Elly Schlein è davvero di sinistra? Troppo o troppo poco?

Elly Schlein è davvero di sinistra? Troppo o troppo poco?

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di Alessandro Trocino

Il dibattito sulla stampa italiana e straniera. I punti del programma

Il Guardian incerto: Elly Schlein la nemesi di Meloni o la Corbyn italiana?. Incertezza raffinata, mentre da noi i dubbi sono direttamente proporzionali alla sorpresa per la sua elezione a segretaria del Pd, e pi basici: di sinistra? E pu una ragazza dell’alta borghesia nata in Svizzera essere di sinistra?

Non sar troppo di sinistra? O forse non lo abbastanza?

L’allusione di Angela Giuffrida sul quotidiano britannico

al leader del partito laburista, eletto alle primarie il 1 settembre 2015 sull’onda di un grande entusiasmo soprattutto dei giovani, che esultarono: Finalmente uno di sinistra. Finalmente si investir sull’ambiente e sulla sanit pubblica – si diceva -, finalmente si ridurranno povert e precariet. Seguirono, puntuali, due batoste elettorali, nel 2017 e nel 2019.

L’ultima, tremenda: il partito laburista port a casa uno dei peggiori risultati della sua storia e mand al governo Boris Johnson, non esattamente il candidato migliore e il pi autorevole.

Poi c’ la giovane americana Alexandria Ocasio-Cortez

, la pasionaria democratica, elegante propagandista del Tax the rich, paladina radicale e glam dei diritti, ambientalista spinta, instagrammer (8 milioni di follower) , origini portoricane e natali nel Bronx, munita di acronimo perfettamente titolabile anche in corpo 80 (Aoc). Che c’entra Ocasio-Cortez con Schlein , che porta un nome straniero ma senza diminutivo pervenuto (gira solo un orrido Giuselly, con riferimento a Conte), appartenenza al ceto medio-alto elvetico, tailleur sgargianti, giacche troppo larghe e jeans sbiaditi, parentela intellettuale (considerata dai pi, ahinoi, una colpa), frequentazioni (merito? no, chi le ha dato i soldi, dicono), sponsor tra i grandi vecchi, voti tra i molti giovani e non tutti del Pd?

C’entra poco, o meglio, non lo sappiamo, non possiamo saperlo al momento. Un po’ di pazienza. Politologi e commentatori si sono gi lanciati in giudizi tranchant. Sulla base dei programmi, che poi si sa che fine fanno quelli elettorali, sono spesso slanci di populismo a fin di voto, seppelliti ex post dalla dura realt della politica o, peggio, del governo.

Quanto ai comportamenti, come giudicare chi si affaccia ora e non si ancora cimentato nell’agone politico e nel tritacarne mediatico? Chi avrebbe scommesso su Conte quando Alfonso Bonafede ha estratto il suo nome dal cilindro? Cosa avrebbe scommesso poi? Su un Conte avvocato del popolo, su un Conte sovranista o su un Conte sinistro-populista alla Mlenchon? Quanto a Meloni, c’era chi vaticinava sconquassi, democrazia in declino, fine dell’Europa e invece c’ una premier atlantista, moderata e, certo, qualche smottamento a destra, dagli immigrati al silenzio su Firenze, ma insomma, il tutto in una cornice di pragmatismo imprevedibile.

Il dibattito sui giornali di questi giorni rende l’idea della fluidit dei posizionamenti. La destra l’ha gi ribattezzata ComunistElly (titolo del Tempo). A molti moderati centristi e del Pd sembra parecchio di sinistra. Anzi, come chiede con pi diplomazia Giovanna Casadio a Graziano Delrio i cattolici democratici sono a disagio per la radicalit della neo segretaria?. Non lui, non l’ex ministro, che uomo di mondo e apprezza Schlein, purch non si tocchino sussidiariet e comunit famigliari. Particolarmente istruttiva, invece, l’intervista a Domenico De Masi, sociologo tendenza Conte (anche se dice che non n del Pd n dei M5S e ha votato Schlein alle primarie).

