Scenari per un mondo che cambia. La lezione del «dopo guerra fredda»

Scenari per un mondo che cambia. La lezione del «dopo guerra fredda»

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di PAOLO LEPRI

Antonio Armellini ripercorre la genesi della Carta di Parigi in un volume edito dall’Università di Trento. Armellini è stato ambasciatore alla Csce (Conference on Security and Cooperation in Europe), in Algeria e India

Quando il mondo cambia, come avvenne nel periodo successivo al crollo del Muro di Berlino, è possibile stabilire un quadro di regole in grado di rendere la trasformazione ordinata, evitando contraccolpi destinati a pesare nel futuro? L’impresa è sostanzialmente proibitiva, come comprendiamo leggendo il libro dell’ambasciatore Antonio Armellini L’Italia e la Carta di Parigi della Csce per una nuova Europa, pubblicato dall’Università di Trento. Quanto fu realizzato però nel negoziato sul «dopo guerra fredda» svoltosi a Vienna dal luglio al novembre 1990, ripercorso dall’autore con attenzione e intelligenza, continua a rappresentare una lezione valida anche per il nostro tormentato presente: il multilateralismo e la diplomazia sono, e devono rimanere sempre, gli unici strumenti a disposizione della comunità internazionale per garantire la stabilità e risolvere le controversie. A quell’epoca l’accelerazione fu fulminea, grazie alla spinta di una voglia di libertà troppo a lungo repressa, e travolse lo sforzo di gestire i mutamenti. Adesso, di fronte a un’accelerazione altrettanto rapida ma di segno negativo, culminata con la guerra in Ucraina, sarebbe necessario lo stesso impegno collettivo per delineare uno scenario in cui la scelta dell’aggressione non sia quella vincente. La sicurezza europea, insomma, è un concetto da ricostruire guardando anche al patrimonio che abbiamo alle spalle.

Il passato da non dimenticare è sia quel capolavoro diplomatico che fu nel 1975 l’Atto Finale di Helsinki, grazie al quale si aprirono spiragli un tempo impensabili nel quadro dello scontro Est-Ovest, sia il tentativo di rifondare il processo di Helsinki quindici anni dopo (in cui si distinse il dinamismo di un’Europa che faceva i suoi primi passi politici comuni) con l’adozione della Carta di Parigi: un documento di grande intelligenza che prefigurava una transizione verso una democrazia condivisa resa poi impossibile dal rapido frantumarsi del mondo socialista. Ma, come sostiene Armellini (che è stato ambasciatore alla Csce, Conference on Security and Cooperation in Europe, oltre che in Algeria e in India) «gli strumenti posti in essere allora — la “macchina” e anche lo spirito — potrebbero tuttavia trovare una rinnovata attualità quando, inevitabilmente, si dovrà decidere se e su cosa negoziare, individuando il punto di caduta tra Paesi non più divisi in blocchi ideologicamente incompatibili ma fortemente contrapposti».

Oltre a dare utili indicazioni per l’oggi analizzando un momento centrale della storia recente delle relazioni internazionali, L’Italia e la Carta di Parigi della Csce per una nuova Europa (che contiene un’introduzione di Giuseppe Nesi, una postfazione di Ettore Greco e un’analisi dettagliata della Carta di Parigi curata da Stefano Baldi, Fabio Cristiani, Pier Benedetto Francese, Natalino Ronzitti e Paolo Trichilo) rappresenta anche una sorta di «manuale» di diplomazia multilaterale che racconta con efficacia i segreti e le asperità di un negoziato complesso. Un negoziato segnato anche da svolte epocali, come quando fu annunciata il 3 ottobre 1990 l’unificazione tedesca. Che succede alla delegazione di un Paese quando quel Paese scompare? Armellini racconta che l’ambasciatore della Germania Ovest Detlev Graf zu Rantzau, che «applicò alla lettera» le istruzioni ricevute aggiungendovi una «dose di durezza prussiana», impedì perfino un saluto di commiato al collega della Ddr, affermando che rappresentanti di una nazione che aveva cessato di esistere avevano anch’essi cessato di esistere. Accadde quindi che tutti i diplomatici e gli ufficiali di rango tedesco orientali, poi epurati perché ritenuti troppo compromessi con il partito comunista, sparirono «come d’incanto». Sarà anche un paragone per certi versi incongruo, ma questa vicenda lontana fa pensare per contrasto al trattamento ossequioso che, invece, gli uomini dell’attuale leader del Cremlino ricevono talvolta nel mondo. Nonostante tutto ciò di cui sono responsabili.

Il libro e l’autore

L’Italia e la Carta di Parigi della Csce per una nuova Europa di Antonio Armellini (introduzione di Giuseppe Nesi, postfazione di Ettore Greco, contributi di Stefano Baldi, Fabio Cristiani, Pier Benedetto Francese, Natalino Ronzitti e Paolo Trichilo) è edito dall’Università di Trento (Editoriale Scientifica, pp. XII, 316, euro 20, versione digitale scaricabile dall’Archivio Iris dell’Ateneo). Antonio Armellini è stato ambasciatore alla Csce (Conference on Security and Cooperation in Europe), in Algeria e India

2 agosto 2022 (modifica il 2 agosto 2022 | 21:22)

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, 2022-08-02 19:24:00, Antonio Armellini ripercorre la genesi della Carta di Parigi in un volume edito dall’Università di Trento. Armellini è stato ambasciatore alla Csce (Conference on Security and Cooperation in Europe), in Algeria e India, PAOLO LEPRI

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