di Maria Rosa Pavia
I lavoratori a tempo indeterminato sono calati nettamente, aumentati i precari. La situazione di insicurezza lavorativa genera disservizi. Per Natale Di Cola della Cgil servono 10mila assunzioni
Circa 7.400 dipendenti in meno – medici, infermieri, impiegati – rispetto a diciassette anni fa. Precari in crescita esponenziale. Senso di insicurezza diffuso sul posto di lavoro e conseguenti disservizi. Infine, un dato già noto ma oggi ulteriormente rafforzato: i tempi di attesa per gli esami diagnostici sono fuori controllo. Questo il quadro a tinte fosche del s ervizio sanitario del Lazio che emerge da un report della Cgil redatto utilizzando i dati del conto annuale dello Stato e, per il 2022, quelli delle singole Asl.
Una rappresentazione aggiornata, dunque, che conferma l’emergenza dei Pronto soccorso raccontata dalla nostra inchiesta: l’ultima storia in ordine di tempo ha un sapore macabro, con una paziente che, per un alluce rotto, si trova a sostare ore in pronto soccorso e a scoprire che uno dei suoi vicini di barella era già morto. Situazione sconcertante, ma i disagi non sono rari. A incidere, a detta degli addetti ai lavori, è un dato di fatto: le condizioni di sotto organico del personale. Se nel 2005 i dipendenti a tempo indeterminato erano 54.718, nel 2022 sono scesi a 47.280. Di contro, è schizzata la precarizzazione del personale: dalle 1.741 unità del 2015 alle 3.660 attuali. Tutto ciò nonostante nel computo vadano ricomprese le assunzioni straordinarie effettuate nel periodo di maggiore crisi della pandemia, pari a 8.500, di cui 4mila a tempo indeterminato e 4.500 temporanee. Al momento della proroga del contratto per questi ultimi al 31 dicembre 2022, era stato l’assessore alla Sanità regionale a insistere sull’importanza della stabilizzazione: «La stagione post-Covid – aveva detto Alessio D’Amato – deve essere caratterizzata da contratti a tempo indeterminato e il governo deve adottare tale riforma. È inoltre necessario rivedere il parametro della spesa del personale fermo a 17 anni fa. Una vera e propria era geologica che non ha giustificazione. Non dobbiamo disperdere queste risorse preziose per tutto il sistema ma valorizzare le professionalità acquisite eliminando la precarietà».
L’insufficienza della forza lavoro e le instabilità contrattuali, naturalmente, si riverberano nelle prestazioni. Nello scorso mese di maggio, il 32% delle richieste di esami diagnostici a breve termine, da effettuarsi entro dieci giorni, non è stato assolto entro i tempi previsti. Quasi una persona su tre, dunque, deve aspettare. Ma il dato va ulteriormente interpretato, come precisa il segretario della Cgil di Roma e del Lazio Natale Di Cola: «Non viene conteggiato chi, sapendo di non poter fare l’esame a breve, rinuncia e decide di rivolgersi al settore privato. Se controlliamo le liste d’attesa di oggi (il 22 giugno, n.d.r.), il 75% delle richieste di tac all’addome viene soddisfatto. Dando un’occhiata ai numeri, emerge che ne vengono realizzate 400 ma dubito che questa sia la reale domanda in tutta la regione».
Il sindacalista sottolinea l’importanza di aumentare il numero dei dipendenti: «Occorrono diecimila nuove assunzioni. Altrimenti, il servizio sanitario non potrà vincere le sue tre grandi sfide: l’emergenza pandemica; la riduzione delle liste di attesa e il miglioramento della sanità territoriale con le strutture del Pnrr».
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23 giugno 2022 (modifica il 23 giugno 2022 | 11:53)
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, 2022-06-23 12:22:00, I lavoratori a tempo indeterminato sono calati nettamente, aumentati i precari. La situazione di insicurezza lavorativa genera disservizi. Per Natale Di Cola della Cgil servono 10mila assunzioni, Maria Rosa Pavia