anche all’interno della formazione di parole come urlo. Certamente ci troviamo di fronte al tentativo nei nostri antenati di trovare un modo per descrivere con brevit e chiarezza uno dei fenomeni fondamentali dell’esistenza.

Non solo clamore. Ma come abbiamo visto il rumor latino non si limita a descrivere una situazione di strepito. Anzi, i nostri nonni lo utilizzano spesso per definire una diceria, una notizia incerta, una chiacchiera. Per estensione rumor diventa il pensiero dell’opinione pubblica e pu essere utilizzato sia come calunnia e accusa, sia come plauso e approvazione. Di fatto contribuisce alla fama, alla reputazione.

Il giro del mondo. Fa sorridere che oggi nel linguaggio comune abbiamo adottato la voce inglese rumor, nel senso di notizia non controllata, voce di corridoio, mormorio su un gradino appena appena pi alto di un pettegolezzo, perfetto quando si deve riferire un pensiero che non possibile attribuire in modo trasparente a nessuno. Quella voce inglese e senz’altro figlia della parola latina, al limite influenzata dall’uso francese che non se ne distanzia per significato: e noi, invece di riprendere una nostra tradizione diretta, preferiamo l’adozione di un anglismo, con tanto di esse finale, rumors, quando dobbiamo descrivere non una singola voce incontrollata ma quei pettegolezzi in generale.

Digressione sul retroscena. Da qualche anno nel menu giornalistico, accanto all’intervista, al reportage, all’inchiesta apparso il retroscena. Si tratta di una ricostruzione dietro le quinte (che spiega anche un po’ il nome) di come sarebbero andate certe decisioni politiche o istituzionali. andando molto oltre le spiegazioni offerte direttamente dai protagonisti. Genere giornalistico molto affascinante, capace di rivelare segreti inconfessabili, avidamente ricercato dai lettori. Eppure, questo genere che ha attinto a piene mani dai rumors di cui parlavamo prima qualche controindicazione ce l’ha. Intanto per definizione non fornisce mai le fonti, sia che si tratti di soffiate suggerite ad arte o di fatti scoperti direttamente dal giornalista: quindi come lettori siamo obbligati a fidarci di quanto ci sta raccontando. Normalmente i diretti interessati smentiscono. E lo fanno nello stesso modo sia nel caso in cui la ricostruzione sia attendibile sia nell’eventualit opposta.

Le conseguenze del rumore. Tornando alla nostra parola naturale che nel linguaggio abbia conquistato un’ampia serie di significati, dalla concretezza (perfino legale) dei rumori molesti, all’efficacia con cui si presta per descrivere lo schiamazzo o il voco confuso, il rumore della folla. Fino ad una definizione oggi meno frequente che la vede sinonimo di tumulto, sommossa, rivolta. Certamente in senso figurato le conseguenze evidenti di un fatto che produce un cambiamento, sono tali da far rumore. E non c’ bisogno di alzare il volume per capire che una particolare scoperta scientifica destinata a fare rumore nell’ambiente della ricerca. Cos come quella intervista con dichiarazioni molto forti far rumore nel mondo politico. Perfino nella teoria della comunicazione questa parola si conquistata un significato figurato importante per indicare qualsiasi elemento produca un effetto di disturbo sul messaggio, impedendone la ricezione nella forma in cui stato emesso.

La risonanza e la reazione possibile. Come abbiamo visto utilizziamo l’espressione fa rumore per raccontare il clamore suscitato da una dichiarazione, da una decisione, da un cambiamento che riteniamo inaspettato. Certo deve essere reale e credibile, sia il fatto che viene illustrato sia le parole che lo raccontano. Altrimenti ci troviamo nel cuore di una delle pi straordinarie opere di Shakespeare, Molto rumore per nulla, il cui titolo (Much ado about nothing) diventato proverbiale per indicare le esagerazioni, le esasperazioni assurde per descrivere un fatto inconsistente o del tutto trascurabile. Magari potreste leggerla o assistere a una delle sue frequenti rappresentazioni. Cos quando qualcuno dice una sciocchezza parlando di argomenti che non conosce, potete sempre chiedergli: sei appassionato di Shakespeare? Se non capisce pazienza, certo la vostra reazione destinata a fare rumore, fidatevi.

26 aprile 2023 (modifica il 26 aprile 2023 | 06:27)

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, L’articolo originale è stato pubblicato da, https://www.corriere.it/scuola/23_aprile_26/rumore-se-contrario-silenzio-non-melodia-fa-notizia-c6ce4de8-e398-11ed-89e2-97aae0cbce13.shtml, , https://rss.app/feeds/0kOk1fn8PPcBHYnU.xml, Paolo Fallai,

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