Schallenberg: «L’Austria resta neutrale e non entrerà nella Nato. Ma sosteniamo l’Ue»

Schallenberg: «L’Austria resta neutrale e non entrerà nella Nato. Ma sosteniamo l’Ue»

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di Irene SoaveIl ministro degli Esteri di Vienna: «A livello politico siamo solidali con tutte le misure prese da Bruxelles. Putin? Al cancelliere è parso un signore della guerra» «La Finlandia ha milletrecento km di frontiera con la Russia e ha già subito un’invasione; la Svezia ha un affaccio sul Baltico. Ma l’Austria ha la neutralità militare nella Costituzione. È parte della nostra identità nazionale da quando abbiamo riottenuto la sovranità, dopo la guerra: Vienna sarà sempre una capitale di dialogo. Noi partecipiamo alla sicurezza europea, ma non si discute di un ingresso nella Nato. E l’opinione pubblica sostiene con forza la neutralità. In un mondo dove i conflitti — economici, militari, intellettuali — sono diventati più aperti, la neutralità può tornare ad avere valore». Alexander Schallenber g, 52 anni, popolare, è ministro degli Esteri e già cancelliere (a fine 2021) dell’Austria, tra gli ultimi Paesi Ue — insieme a Cipro, Malta e Irlanda — che non hanno chiesto di entrare nella Nato. «La nostra neutralità però è militare, non politica. Siamo solidali con ogni misura presa a livello europeo. Siamo pronti ad accettare il sesto pacchetto di sanzioni. Abbiamo contribuito ai precedenti cinque e al meccanismo della European Peace Facility». Lo incontriamo a margine del vertice dei ministri degli Esteri del Consiglio d’Europa di venerdì a Torino. Dal Consiglio d’Europa — un’organizzazione con 46 membri, di cui 27 membri Ue — è stata espulsa la Russia: «Giustamente. Ma non sarebbe corretto escludere Mosca da tutte le sedi di dialogo internazionale». Il cancelliere austriaco è stato il primo leader occidentale a incontrare Putin a Mosca, ad aprile. Ha poi commentato che «non è stata una visita amichevole». Ma che segnali c’erano che potesse esserlo? «Nessuno. L’Austria è stata sempre un Paese che ha potuto parlare con tutti. Vienna è sede — l’unica in Unione Europea — delle Nazioni Unite, è sede dell’Osce, la più importante piattaforma di contatto con russi e bielorussi. Le nostre aspettative erano basse, ma se c’è la possibilità di un faccia a faccia con un leader a cui parlare di crimini di guerra, di violazioni del diritto internazionale, vale la pena tentare. Anche il segretario generale Onu Guterres lo ha visitato e la settimana scorsa, a Vienna, ne ha parlato con il cancelliere. L’impressione di entrambi, mi dicono, è stata di trovarsi al cospetto di un signore della guerra. Ha abrogato tutti i principi delle relazioni internazionali degli ultimi 77 anni». Vienna ospita a giugno il meeting dei Paesi che hanno sottoscritto il Trattato per la proibizione delle armi nucleari. Non c’è nessun Paese Nato, tranne Germania e Norvegia come osservatori. «L’Austria è da sempre capofila nella causa del disarmo: con le bombe a grappolo, con le mine antiuomo, e ora col nucleare. Finora con il nucleare siamo stati solo fortunati: qualcosa può andare storto in ogni momento, e lo farà. Non sono sorpreso che i Paesi Nato esitino a unirsi: tutti i trattati per il disarmo sono iniziati così. Sembra impossibile siglarli, poi si produce un mutamento nella coscienza collettiva. Pensiamo quanto nervosismo hanno generato le poche parole di Putin sull’argomento». La minaccia nucleare russa va presa sul serio? «È stata proferita, ed è reale. È nella storia dell’umanità: chi ha un’arma, prima o poi, la usa. Già parlarne è giocare col fuoco». C’è chi teme che l’impatto delle sanzioni sull’economia russa sia lento a manifestarsi. Le pare che funzionino? «Ci vuole tempo. Ma sì. Esclusa la risposta militare, poi, cosa potevamo fare? L’Ue non ha mai applicato un pacchetto così. È uno sforzo enorme per noi e i nostri cittadini, non dovremmo minimizzarlo. Né credere alla propaganda russa che dice che non hanno effetto. Ma noi vogliamo nuocere a loro senza boicottare noi stessi. Significa anche tener conto che diverse economie europee sono esposte in modo diverso con la Russia sul piano energetico, per esempio». L’Austria riceve dalla Russia circa l’80% delle forniture di gas, e si è opposta finora a un embargo sul gas russo. È una politica che può cambiare? «Credo che i Paesi dovrebbero poter discutere tra loro di questi aspetti a porte rigorosamente chiuse, e solo dopo annunciare misure. Ora invece il dibattito sulle sanzioni è pubblico. In ogni caso: già porre restrizioni al petrolio russo [l’Austria ha aderito all’embargo graduale proposto dalla Ue, ndr] è meno complicato di un embargo al gas. Molti Stati, e non solo l’Austria ma altri in Ue — e in Italia regioni come la Lombardia, dove il 55% del gas viene dalla Russia — sono più dipendenti. Sì, è frustrante. Sì, avremmo dovuto pensarci prima. Ma ora è così. Svincolarsi dal gas russo può essere solo un processo lungo. E costoso». Prima ha detto che Putin ha assunto la postura di un signore della guerra. Quando è accaduto? «Forse già alla Conferenza di Monaco nel 2007, quando attaccò il “monopolio americano” nelle relazioni internazionali. O nel 2014, con l’annessione della Crimea. Noi non avevamo capito a fondo, penso. Negli ultimi 77 anni il processo di integrazione europea ci ha persuasi che tutti volessero vivere e condurre le relazioni internazionali come noi. Invece siamo in una situazione di rivalità sistemica». Come vede l’ingresso dell’Ucraina nella Ue? «L’Ucraina è parte della famiglia europea. Ma dobbiamo mostrarci più credibili con gli altri vicini. La Moldavia, i Balcani occidentali. La Bosnia attende ancora lo status di candidato, promesso 19 anni fa. La Macedonia del Nord e l’Albania attendono da anni. Il Kosovo aspetta la promessa liberalizzazione dei visti. Se non allarghiamo a loro il nostro stile di vita, qualcun altro lo farà». 21 maggio 2022 (modifica il 21 maggio 2022 | 08:29) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-21 06:29:00, Il ministro degli Esteri di Vienna: «A livello politico siamo solidali con tutte le misure prese da Bruxelles. Putin? Al cancelliere è parso un signore della guerra», Irene Soave

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