Salvini: «Io elemento di stabilità. Roma lavori per la pace con Parigi e Berlino»

Salvini: «Io elemento di stabilità. Roma lavori per la pace con Parigi e Berlino»

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di Marco Cremonesi Il leader della Lega: il nostro Paese ha l’autorevolezza per promuovere un’iniziativa che spinga al negoziato. Non siamo scettici sull’Europa, ma i trattati vanno rivisti Segretario Matteo Salvini, come si esce dalla guerra? «Con un’iniziativa europea che parta dai tre grandi Paesi fondatori dell’Unione: Italia, Francia e Germania. L’Italia ha l’autorevolezza per farsi promotrice di questa iniziativa, con l’obiettivo di spingere le parti a negoziare. Per arrivare alla pace è essenziale che nessuno si senta umiliato, deve prevalere la voce della diplomazia e del buonsenso. Gli italiani e gli europei vogliono la pace: la Lega ed io personalmente siamo pronti ad ogni sforzo e ad incontrare ogni possibile interlocutore». I 5 Stelle chiedono di votare sul discorso che il premier Draghi farà al Senato il 19 maggio. Lei è d’accordo? «Quando il Parlamento si esprime è sempre positivo, tuttavia in un momento difficile come questo la Lega intende proporsi come un elemento di stabilità. Riteniamo giusto innanzitutto sentire cosa ha da dire il presidente del Consiglio, e comprendere qual è la sua strategia circa la “postura” che l’Italia dovrebbe assumere, nel caso in cui la guerra si prolungasse. Poi faremo le nostre valutazioni politiche». La Lega ha votato il decreto Ucraina. Ma oggi sembra molto restia ad aumentare l’impegno militare italiano, mentre un nuovo decreto è alle porte. Non starete riavvicinandovi a Conte? «Non mi interessa il pettegolezzo politico. I nostri sforzi sono dedicati ad unire realismo e difesa degli interessi nazionali, per ricostruire pace e stabilità. Per questo ritengo che, qualora si riuscisse a raggiungere un’intesa di pace, ci debba essere poi una conferenza internazionale sulla sicurezza in Europa, per avviare una fase nuova, nella quale dovrebbe essere coinvolta anche la Russia. Sul decreto, ripeto: aspettiamo di sentire Draghi». Che cosa risponde a chi vi rinfaccia ambiguità con la Russia? «La nostra posizione è chiara: abbiamo condannato senza se e senza ma l’invasione dell’Ucraina. Abbiamo votato lealmente con il governo. La guerra ha cambiato rapporti e giudizi, ma occorre lavorare per ricostruire relazioni diplomatiche, commerciali, culturali. In questo seguiamo la miglior politica estera italiana dal dopoguerra fino a Berlusconi e Prodi. È una sciocchezza prendersela con artisti, intellettuali, sportivi russi». Come si risolve il problema del caro energia? «È necessaria una rivoluzione energetica che incoraggi una produzione nazionale. Il nucleare è fra le opzioni necessarie, senza pregiudizi ideologici. Dobbiamo migliorare la qualità della vita degli italiani: penso alle ricadute dell’intelligenza artificiale su una sanità più umana, con le cure a casa propria. Va fatta una riforma della giustizia per eliminare le correnti, ridare certezza al diritto, velocizzare i processi, rispettare il principio della divisione dei poteri. Occorre un grande progetto per rifondare la scuola. La Lega ha raccolto la sfida della competenza, per questo abbiamo chiesto a prestigiosi accademici di dialogare con noi per ricostruire la Nazione». Che ruolo vuole avere la Lega nei prossimi anni? Che progetto avete per l’Italia? «La Lega è un partito con una vocazione specifica: la valorizzazione dei territori. Da sempre sosteniamo che una globalizzazione massificante avrebbe generato gravi problemi per il mondo e per l’Italia in particolare. I fatti ci hanno dato ragione. Occorre partire da più libertà e più opportunità per tutti: una grande riforma tributaria, flat tax, pace fiscale, un rapporto di fiducia con il contribuente». La Lega fa parte del fronte