Schwazer doping, la Wada risponde al giudice di Bolzano: «Manipolazione non plausibile»

Schwazer doping, la Wada risponde al giudice di Bolzano: «Manipolazione non plausibile»

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di Marco Bonarrigo

L’agenzia antidoping mondiale respinge duramente la tesi del magistrato: «Lo scenario della manipolazione è estremamente implausibile, la concentrazione di Dna nelle urine del “caso” è alta ma non è assolutamente anormale»

È passato oltre un anno dall’ormai celebre sentenza di Walter Pelino, Gip del Tribunale di Bolzano, che, decidendo di non rinviare a giudizio penale Alex Schwazer per la positività al testosterone del gennaio 2016 ha rivolto pesanti accuse alla federazione internazionale di atletica leggera (prima Iaaf ora World Athletics) e all’Agenzia Mondiale Antidoping (Wada). Giovedì la Wada ha pubblicato una durissima e documentata risposta alle tesi del magistrato, frutto di un anno di lavori scientifici affidati a due equipe universitarie. I due documenti che (secondo la Wada) demolirebbero completamente il «teorema Pelino» sono una relazione del professor Martial Saugy — direttore del Centro di Ricerca del Laboratorio Antidoping di Losanna e ricercatore tra i più noti al mondo — e di uno studio sul Dna di 100 campioni di urina commissionato al Centro Universitario di Medicina Legale dell’Università di Losanna in comparazione con quello ordinato da Pelino ai Ris di Parma durante le indagini.

Schwazer, la Wada: «Scenario viziato e implausibile»

Secondo il professor Saugy (cui è stato chiesto formalmente un «parere sullo scenario di manipolazione del Gip del Tribunale di Bolzano») lo scenario di manipolazione sarebbe «viziato e non plausibile in quanto (i) si basa su un’errata concezione di fondo del funzionamento del relativo metodo analitico e (ii) sarebbe estremamente difficile (per non dire impossibile) da realizzare senza lasciare tracce nelle analisi». «Lo scenario di manipolazione — spiega l’esperto svizzero — prefigurato dal giudice è estremamente implausibile ed è estremamente improbabile che si sia verificato. In primo luogo, la premessa stessa dello scenario della manipolazione (ossia la concentrazione per aumentare la rilevabilità) è errata. In secondo luogo, la mancanza di qualsiasi indicazione di manipolazione e la compatibilità del campione positivo con il profilo steroideo dell’atleta sono un’indicazione piuttosto evidente che non si è verificata alcuna manipolazione. Mi colpisce soprattutto il fatto che un esperto così abile da poter realizzare il protocollo della manipolazione senza stravolgere il profilo steroideo dell’atleta non si sia reso conto che la concentrazione del campione sarebbe stata un esercizio inutile».

«Studi del Dna totalmente errati»

Il report del Centro di Medicina Legale, dal canto suo, è lapidario. «Il campione di urine di Schwazer — spiegano i genetisti forensi Castella e Gehrig — non mostrano affatto i segni di decadimento indicati da Pelino nel suo studio. I calcoli fatti sono quindi totalmente fallaci ed errati. I nostri studi dimostrano che la concentrazione di Dna nelle urine del “caso” è alta ma non è assolutamente anormale o innaturale come scritto nella sentenza».

Wada e Ita assieme

In una dichiarazione congiunta, Wada e Athletics Integrity Unit (la nuova agenzia indipendente che gestisce i controlli nell’atletica, nel ciclismo e in molti altri sport) spiegano che «i risultati del test dimostrano inconfutabilmente che la concentrazione di Dna nel campione (di Schwazer, ndr) è ben all’interno dell’intervallo fisiologico. Infatti sono stati ottenuti valori molto più elevati anche dopo anni di conservazione e circa il 20% dei campioni aveva concentrazioni di Dna superiori alla concentrazione più elevata rilevata nel campione (di Schwazer, ndr). Pertanto, l’intera base dello scenario di manipolazione (ovvero la presunta concentrazione non fisiologica di Dna) è errata. In totale, cinque campioni avevano una concentrazione di DNA superiore a 10.000 pg/μL (quattro volte superiore alla concentrazione più alta rilevata nel campione del signor Schwazer). Due di questi campioni erano stati raccolti tre anni prima dell’analisi del Dna, due sono stati raccolti più di 18 mesi prima dell’analisi del Dna l’ultimo è stato raccolto 5 mesi prima dell’analisi del Dna». Il direttore generale della Wada, Olivier Niggli, ha dichiarato: «La Wada ha sempre creduto che la teoria della manipolazione del giudice non fosse sostenuta da fatti. I risultati dello studio del Dna e il riesame delle prove da parte del Professor Saugy confermano la nostra posizione e confutano pienamente la teoria del Giudice Pelino, fondata su una serie di presupposti errati». Infine è arrivato anche il comunicato di World Athletics, la federazione mondiale di atletica leggera: «Vorremmo ringraziare l’Agenzia mondiale antidoping (Wada) e l’Unità di Integrità dell’Atletica (AIU) per il lavoro che hanno svolto e commissionato collettivamente per spiegare in modo conclusivo perché il campione di urine di Alex Schwazer raccolto da World Athletics il 1° gennaio 2016 non è stato manipolato come invece aveva concluso il giudice Pelino di Bolzano nel febbraio 2021. World Athletics ha applicato e continuerà ad applicare la decisione finale e vincolante della Corte Arbitrale dello Sport nel caso del signor Schwazer».

7 aprile 2022 (modifica il 7 aprile 2022 | 23:03)

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, 2022-04-07 21:03:00, L’agenzia antidoping mondiale respinge duramente la tesi del magistrato: «Lo scenario della manipolazione è estremamente implausibile, la concentrazione di Dna nelle urine del “caso” è alta ma non è assolutamente anormale» , Marco Bonarrigo

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