Vincenzo Schettini, anima del progetto didattico “La fisica che ci piace”, intervistato da la Repubblica si racconta e si dà qualche voto: da studente si sarebbe dato un 8 perché uno studente molto organizzato. E anche da insegnante si dà un 8, “mestiere delicato e la realtà degli studenti è complessa”.
Oggi Schettini insegna part time: “Stanno entrando un po’ di soldini in più rispetto a quelli che avrei guadagnato soltanto con la scuola, ma non lascerò mai l’insegnamento“.
Il professore ricorda che da bambino era curioso e mediamente studioso. Da ragazzo se la cavava bene nelle materie umanistiche ma odiava la geografia e le traduzioni di latino. “Amavo da morire la filosofia: i primi fisici sono stati proprio i filosofi” spiega. Il voto più basso è stato un 4+ proprio in un compito di matematica sui radicali.
L’aspetto della matematica che più affascina il prof “è il fatto che ci fa interpretare davvero di tutto; la matematica arriva a livelli talmente complessi da spiegare anche le cose più profonde“.
Oltre all’insegnamento c’è la musica: “Nella scuola media c’era l’indirizzo musicale – ricorda. Alle selezioni arrivai ultimo: visto che non c’era più posto per la chitarra, scelsi il violino. La musica mi impegnava fino a sera, al mattino seguivo le lezioni con la massima attenzione perché non potevo dedicare tanto tempo allo studio“.
E sui primi amori il professore ripensa alla sua adolescenza: “Avevo scoperto e accettato senza problemi la mia omosessualità, ma dovevo adeguarmi ai miei amici e così le prime cotte furono per due compagne delle medie: Patrizia e Delia“.
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