Secondo gli analisti almeno il 60% sono mulfunzionanti. Il caso degli ordigni inesplosi. Gravi carenze nei materiali e nei processi di fabbricazione nonostante gli ottimi prototipi La logistica, arte negletta. Secondo le valutazioni di analisti occidentali, almeno il 60 % delle armi e del munizionamento impiegati dalle forze russe nella loro offensiva in Ucraina ha evidenziato gravi malfunzionamenti con una grande quantità di ordigni inesplosi. Si tratta di valutazioni basate sull’esame di quanto trovato sul terreno, la cui attendibilità, quindi, è ragionevolmente elevata e che fa sorgere seri dubbi sull’efficienza della macchina militare di Mosca. Pessima manutenzioneNon si tratta però di una sorpresa: senza andare troppo indietro nel tempo, una situazione analoga si presentò durante il breve conflitto tra Georgia e Russia nell’agosto del 2008. Si trattava di una situazione che presenta singolari analogie con quella che stiamo vivendo in queste settimane: due territori rivendicati dai georgiani, l’Abkhazia e l’Ossetia Meridionale, dove fin dai tempi dell’URSS erano in corso scontri interetnici, avevano proclamato la loro indipendenza; Tbilisi lanciò un’operazione militare che provocò un pesante intervento russo. Il conflitto durò solo cinque giorni e si concluse con una disfatta delle forze georgiane, ma l’analisi degli eventi evidenziò che oltre il 50 % del munizionamento impiegato dalle forze di Mosca non esplose, principalmente a causa del pessimo stato di manutenzione delle spolette: le esperienze del passato dovrebbero essere lezioni per il futuro, ma sembra che la logistica delle forze armate russe non ne abbia tratto il necessario giovamento. Progetti eccellenti, ma prodotti finali carentiEsiste a monte un problema generalizzato di qualità. Gli uffici progetto dell’industria russa degli armamenti dispongono di qualità eccellenti, a volte al di sopra di quanto disponibile in Occidente: le conoscenze nel campo della fluidodinamica tridimensionale hanno consentito l’elaborazione di straordinari programmi aeronautici; purtroppo però, quando si passa dai progetti ai prototipi e da questi ai prodotti in serie vengono alla luci gravi carenze nella qualità dei materiali e in quella dei processi di fabbricazione. È accaduto, ad esempio, che l’esame dei rottami di un velivolo da combattimento russo abbia evidenziato l’utilizzo di leghe del tutto analoghe nella loro formulazione a quelle impiegate nelle nostre industrie aerospaziali, ma con un livello di omogeneità così scadente da richiedere spessori doppi a quelli possibili, con un incremento dei pesi a tutto scapito delle prestazioni finali del sistema d’arma. Scarsa vita operativa Un’altra conseguenza di questi insoddisfacenti livelli quantitativi è la scarsa vita operativa dei prodotti: il MiG29 Fulcrum, al suo esordio alla fine degli anni ’70, inizio degli ’80, era una macchina stupefacente e tutt’ora conserva una rilevante capacità operativa, ma deve cambiare i motori dopo pochissime centinaia di ore di volo, il che moltiplica i costi e la complessità della logistica e di conseguenza la sua disponibilità operativa. In estrema sintesi: senza una logistica efficiente le guerre non si vincono e questo sembra proprio il tallone d’Achille delle forze russe. 27 marzo 2022 (modifica il 27 marzo 2022 | 21:13) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-03-27 19:21:00, Secondo gli analisti almeno il 60% sono mulfunzionanti. Il caso degli ordigni inesplosi. Gravi carenze nei materiali e nei processi di fabbricazione nonostante gli ottimi prototipi, Vincenzo Camporini