Meglio avere a portata di mano carta e penna quando si incontrano parole come la scala. Cinque lettere, due sillabe e una tale quantit di significati e suggestioni annesse da far tremare i polsi a chiunque si avventuri a indagarli. Meriterebbe almeno un’opera lirica, visto che il Teatro gi ce l’ha.
Gertrude aiutaci tu. Nel 1913 la poetessa Gertrude Stein scrisse nel poema Sacred Emily un verso celeberrimo: Una rosa una rosa, una rosa. Non voleva certo banalizzare la descrizione del fiore, ma farci capire (potenza della poesia) quanto il pi semplice dei nomi possa nascondere un mondo intero di immagini ed emozioni. Tutti sappiamo, o crediamo di sapere cos’ una scala, quindi cominciamo da Gertrude: una scala una scala, una scala.
Su e gi. La prima immagine che una scala ci suscita una struttura formata da gradini che ci consente di superare un dislivello. Pu essere di ogni forma e materia, basta che ci sorregga, e pu aiutarci a passare da un piano all’altro di un edificio, a raggiungere un ingresso rialzato o uno spazio sotterraneo. La scala pu essere fissa o mobile, se azionata da un motore (stazioni, metropolitane, aeroporti ne hanno molte), o trasportabile (bastano due montanti e un numero vario di pioli) se ci serve per raggiungere una certa altezza per il tempo che ci necessario.
Ma in che direzione? La scala serve indifferentemente per salire e per scendere. E questa valenza universale la porta nel nome. Ci arriva dal tardo latino scala(m), derivato dal verbo scandere salire. Se state pensando che scandere somiglia molto al nostro scendere, avete perfettamente ragione, deriva proprio da l, con un percorso un poco pi spericolato. Il derivato originario era discendere, cio il nostro scandere con un prefisso de- per indicare abbassamento o comunque movimento dall’alto in basso. Prefisso che nel linguaggio abbiamo progressivamente abbandonato.
Un ordine ci vuole. La scala indica anche la successione di elementi disposti secondo un ordine di grandezza, di intensit, di importanza (De Mauro). Definizione utilissima per abbandonare il vano tra un piano e l’altro di un edificio e definire per esempio la scala sociale, cio la stratificazione dei gruppi che compongono la societ (classe operaia, borghesia, imprenditoria eccetera) e la possibilit o meno di passare da un gruppo all’altro. Quando facile si parla spesso anche di ascensore sociale. Chi sta in alto non lo ama molto, preferisce che chi vuole salire faccia faticosamente le scale.
Un valore e una misura. La stessa successione di cui abbiamo appena parlato, nel linguaggio scientifico e tecnico, utilissima per indicare precisi valori che ci indicano il peso della frutta che abbiamo comprato (la scala della bilancia) o l’intensit della scossa di terremoto che abbiamo avvertito (le pi note sono la scala Richter e la scala Mercalli ai nomi degli scienziati che le hanno sviluppate). Ma una scala la troviamo anche su qualunque carta geografica perch indica con precisione il rapporto tra le misure del disegno e quelle della realt che viene rappresentata. E chiamiamo scala anche una puntuale successione di carte da gioco che vanno a formare punti per vincere la partita, magari quando giocate a scala quaranta. La modulazione pi nota la successione dei suoni (toni e semitoni) che compongono la musica, almeno in Occidente, e ha dato vita alla scala musicale che proprio come nel nostro palazzo pu essere ascendente o discendente. Un sistema organizzato che consente di identificare la tonalit e il comportamento melodico delle note.
La solidit dell’approdo. C’ della coerenza in questa parola, perfino quando meno te lo aspetti o incontri parenti che presumi insospettabili. Se lo scalone senz’altro un accrescitivo della scala, come la scalinata, lo scalo non possiamo liquidarlo semplicemente come il suo maschile. E per come siamo superficiali sembra essere molto lontano, tra aeroporti, porti e imbarcazioni, dalle nostre scale. Sbagliato. C’entra eccome. Come ci spiega il vocabolario Treccani lo scalo deriva proprio dal latino scala, che nel greco bizantino σκάλα pass a indicare una scala di pietra che nei moli dei porti marittimi serviva allo sbarco.
Torniamo agli appunti. Ora forse pi chiaro perch all’inizio parlavo di appunti: una serie di note, messe ordinatamente in fila, per non dimenticare neanche uno dei tanti aspetti che questa parola evoca. Allora, via via che vengono in mente, uno li ordina in modo che un solo sguardo al foglio renda evidente subito a che punto siamo. Come si fa quando si deve fare una ricerca un pochino complessa o si vuole preparare bene una relazione. Insomma, tutte le volte che necessario fare una scaletta.
Una grande storia. Ma la Scala, con la S maiuscola in Italia e nel mondo non pu che ricordarci il nome del teatro che si trova nel centro di Milano. Per la precisione il Teatro alla Scala viene costruito sulle ceneri del Teatro Ducale nel 1776 per volont dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria, e inaugurato il 3 agosto 1778 con Europa riconosciuta, un’opera in due atti di un giovane Antonio Salieri. Il nome deriva dal luogo sul quale il teatro viene edificato, su progetto dell’architetto neoclassico Giuseppe Piermarini: il sito della chiesa di Santa Maria alla Scala.
Un nome tormentato. La chiesa di Santa Maria alla Scala si affacciava sull’attuale via dei Filodrammatici e venne demolita nel 1776 proprio per fare spazio al cantiere del nuovo teatro. Era stata edificata, in stile gotico negli ultimi decenni del Trecento per volont di Regina della Scala, moglie di Barnab Visconti. Come si legge nella scheda ufficiale dei Beni culturali della Lombardia venne costruita a partire dal 1374 dedicata all’Assunzione di Maria e consacrata nel 1381: la nuova fondazione fu conosciuta come Santa Maria Nuova o in Porta Nuova, con riferimento alla nuova costruzione e all’ubicazione cittadina, oppure Santa Maria “de Carupti”’ o alle Case Rotte, con riferimento invece alle rovine delle case torriane; la denominazione pi conosciuta per, e che infine prese il sopravvento, fu quella che si rifer al nome della fondatrice.
Una vera Regina. Beatrice Regina della Scala era nata a Verona nel 1331 e spos diciannovenne Bernab Visconti, diventando co-signora di Milano, con Gigliola Gonzaga e Bianca di Savoia, rispettivamente moglie di Matteo II e Galeazzo II Visconti. Visse tutta la vita (mor nel 1384) nel palazzo di San Giovanni in Conca. Mise al mondo ben quindici figli, cinque maschi e dieci femmine. La famiglia di Regina stata una delle casate pi importanti dell’Italia medievale: i della Scala hanno governato Verona dal 1262 al 1387 e ancora oggi i cittadini si chiamano scaligeri in onore a quella famiglia.
Ricapitolando. L’origine del cognome della Scala incerta oppure chiarissima. I pi sono portati a credere che derivi dall’attivit preferita dai loro progenitori, quella di assaltatori di castelli, con l’ausilio determinante di scale da appoggiare alle mura difensive. La diffusione del cognome Scala in Italia piuttosto omogenea, con prevalenza in Campania e Sicilia, solo terza la Lombardia (dove per prevalgono i Rampini, anche loro specialisti negli assedi). A riprova che assaltare castelli dalle nostre parti stata attivit diffusa senza localizzazioni particolari. E che ogni volta che vi sedete su uno scalino fareste bene a riflettere che vi state riposando su una lunga storia.
6 dicembre 2023 (modifica il 6 dicembre 2023 | 09:13)
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