di Michela Proietti
L’imprenditore fratello di Gianni Versace racconta nella biografia «Fratelli» la saga della Medusa. Con particolari inediti: dall’abito con le spille di Elizabeth Hurley all’amicizia con Lady Diana. «Noemi Letizia? Vorrei non averne scritto»
Santo Versace, perché ha deciso di scrivere la sua biografia «Fratelli»?
«Volevo uscire completamente da Miami. Mi spiego meglio: ad un certo punto mi sono accorto grazie a mia moglie Francesca che non mi ero ancora liberato di quel maledetto 15 luglio 1997, quando mio fratello Gianni venne assassinato fuori dalla casa a South Beach. Il trauma della sua morte è stato fortissimo, ha fermato tutto. La vita, la famiglia, l’azienda».
Cosa ricorda di quel giorno?
«Che non potevo credere che fosse accaduto davvero. Ero a Roma, ho preso l’aereo per Miami e solo quando sono entrato in ospedale, ho visto Gianni e ho toccato il sangue, ho capito che era tutto vero».
Pubblicato da Rizzoli, «Fratelli», scritto da Santo Versace e presentato l’altra sera a Milano alla Libreria Rizzoli in Galleria Emanuele fa già discutere per la schiettezza dello scritto e alcuni particolari inediti che ricostruiscono la saga della famiglia Versace. Dall’infanzia a Reggio Calabria, alla costruzione dell’impero della Medusa, attraversando alcune pieghe della storia del nostro Paese.
La foto di copertina ritrae lei e Gianni in barca. Dove eravate?
«Erano gli anni d’oro. Era l’ agosto del 1983 e stavamo navigando tra la Turchia e la Grecia: ricordo che Gianni volle prendere la sua barca. Avevamo due anni di differenza, ma sembrava che tra di noi ci fossero due generazioni. Lui un eterno bambino, talento creativo puro, io il saggio posato».
Nel libro scrive: «Si fidava così tanto di me che più di una volta mi diede da risolvere alcuni problemi di natura privata. Mi chiese di liquidare fidanzati che stavano diventando molesti o che lui non sopportava più».
«Eravamo due facce della stessa medaglia. Gianni sognava e io realizzavo i suoi sogni. Insieme eravamo invincibili. Ricordo che nel 1976 profetizzai in conferenza stampa: «Se abbiamo fortuna faremo meglio di Saint Laurent». E Gianni rispose: «Se Santo lo dice, allora sarà sicuramente così».
Nel libro parla anche del rapporto più complesso, con vostra sorella Donatella.
«Io e Gianni siamo nati nello stesso periodo, Donatella è arrivata quando c’erano già mille agi. Amo profondamente mia sorella, ma tra me e lei ci sono forti differenze».
Donatella ha letto il libro?
«Certamente. E sa che sono partito dal principio di scrivere quello che ho vissuto personalmente».
Come tutte le grandi dinastie avete avuti polveri e altari. Si ritiene una persona fortunata?
«Moltissimo. Noi fratelli abbiamo avuto dei genitori fantastici, ho una moglie straordinaria, due figli che mi hanno dato quattro nipoti. Nel mio futuro c’è il cinema con la mia casa di produzione. Ho vissuto una vita fantastica».
Una vita in cui quel che toccavate diventava oro. Come nel caso di Elizabeth Hurley.
«Fu un caso incredibile. Alla premiere di Quattro Matrimoni e un Funerale si presentò questa bellissima semi-sconosciuta, all’epoca fidanzata con Hugh Grant, con un abito nero con grosse spille da balia dorate, una citazione punk. Nessun altro stilista le aveva prestato un vestito. Quell’abito ha fatto la storia della moda, regalandoci una valanga di pubblicità e lei diventò famosa nell’arco di una sola serata».
Lady Diana.
«La prima volta che la vidi fu quando inaugurammo il negozio di Old Bond Street: aprimmo al pubblico solo dopo che lei se ne fu andata. Ci aveva affidato la sua immagine dopo il divorzio dal Principe Carlo: quando Gianni morì , il 22 luglio venne a Milano al suo funerale, rimanendo seduta sul divano con me per un’ora a parlare».
Come la ricorda?
«Molto bella e molto dolce. Tutta la beneficienza che faceva le veniva davvero dal cuore. Era una persona vera: reale e trasparente al di là di tutto quello storytelling che l’ha voluta dipingere diversamente».
La storica rivalità con Armani. Nel libro scrive: «Un’amica e nostra cliente Lalla Spagnol diceva che i tailleur di Giorgio le aggiungevano dieci anni mentre gli abiti di Gianni glieli toglievano».
«E’ stata una rivalità classica tra due dominatori assoluti della scena della moda. Tra di noi c’è sempre stato un grandissimo rispetto, in un certo senso “servivamo” l’uno all’altro. Ognuno di noi capiva che il fatto che esistesse l’opposto lo rendeva più grande».
Di sua moglie Francesca ha scritto che il vostro incontro ha sciolto «un cuore in inverno».
«E’ così, non avevo mai conosciuto l’amore vero prima di lei. Mi ha ridato il senso dell’amore che cresce tutti i giorni e non diminuisce. Da 18 anni siamo insieme e ogni giorno aumenta, ogni mattina uno non vede l ‘ora di abbracciare l’altro. Se ti entra tanto amore esce per forza il veleno che hai dentro, le cicatrici si chiudono. Con l’amore vero, quello che non è detta che capiti di incontrare nella vita, ti rafforzi».
Ripercorre anche la sua delusione politica e scrive: «Se le aziende fossero gestite come Camera e Senato fallirebbero tutte. Novecentoquarantacinque persone pagate per litigare dalla mattina alla sera».
«La delusione politica fu forte, ma con lesperienza del poi tutto sarebbe stato diverso. Avevo troppe cose da gestire, Altagamma, il divorzio… Nonostante tutto sono stato presentissimo e responsabile».
C’è qualcosa che adesso, a libro stampato, vorrebbe non aver scritto?
«L’episodio di Noemi Letizia invitata da Silvio Berlusconi alla cena di Palazzo Madama in onore di Altagamma. Non serviva, in un libro così».
4 dicembre 2022 (modifica il 4 dicembre 2022 | 17:32)
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, 2022-12-04 16:33:00, L’imprenditore fratello di Gianni Versace racconta nella biografia «Fratelli» la saga della Medusa. Con particolari inediti: dall’abito con le spille di Elizabeth Hurley all’amicizia con Lady Diana. «Noemi Letizia? Vorrei non averne scritto», Michela Proietti