di Paolo DecrestinaNelle trattative per il via libera alla legge di Bilancio tutti i gruppi hanno dovuto lasciare qualcosa per strada in nome dell’unità e dello «spettro» dell’esercizio provvisorio Sono ore febbrili alla Camera per quella che ormai è diventato un classico di fine anno della politica italiana, e cioè l’approvazione della manovra a ridosso delle feste di Natale. Tappe forzate in Parlamento per evitare quello che tutti dicono di voler evitare e che, nei fatti, dovranno dimostrare di voler evitare: l’esercizio provvisorio, che sarebbe un pericoloso segnale per i mercati finanziari. Già nella giornata di oggi, lunedì, e in attesa della maratona notturna, è prevista una serie di incontri bilaterali fra il Mef e i vari gruppi. L’obiettivo, sempre quello, è individuare gli emendamenti, di maggioranza e opposizione, sia ordinamentali sia onerosi, che potranno entrare nella manovra. Le rinunceCome tutte le trattative, anche quella di Natale sulla Finanziaria del primo governo meloni ha visto le parti mollare il colpo su qualcosa per ottenere qualcos’altro, chi più chi meno, tutti i partiti sono arrivati con richieste ed emendamenti che hanno dovuto ritirare in nome dell’unità (e dei tempi stretti per trattare). Vere e proprie rinunce incrociate delle forze politiche che hanno portato a una tregua prima del rush finale. Fratelli d’Italia Lo stesso partito di Giorgia Meloni, azionista di maggioranza della coalizione di governo, ha dovuto cedere il passo. La norma sul tetto al pos per i pagamenti fino a 60 euro senza sanzioni per i commercianti, è stata ritirata. Un’archiviazione arrivata dopo gli intensi colloqui con Bruxelles, in particolare col ministro meloniano Raffaele Fitto, perché la norma sarebbe andate contro gli obiettivi Pnrr sulla lotta all’evasione fiscale. In cambio, Fratelli d’Italia ottiene comunque in manovra un decreto che prevede un credito d’imposta sulle commissioni che pagheranno gli esercenti. FdI ha puntato inoltre sul tetto all’uso del contante, passato da mille a 5mila euro. Un tema su cui si è registrato anche un piccolo inconveniente che ha colorito, se ce n’era bisogno, le giornate a Montecitorio. L’emendamento del governo pensato per eliminare la norma sul pos conteneva un «refuso», si prevede insomma la soppressione dell’intero articolo 69 della manovra, che contiene appunto anche l’innalzamento del tetto al contante. Non è tutto, il partito della premier Meloni strappa anche la rivalutazione delle pensioni all’85 per cento fino a 5 volte il minimo. La Lega Per la Lega i temi economici sono stati centrali in campagna elettorale, in particolare fisco e pensioni. Il partito di Matteo Salvini si batte da tempo per la cosidetta «pace fiscale» e nella sfida della Finanziaria partiva con la richiesta di rottamazione delle cartelle esattoriali fini a 3.500 euro. La otterrà (se confermata), solo fino a mille euro. Altro punto cardine leghista è la flat tax. Si partiva da una proposta di una tassa piatta fino a 100mila euro. Salvini la otterrà ma il limite si ferma a 85mila. Rinunce totali invece ad altre due proposte: il perdono fiscale con la depenalizzazione di alcuni reati tributari e il rientro dei capitali illegalmente detenuti all’estero con scudo fiscale; nella manovra non ci saranno. Forza ItaliaTra le più attive nell’attenzione e nelle proposte per la messa a punto della manovra c’è sicuramente Forza Italia, che all’alba del giorno che dovrebbe portare il testo da discutere a Montecitorio parla di «un buon inizio, ma è solo un inizio». Il partito guidato da Silvio Berlusconi voleva un intervento più generoso sulla decontribuzione per i giovani assunti. Fino a 35 anni FI pretendeva fosse totale, invece salirà da 6 mila a 8 mila per ogni nuovo posto di lavoro. Altro tema molto caro agli azzurri è quello della revisione delle pensioni minime. Berlusconi, nel videomessaggio alla festa per il decennale di FdI ha ricordato che «la nostra volontà di far ripartire il Paese comincia dalla tutela dei più deboli». Le pensioni minime salgono sì a 600 euro, ma solo per gli over 75 (quando la richiesta era invece per tutta la platea). L’ex premier comunque non intende fermarsi qui: «Il nostro obiettivo resta quello di portare le pensioni minime per la fine della legislatura a 1000 euro, cento euro in più all’anno». Lo scontro sul Reddito Un capitolo a parte merita il Reddito di cittadinanza, che più di tutto ha animato le polemiche con le opposizioni. Il Movimento 5 Stelle difende il suo vessillo, il Pd presenta un emendamento sul salario minimo. L’assegno alla fine scende da 8 a 7 mesi, non 6 come voleva Noi moderati. Per Conte, intervenuto in commissione Bilancio, «anticipare di un altro mese lo stop al Reddito di cittadinanza per gli occupabili significa contribuire a creare un dramma sociale». 19 dicembre 2022 (modifica il 19 dicembre 2022 | 12:40) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-12-19 11:40:00, Nelle trattative per il via libera alla legge di Bilancio tutti i gruppi hanno dovuto lasciare qualcosa per strada in nome dell’unità e dello «spettro» dell’esercizio provvisorio, Paolo Decrestina