Sandrone, il barolista che conquistò il mondo partendo da un garage

Sandrone, il barolista che conquistò il mondo partendo da un garage

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di Luciano Ferraro

Morto a 76 anni, l’ultimo pensiero per i nipoti a cui ha dedicato il suo vino pi famoso

Sono Luciano Sandrone dell’azienda Sandrone Luciano, in Barolo. Voglio far innamorare la gente dei miei vini. Si presentava cos il gentiluomo del Barolo. morto a 76 anni, dopo una battaglia contro il cancro, nella sua casa accanto alla cantina in cui tutto inizi. Non era figlio d’arte. La sua era una famiglia di falegnami, a La Morra, uno degli 11 Comuni del Barolo. Era allergico alla segatura, prefer le vigne.

Cantiniere prima (da Borgogno e Marchesi di Barolo), vignaiolo in proprio dal 1977, acquistando un po’ di terra sulla collina di Cannubi, diventata uno dei luoghi del vino pi costosi al mondo. Sandrone, con la moglie Mariuccia, fece nascere in un garage le sue prime 1.500 bottiglie. In pochi anni i suoi vini scalarono le classifiche mondiali. Il vino d’esordio, il Cannubi Boschis, ha conquistato nell’annata 1990 il punteggio massimo del critico Robert Parker (100/100). Stesso risultato, 4 anni fa, per un Barolo (con un biotipo di Nebbiolo da lui scoperto), il Vite Talin 2013, premiato da Monica Larner, erede in Italia di Parker.

Come ci sono riuscito? Nessun segreto, solo passione e tanto lavoro, diceva. Sembrava riservato, quasi burbero, quando era al lavoro in cantina con l’immancabile grembiule blu. Ma era generoso e accogliente con chi apprezzava i suoi vini. E capace di emozionarsi, come a una degustazione di tanti anni fa, quando un lungo applauso accompagn la sua commozione mentre scrutava in controluce un bicchiere di un suo Barolo. Carlo Petrini, fondatore di Slow food, usava tre parole, all’inizio degli anni Novanta per indicare il Barolo che lo colpiva di pi: Sandrone, Sandrone, Sandrone.

stato uno dei Barolo Boys, con Elio Altare, Domenico Clerico, Giorgio Rivetti, Roberto Voerzio, Chiara Boschis: era un movimento che, usando barrique e macerando meno le bucce nel mosto, voleva rendere meno spigoloso il vino, all’ inizio degli anni Ottanta. Una rivoluzione che conquist i critici americani e irrit i tradizionalisti. Ma consent di non svendere pi le uve ai mediatori nelle annate piovose. Sandrone stato un innovatore, non un modernista: era legato al lavoro in vigna dei contadini e alle tradizioni. Era un grande vignaiolo e un uomo buono, un esempio per molti di noi, ha detto a Wine spectator Chiara Boschis dell’azienda E. Pira. Per Marc De Grazia, l’importatore che fece scoprire per primo i suoi vini negli Stati Uniti, le bottiglie di Sandrone esprimono sempre potenza e delicatezza.

Ora dei 27 ettari e delle 100 mila bottiglie l’anno di Sandrone si occuperanno il fratello Luca e la figlia Barbara. L’ultima generazione quella dei nipoti Alessia e Stefano, tanto amati al punto da dedicargli l’etichetta-bandiera: da Cannubi Boschis a Cannubi Aleste, l’unione delle iniziali dei loro nomi.

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