Sanremo 2023, giustificare comportamenti violenti non è mai educativo

Sanremo 2023, giustificare comportamenti violenti non è mai educativo

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Mobilità docenti

Lettera alla presidenza Rai.

L’APEI (Associazione Pedagogisti ed Educatori Italiani), è un’associazione professionale di categoria che riunisce Pedagogisti ed Educatori professionali socio-pedagogici per promuovere il ruolo professionale in ogni ambito lavorativo, opera ai sensi della L. 4/2013 ed è presente su tutto il territorio nazionale così come attraverso i social.

Premesso che la vostra azienda fornisce un fondamentale e istituzionale servizio, con un’offerta di programmi televisivi di altissima qualità anche con finalità educativa/pedagogica, tale da costituire un vero e proprio servizio di utilità sociale, intende richiamare l’attenzione sugli effetti diseducativi del messaggio che la TV di Stato ha veicolato, giustificando un comportamento esagerato ed inopportuno e, vogliamo credere, non previsto dagli organizzatori, come quello al quale si è assistito durante l’esibizione del cantante Blanco alla prima serata del Festival di
Sanremo.

Lo stesso Amadeus, personaggio seguito ed amato dal pubblico, è apparso fortemente imbarazzato di fronte alla scena e all’evidente dissenso, più che giustificato, del pubblico in sala. Pur tuttavia non è riuscito ad impedire il passaggio a milioni di famiglie di UN GRAVE MESSAGGIO ANTIPEDAGOGICO relativo all’educazione dei giovani, ampliato a dismisura dalla diffusione del mezzo televisivo. Se è possibile rompere tutto a Sanremo, chi fermerà l’emulazione di questi comportamenti a casa? In qualità di Associazione di Pedagogisti ed Educatori professionali socio pedagogici Italiani, siamo molto preoccupati dalla attuale deriva diseducativa e desideriamo contribuire evidenziando che, di fronte ad atti socialmente ed eticamente inaccettabili, gli adulti hanno il compito di intervenire in senso pedagogico ed educativo relativamente alla circostanza, in misura maggiore i personaggi pubblici seguiti da milioni di giovani e soprattutto la TV di Stato pagata dai contribuenti.

Ci chiediamo, come Pedagogisti ed Educatori che in 300.000 lavorano al fianco delle istituzioni educative (scuola, comunità, carceri, territorio) per educare le giovani generazioni, quali sono le politiche educative della RAI? Vi è una chiara consapevolezza che, oggi più di ieri, i giovani apprendono i loro comportamenti anche attraverso la TV e i social? L’educazione è un naturale processo di aiuto alla vita che accompagna, sostiene e dirige la crescita di un ragazzo, aiutandolo ad esprimere pienamente il proprio potenziale, nel rispetto delle regole del vivere insieme. Considerare che l’educazione sia un fatto privato è un grave errore, pensare non intervenire con fermezza pedagogica su episodi gravissimi per il loro potenziale evocativo, lo è ancora di più.

Occorre considerare che la corresponsabilità educativa coinvolge l’intera comunità educante, la sfera politica e la comunicazione di massa programmata dalla TV Pubblica, che ha il compito di investire anche nei messaggi visivi, molto in uso tra i ragazzi.

Tale responsabilità va condivisa, valorizzando tutti gli attori coinvolti a partire in primis dalle famiglie e dalla scuola, ma dove i mezzi di comunicazione di massa non possono certo tirarsi fuori con un semplice commento: “è solo un ventenne!

Alessandro Prisciandaro

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