euroscettico. Ma un’Europa più unita non sarebbe necessaria per affrontare le sfide comuni? «Il nostro scetticismo non è verso l’Europa in sé, ma verso un’Europa burocratica, dirigista, poco attenta agli interessi nazionali. Occorre una revisione dei trattati. L’Europa si dedichi agli interessi veramente comuni: una politica estera europea verso gli altri poli mondiali, produzione e approvvigionamento delle risorse energetiche, lotta alle pandemie, infrastrutture strategiche transnazionali. Su mercato interno e concorrenza occorre agire non tanto controllando l’offerta, quanto opponendosi ai comportamenti discriminatori e spostando i controlli dalla Commissione ad autorità indipendenti». In Italia, come in Europa, sembra che tra voi e Fratelli d’Italia non si riesca a trovare un accordo politico sostanziale. Che cosa possiamo aspettarci? «Io lavoro per unire, cercare ciò che ci avvicina, non ciò che allontana: uniti si vince e si cambia l’Italia. E lavoro da mesi per unire il centrodestra in Europa parlando con tutti, perché essere divisi fra popolari, conservatori e identitari diminuisce la nostra forza». Certi di non voler cambiare la legge elettorale? «Non voglio nemmeno pensare a mesi persi in Parlamento per cambiare la legge elettorale come vuole il Pd. Il centrodestra unito, con un’idea di Italia ben precisa e alternativa alle sinistre, non può che vincere e governare a lungo». Che cosa vi caratterizza oggi come partito? Alcuni dirigenti temono l’annacquamento delle battaglie storiche. «Abbiamo fatto grandi battaglie identitarie: rivendico i risultati ottenuti, da ministro, contro l’immigrazione clandestina; la battaglia contro la stangata fiscale sulla casa: in media abbiamo evitato un aggravio di 1.140 euro per immobile; l’eccezionale impegno dei nostri governatori e sindaci. Oggi si parla di dare più autonomia alle Regioni per merito della Lega e se a sinistra non porranno ostacoli siamo finalmente vicini a un risultato storico». Il patto da lei proposto a Macron e Scholz riguarda soltanto la guerra o è un orizzonte strategico? «L’Italia vuole contare di più in una Europa forte, libera, non oppressiva dei diritti dei cittadini e degli interessi delle comunità nazionali. Per realizzare l’obiettivo sarà sempre più necessaria una collaborazione innanzitutto fra coloro che hanno costruito all’indomani della tragedia del nazifascismo una grande speranza di pace e di libertà: dobbiamo riprendere lo spirito di De Gasperi, Adenauer, Schuman». Prima l’Italia è il nome di alcune liste elettorali oppure è il nuovo nome della Lega? «È la lista che presentiamo in alcune realtà a partire dalla Sicilia: si tratta di uno strumento per aggregare forze civiche, associazionismo, nuove realtà». Lei ha più volte incontrato il presidente Draghi. Il vostro rapporto è diverso, quindi più collaborativo, da quello che poi appare pubblicamente? «Con il presidente Draghi stiamo trovando una buona sintesi su diversi argomenti come per esempio la delega fiscale, il pragmatismo dimostrato sull’Ilva di Taranto nonostante il centrosinistra abbia assunto posizioni anti industriali, un nuovo protagonismo dell’Italia in Europa e nel mondo. La squadra della Lega, a tutti i livelli, in una fase drammatica — e unica — ha scelto di mettere al primo posto gli interessi del Paese rispetto a quelli di partito, offrendo la cultura di governo del centrodestra, garantendo equilibrio e buonsenso, prevenendo sbandamenti verso sinistra e verso politiche illiberali. E continuerà a farlo». 14 maggio 2022 (modifica il 14 maggio 2022 | 06:48) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-14 07:32:00, Il leader della Lega: il nostro Paese ha l’autorevolezza per promuovere un’iniziativa che spinga al negoziato. Non siamo scettici sull’Europa, ma i trattati vanno rivisti, Marco Cremonesi

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