De Masi se la ride: Schlein di sinistra? Poco poco, cos cos. Sembra bolscevica, dice, a causa del pregresso pantofolaio e neoliberista. un effetto ottico, sostiene, perch prende le redini di un partito a sinistra che sembrava di destra. Anche se, va ricordato, da quattro anni il Pd era in mano alla sinistra dem (vedi Zingaretti), non ai riformisti). De Masi indica la strada per quella che lui, con angolazione contiana, definisce sinistra: Deve liberarsi dal liberismo, dall’atlantismo, dal draghismo. Nello specifico, deve emarginare neoliberisti e governisti, dare centralit alle politiche mirate al welfare, affrancarsi dalla sciagurata gregariet dell’Europa all’America.

Vasto programma, vastissimo. Perch liberarsi dal liberismo ancora ancora, ma rinnegare un Mario Draghi che ha puntellato un Paese (e partiti) allo sbando pare un po’ troppo per il Pd, per non parlare del liberarsi dall’atlantismo, che suona oltre la sinistra filoputiniana di Marco Rizzo.

Difficilmente Schlein seguir il programma De Masi. Ma il suo com’? Con tutti i limiti che abbiamo anticipato (i programmi elettorali son dichiarazioni d’intenti, fogli di carta, libri dei sogni), il Post ha provato a fare un parallelo con i partiti della sinistra europea, con la fatidica domanda di cui si parlava prima: Quanto di sinistra Elly Schlein?.

I temi presi in considerazione sono questi: lavoro, diritti, transizione ecologica, politica estera (Ucraina, Europa) e immigrazione. Il primo il pi delicato. Schlein vuole il superamento del Jobs Act, vuole rendere pi conveniente il lavoro stabile attraverso lo stop alla precariet e agli stage gratuiti. Vuole contrastare il lavoro irregolare: Non accettabile che i rider non abbiano diritto all’assicurazione, alle ferie, alla malattia, a niente. Chiede il salario minimo e non ostile al reddito di cittadinanza (nel frattempo modificato e diventato Mia).

Il Post ricorda che questi temi sono molto simili alla riforma del mercato del lavoro fatta dal primo ministro socialista Pedro Snchez . Nel 2020, il governo ha introdotto l’ingreso minimo vital, simile al nostro reddito di cittadinanza. stato innalzato il salario minimo e sono state date tutele ai rider. Il programma di Mlenchon non molto diverso: chiede un tetto ai precari, salari pi alti, riconoscimento come malattia professionale delburnout (sindrome da stress lavorativa) e salario minimo pi alto. Schlein vuole la riduzione dell’orario del lavoro: i laburisti inglesi chiedono di ridurre la settimana da 48 a 32 ore, la Francia ha gi una legislazione, voluta dai socialisti, che ne prevede 35; in Portogallo nel 1996 si passati da 44 a 40 ore.

la parte del programma pi critica, finora, come inevitabile. Lorenzo Borga sul Foglio ha ricordato che in Spagna la riduzione dei contratti a termine era un’esigenza vera, mentre in Italia solo una minoranza a non avere l’indeterminato. Maurizio Ferrera, sul Corriere, ha rilevato una certa ambiguit sui diritti sociali, contestando le accuse al Jos Act, considerato da Schlein un grave peccato di marca neo-liberista. Luciano Capone, sul Foglio , ha ragionato sulla Schleinomics: La visione chiara, ma il problema che manca il “come”. Non si capisce come (e da chi) verr finanziato il suo programma.

Sui diritti civili, Schlein fa riferimento al disegno di legge Zan , affossato in Senato, sostiene il matrimonio tra persone dello stesso sesso, andando oltre alla legge sulle unioni civili e le convivenze di fatto voluta da Monica Cirinn (gi considerata un’oltranzista). La neo segretaria vuole una legge sul fine vita, sostiene posizioni che definisce femministe, come il congedo paritario non trasferibile tra genitori e una piena attuazione della legge 194 sull’aborto.

La Spagna gi oltre, con la Ley Transha approvato la possibilit per tutti, a partire dai 16 anni, di autodeterminare la propria identit di genere: non serve nessun certificato medico, solo un’autodichiarazione. Nel programma di Schlein, nota il Post, l’autodeterminazione delle persone trans non viene citata. La Spagna ha approvato diverse disposizioni che eliminano gli ostacoli all’aborto e ha una legge sul fine vita.

