di Monica Guerzoni La visita del leader della Lega all’hotspot dell’isola siciliana ha il sapore dell’autocandidatura. E sbeffeggia «l’allegra brigata di Letta, Calenda, Bonino, Gelmini, tutti insieme per salvare la poltrona» DALLA NOSTRA INVIATA Un ragazzo africano con un asciugamano bianco a proteggere la testa grida «libertà!». Altri scattano foto col telefonino mentre Matteo Salvini , in cima a un piccolo corteo di istituzioni e forze dell’ordine, visita l’hotspot di Lampedusa. Fuori, tra gli alberi, odore di escrementi e mucchi di bottiglie vuote. Ma dietro le sbarre il centro appare in ordine, come può esserlo un luogo provvisorio di accoglienza pr centinaia di esseri umani in fuga dalla fame e dalla sete, che approdano in Italia sui barconi in cerca di un futuro. Il segretario della Lega, impegnato in una tappa cruciale del tour elettorale, accusa la ministra Lamorgese di aver fatto svuotare l’hotspot in occasione della sua visita e dell’incontro con la stampa. Ma dal Viminale rispondono che era tutto previsto e che nulla si è fatto per smontare il palcoscenico all’ex responsabile dell’Interno che punta a fare il bis. «Se al ministero dell’Interno c’è qualcuno che non fa il suo possiamo contare 100.000 arrivi entro dicembre – prevede Salvini puntando il dito contro la perfetta scelta da Mario Draghi nel febbraio 2021 – il mio obiettivo è chiudere i centri straordinari perché l’immigrazione possa tornare a essere controllata. Chi ha diritto viene accolto, ma non per terra, sbattuto lì su un materasso con 40 gradi all’ombra, perché non è degno di un Paese civile. E chi non ha diritto non parte neanche». Il tour del centro dura meno di mezz’ora. Poi Salvini risponde ai giornalisti, italiani e stranieri. Assicura che tra il 2018 e il 2019, quando al Viminale c’era lui, «l’Italia era un Paese più sicuro e più protetto, lo dicono i numeri». Rispolvera slogan della campagna elettorale di quattro anni fa: «Lampedusa porta d’Europa non può essere il campo profughi d’Europa». E per non fare arrabbiare albergatori e imprenditori parla da tour operator: «Venite a Lampedusa. È una terra stupenda, accogliente con chi sbarca e con i turisti, non c’è problema di ordine pubblico, di sicurezza o di Covid». Ma il messaggio di fondo è che l’immigrazione deve essere «controllata» e i decreti sicurezza che furono il suo cavallo di battaglia e consentirono, dai conti di Salvini, di «dimezzare i morti», devono presto essere rispolverati: «Se nel mese di luglio del 2022 hai più sbarchi che nell’intero 2019 c’è qualcosa che non funziona. Adesso le frontiere italiane sono un colabrodo, a Lampedusa, al Brennero, a Trieste, in Calabria, in Puglia, in Sardegna. Non stiamo facendo un buon servizio all’umanità». I fotografi scattano, le telecamere riprendono e decine di ragazzi arrivati dalle regioni più torride e disagiate dell’Africa guardano il politico italiano in jeans e camicia bianca che parla di loro: «Io dico no alle scene che ho visto qua, con bambini e donne incinte che dovrebbero essere altrove, con ragazzi che dovrebbero essere trattati in altra maniera. Non è questo il paese civile dove voglio che crescano i miei figli. Chi ha diritto di arrivare in Italia ci arriva in aereo». Senatore, lei è a favore dei corridoi umanitari? «Sì, assolutamente sì. Centri di identificazione e prevenzione in Nordafrica sono il nostro obiettivo». C’è anche il tempo per sbeffeggiare «l’allegra brigata di Letta, Calenda, Bonino, Gelmini, tutti insieme per salvare la poltrona», per auspicare «finalmente un governo politico dopo tanti tecnici» e rilanciare la speranza che il suo partito si piazzi davanti a Fratelli d’Italia: «Se faremo il miglior risultato io sono pronto». A fare il premier, o il ministro dell’Interno. Giorgia Meloni continua a frenare sulla scelta, ma Salvini non si arrende e insiste: «A me alcuni ministri scelti dall’intero centrodestra, come Economia, Esteri e Giustizia, piacerebbe presentarli agli italiani prima del voto». Il Viminale nella lista non c’è, ma la visita del leader leghista all’hotspot di Lampedusa è la più chiara e forte delle autocandidature: «Con me al Viminale c’erano meno morti, meno sbarchi, meno reati e meno problemi. Conto che al Viminale ci vada un uomo o una donna della Lega». 4 agosto 2022 (modifica il 4 agosto 2022 | 19:46) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-08-04 17:47:00, La visita del leader della Lega all’hotspot dell’isola siciliana ha il sapore dell’autocandidatura. E sbeffeggia «l’allegra brigata di Letta, Calenda, Bonino, Gelmini, tutti insieme per salvare la poltrona», Monica Guerzoni