di Marco CremonesiIl segretario della Lega riceve un sms di sostegno da Marine Le Pen. E rivendica: «L’autonomia è più urgente del presidenzialismo» L’abiura di Salvini su Putin. Il leader leghista, intervistato da Bloomberg, l’ha detto chiaro come forse mai fino a questo momento: «La mia opinione su Putin è davvero cambiata durante la guerra. Perché quando qualcuno inizia a invadere, bombardare, inviare carri armati in un altro Paese, beh, tutto cambia…»”. Il segretario leghista ieri ha parlato al pubblico Usa anche con una lunga intervista a Newsmax, un magazine di informazione molto diffuso (e schierato a destra) negli Stati Uniti. A cui ha detto che «fascismo e comunismo per fortuna non torneranno. Le colpe di Mussolini erano così gravi ed evidenti da porre fine a qualsiasi discussione su questo tema. Noi stiamo lavorando per costruire un futuro migliore in nome della libertà. Studiamo il passato nei libri di storia». Per Salvini è anche arrivato un «in bocca al lupo» via sms da Marine Le Pen: «Buona fortuna Matteo! Ancora e sempre con te». In ogni caso, «Bella ciao» continua a dividere. La canzone della Resistenza italiana più nota del pianeta (ne esistono versioni in tutte le lingue) negli ultimi anni è diventata una protagonista fissa delle campagne elettorali. Giusto ieri l’hanno cantata in luoghi e contesti diversi leader politici di primo piano. Ha iniziato in mattinata Giuseppe Conte, intercettato dalle Iene al mercato di piazza Palermo a Genova: «È un fondamento della reazione alla dittatura fascista, il fondamento della nostra Costituzione ed esprime tutti i valori di una comunità che si è voluta liberare con la Resistenza dalla dittatura». Poi è stata la volta di Matteo Renzi a Livorno: «Una gran bella canzone. E una canzone di tutti». Quindi, Luigi Di Maio a Un giorno da pecora e Pier Ferdinando Casini a Bologna: «È una cosa che non dovrebbe imbarazzare nessuno. Il 25 Aprile dovrebbe essere una festa che accomuna, non che divide». Matteo Salvini non ce l’ha fatta a trattenersi. In un comizio a Crotone, ha iniziato piano: «Più a sinistra minacciano e insultano, più hanno capito che domenica 25 settembre vinciamo noi e vanno a casa. Pd e Cinque Stelle te li saluto, bye bye». Poi, in escalation: «Ciao Belli, non Bella ciao. A cantare Bella ciao saranno loro, bella ciao alla poltrona». Intanto, alcuni attriti tra i partiti del centrodestra continuano ad affiorare. Ieri, sul tema dei rigassificatori, dopo che Francesco Ferrari di Fratelli d’Italia non ha escluso ricorsi contro l’impianto che dovrebbe sorgere al largo di Piombino. Gli ha risposto il capogruppo leghista Riccardo Molinari («I rigassificatori vanno fatti») e il leader di Noi moderati Maurizio Lupi: «Basta con la politica dei no». E se Giorgia Meloni, a dispetto dei dubbi di molti amministratori della Lega, è per una rinegoziazione del Pnrr, ieri è arrivata una prudente apertura del ministro all’Economia Daniele Franco: «Una ridiscussione integrale del piano avrebbe l’inconveniente di bloccare tutti i lavori e darebbe luogo ad una discussione molto lunga con la Commissione Ue». Ma «cambiamenti mirati sono possibili e auspicabili ove vi siano problemi». Aperta la questione dell’autonomia chiesta dalla Lega agli alleati. Presidenzialismo e autonomia sono entrambi nel programma di centrodestra. «Ma penso sia più urgente e necessaria — ha detto Salvini — la concessione di una maggiore autonomia alle Regioni». Il Corriere ha una newsletter dedicata alle elezioni: si intitola Diario Politico, è gratuita, e ci si iscrive qui 20 settembre 2022 (modifica il 20 settembre 2022 | 08:30) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-20 06:52:00, Il segretario della Lega riceve un sms di sostegno da Marine Le Pen. E rivendica: «L’autonomia è più urgente del presidenzialismo», Marco Cremonesi