Sull’ambientalismo, Schlein si dice contraria al nucleare, favorevole a sospendere le trivellazioni alla ricerca di fonti fossili. E vorrebbe approvare un piano fiscale che leghi le imposte indirette alle emissioni di anidride carbonica, con premi per chi ha comportamenti virtuosi. Mlenchon ha chiesto lo stop al nucleare e ai sussidi per i carburanti fossili. La Germania si trova di fronte alle contraddizioni del realismo: sta fermando il nucleare e ha annunciato un piano per le rinnovabili, ma nel frattempo ha dovuto riaprire alcune centrali a carbone.

Poi c’ la guerra. Su questo Schlein vuole correggere la linea ultra atlantista di Letta. Non nel senso di rinnegare l’Ucraina, di fermare l’invio delle armi o di dare qualche ragione a Putin (ha appena ribadito al s all’invio di armi). Ma nel senso di sottolineare di pi l’impegno per le trattative di pace (vedi l’intervista a Che tempo che fa). Nulla di troppo rivoluzionario, anche se la declinazione concreta della correzione di rotta non sar facile.Mlenchon stato accusato spesso di compiacenza verso Putin. E anche Scholz, in Germania, stato criticato per il ritardo dell’invio delle armi a Kiev.

Sull’Europa, Schlein propone un’Unione pi democratica, multilateralista, sociale e ecologista. Niente di spericolato. Quanto all’immigrazione, chiede una riforma del regolamento di Dublino. Cos lo ricostruisce il Post: Il tentativo pi concreto di farlo era iniziato nel 2015 al Parlamento Europeo: fra le altre cose, Schlein era fra le relatrici di quella riforma. Ai tempi fu approvata dal Parlamento Europeo con l’astensione della Lega e il voto contrario del Movimento 5 Stelle: venne accolta anche dalla Commissione Europea, che ne aveva scritto il testo base, ma fu bloccata in sede di Consiglio dell’Unione Europea, l’organo dove sono rappresentati i governi nazionali dei 27 paesi. All’approvazione si erano sempre opposti i paesi dell’Est, tradizionalmente ostili all’accoglienza dei migranti dal Medio Oriente e dal Nord Africa.

Insomma, un programma di sinistra, anche se non pare scritto da una pericolosa sovversiva, a prima vista. Un programma che rappresenta comunque una svolta per il Pd italiano, come ha detto il direttore del Corriere Luciano Fontana: Per la prima volta c’ una segretaria molto giovane e completamente estranea al mondo di riferimento dei partiti che sono finiti con il crollo di Berlino. Schlein interpreta un progetto politico molto diverso da quello iniziale del Pd, che aveva un’ispirazione maggioritaria, guardava ai ceti produttivi e moderati e aveva importanti riferimenti internazionali nel liberalismo democratico. I suoi temi hanno a che fare con diseguaglianza, transizione ecologica, precariet, difesa della scuola e della sanit pubblica. L’unico richiamo ai valori fondativi originali quello che ha portato nelle piazze, il pericolo per le libert democratiche, l’antifascismo come valore da perseguire praticamente. Tanti elementi che non sappiamo se saranno una rivoluzione ma sono una cesura su quello che stato il Pd finora.

Certo, ora bisogner verificare il suo grado di flessibilit, l’indisponibilit a cedere sui principi e la disponibilit a cedere sugli strumenti, la capacit di mediare con la sinistra (Fratoianni e Conte) ma anche quella di lavorare con il centro (ieri ha annunciato che potrebbero esserci battaglie comuni con Calenda e Renzi). Tutto molto prematuro, naturalmente. La prima prova vera – dopo il bagno di folla di Firenze – saranno le elezioni europee del 2024, dove si vota con il proporzionale, quindi si va con le proprie idee e la propria identit. Bisogner vedere se riuscir a costruirne una definita e se non ceder a quella vocazione minoritaria che in tanti temono.

Questo pezzo stato pubblicato su Rassegna Stampa, la newsletter che il Corriere riserva ai suoi abbonati. Per riceverla gratis per 30 giorni ci si pu iscrivere a Il Punto, qui

7 marzo 2023 (modifica il 7 marzo 2023 | 11:52)

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