Si sa, sui social tutti hanno diritto di parola e, come sosteneva Umberto Eco, tutti (anche gli imbecilli, citiamo le sue parole) hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. Un diritto che ultimamente ha esercitato un giovane su Twitter, sostenendo che a scuola l’Educazione Fisica non dovrebbe essere considerata una materia come le altre – e dunque non avere un voto che faccia media con gli altri – perché non tutti sono “portati” per lo sport.
Abbiamo già riferito qualche giorno fa la notizia, se così la possiamo definire.
Vorremmo, tuttavia, puntualizzare alcune cose: intanto, si parla di una disciplina che continuiamo a chiamare Educazione fisica, ma che in realtà già da tempo è denominata ufficialmente Scienze motorie e sportive. Ma lasciamo perdere questo, è secondario. Quello che non è, a nostro avviso, secondario, è l’idea, che ancora alligna nell’opinione di gran parte degli Italiani, di “essere o non essere portati per..”. Un’espressione che utilizziamo largamente per la matematica: “mio figlio è come me, non è portato per la matematica”. Quante volte i docenti hanno ascoltato questa frase durante i colloqui con le famiglie! Che facciamo, chiediamo al Ministero una dispensa in modo tale che il povero studente, “che non è portato”, non riceva un voto in matematica che faccia media con gli altri?
Non è neanche secondario il fatto che molti assimilino la disciplina – così, tout court – allo sport, come se fosse una materia esclusivamente pratica chiamata a formare i campioni del domani. In realtà, non è affatto così. Intanto si tratta di una disciplina che ha una corposa parte teorica: il sistema scheletrico e muscolare, l’apparato respiratorio e cardio-circolatorio, tutta la parte riguardante il benessere personale, l’educazione alimentare e la prevenzione delle dipendenze e tanto altro ancora.
Per quanto riguarda l’aspetto “sportivo” – oltre all’apprendimento delle tecniche di base dei principali sport e alla partecipazione ai campionati studenteschi – gli obiettivi sono prioritariamente legati alla sfera della cittadinanza e della convivenza civile: il rispetto delle regole e dell’avversario, la capacità di elaborare strategie comuni durante un gioco di squadra, l’accettazione della sconfitta come tappa ineludibile in un percorso di crescita e così via.
In ultimo, ma non ultimo per importanza, il docente di Scienze motorie occupa una posizione privilegiata che gli consente di conoscere i suoi alunni meglio di qualunque altro collega: in un sistema come il nostro che predilige l’immobilità – tutti seduti a guardare l’insegnante che spiega – durante le ore di Scienze motorie il docente osserva movimenti, posture, il modo in cui ciascuno occupa il proprio e l’altrui spazio, relazionandosi in piedi, “fisicamente”, con i compagni. In un momento delicato come l’adolescenza, in cui il corpo gioca un ruolo di primissimo piano e può diventare fonte di disagio e di patologie varie – anoressia, bulimia, body shaming – i professori di Scienze motorie possono scoprire per tempo un malessere prima che si trasformi in qualcosa di più pericoloso.
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