Russia verso il default tecnico, non pagate  le cedole in dollari: ecco le conseguenze Banche in fuga: i rischi di Intesa e Unicredit

Russia verso il default tecnico, non pagate  le cedole in dollari: ecco le conseguenze Banche in fuga: i rischi di Intesa e Unicredit

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La crisi russa

di Marco Sabella16 mar 2022

Russia verso il default tecnico: non pagate le cedole in dollari, le conseguenze
Il crollo del cambio del rublo

Gli investitori stanno aspettando di ricevere il pagamento di 117 milioni di dollari di cedole su due obbligazioni russe, i primi pagamenti di questo tipo da quando i paesi occidentali hanno risposto all’invasione dell’Ucraina del presidente Vladimir Putin con sanzioni finanziarie senza precedenti. La scadenza, prevista per oggi, segna un test cruciale della volontà e della capacità di Mosca di continuare a servire il suo debito estero. Il 5 marzo, Putin ha detto che i creditori dei paesi «ostili» che hanno imposto sanzioni dovrebbero essere pagati in rubli piuttosto che in valuta estera. Ma secondo Fitch una tale «ridenominazione forzata» dei pagamenti delle cedole indicherebbe «che è iniziato un default o un processo simile al default». La società declasserebbe ulteriormente il rating di credito della Russia a «default limitato» se il pagamento non venisse effettuato in dollari entro il periodo di grazia di 30 giorni che segue la scadenza di oggi. Alcune delle obbligazioni russe denominate in dollari e in euro contengono una clausola di ripiego che permette il rimborso in rubli, ma le due obbligazioni con cedole in scadenza per oggi non sono tra queste.

L’ultimo default risale al 1998

Gli investitori occidentali si stanno preparando al default da quando il mese scorso sono state imposte sanzioni statunitensi ed europee contro la banca centrale russa. Le due obbligazioni che pagano le cedole oggi sono scambiate a un prezzo di meno di 30 centesimi di dollaro, anche se sono salite leggermente dai loro recenti minimi di circa 20 centesimi. Gli investitori occidentali, che detenevano circa 170 miliardi di dollari di attività russe prima dell’invasione, hanno già subito pesanti perdite. Un default sul debito estero della Russia – di cui circa 20 miliardi di dollari erano nelle mani di stranieri prima dell’invasione – solleverebbe anche domande sulla mole di debito in rubli del paese, e sui circa 90 miliardi di dollari di obbligazioni in valuta estera emesse da società russe. L’ultimo default sovrano della Russia risale al 1998 quando s’innescò la crisi finanziaria che portò quasi al crollo dell’hedge fund americano Long-Term Capital Management. Poi, il governo ha ristrutturato il suo debito in rubli e il debito denominato in dollari dell’era sovietica, ma ha continuato ad effettuare i pagamenti sulle obbligazioni internazionali emesse dal crollo dell’Unione Sovietica. L’ultimo default completo sul debito estero è avvenuto all’indomani della rivoluzione russa, quando il governo bolscevico ripudiò i debiti dell’era zarista.

Fitch: «Se pagheranno in rubli sarà un default»

Il pagamento «in valuta locale» delle cedole sugli Eurobond in dollari statunitensi della Russia rappresenterebbe «un default sovrano, alla scadenza del periodo di grazia di 30 giorni». Una «siffatta ridenominazione forzata» dei pagamenti sarebbe indicativa del fatto che «un default o un processo assimilabile al default è iniziato». Lo chiarisce l’agenzia di rating Fitch in una nota di commento sui potenziali eventi di default della Russia, ricordando che quelle in scadenza oggi sono le prime cedole in valuta estera dopo il decreto del 5 marzo di Putin che impone di pagare in rubli i creditori di Paesi che hanno sanzionato Mosca.

Mosca non paga già dal 2 marzo

Fitch esamina anche gli effetti del mancato pagamento agli investitori non residenti delle cedole sui bond sovrani russi (Ofz) denominati in rubli scaduti lo scorso 2 marzo. «Ci sembra di aver inteso che il ministero delle Finanze della Russia abbia fatto questi pagamenti di cedole sugli Ofz al 2024 al Deposito di compensazione nazionale, ma non sono stati pagati agli investitori stranieri a causa delle restrizioni della Banca centrale russa», spiega Fitch. «Questo – aggiunge – rappresenterà un default se non verranno presi rimedi entro 30 giorni da quando i pagamenti sarebbe stati dovuti». Fitch precisa che sta concedendo alla Russia un periodo di grazie di 30 giorni «nonostante l’assenza di documentazione sugli Ofz che confermi i dettagli relativi a un qualsiasi periodo di grazia».

Che cosa accadrà adesso

Le conseguenze di un default, secondo la maggior parte degli operatori non dovrebbero avere un impatto eccessivamente grave sul sistema finanziario internazionale. I creditori e gli investitori, spesso grandi gruppi del risparmio gestito come Blackrock e Pimco subiranno perdite considerevoli ma il sistema bancario dei Paesi occidentali nel suo complesso non subirà un colpo troppo duro. Secondo i dati più recenti il sistema bancario francese è esposto al debito sovrano russo in valuta per circa 4 miliardi di dollari, l’Italia per 2 miliardi gli Stati Uniti per altri 4. La Russia del resto non è un grande debitore sul mercato internazionale dei capitali . Con un rapporto debito/Pil di appena il 20% secondo alcuni calcoli l’ammontare complessivo del debito in valuta estera che potrebbe andare in default ammonta a un totale di circa 40 miliardi. I Paesi e le economie occidentali dovrebbero dunque essere toccate solo marginalmente da questo evento mentre i cittadini russi stanno già sperimentando da settimane il blocco al ritiro dei depositi bancari oltre una certa soglia e la sostanziale polverizzazione del loro risparmio attraverso un’inflazione a doppia cifra e la svalutazione del rublo.

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, 2022-03-16 18:37:00, Gli investitori aspettano di ricevere 117 milioni di dollari di cedola: i primi non sono stati pagati. Il default scatterebbe al termine di un «periodo di grazia» di 30 giorni. Ammontano a 90 miliardi le obbligazioni in valuta estera emesse da società russe, Marco Sabella

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