Sconfitti i «De Luca boys», si salva il figlio Piero. Exploit di M5S e centrodestra

Sconfitti i «De Luca boys», si salva il figlio Piero. Exploit di M5S e centrodestra

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l’analisi Mezzogiorno, 27 settembre 2022 – 08:07 Bicchielli supera il vice presidente della giunta Bonavitacola. Nel collegio di Eboli battuto l’altro fedelissimo Luca Cascone. Fuori dal Parlamento con Di Maio anche l’ex ministro Spadafora di Angelo Agrippa Alla fine, il salvagente di Vincenzo De Luca è servito soltanto al primogenito Piero: l’unico, del cerchio ristretto, ad aver agguantato l’elezione alla Camera. Fulvio Bonavitacola, l’alter ego del presidente della giunta, è stato battuto nell’uninominale di Salerno da Pino Bicchielli: una vita trascorsa dietro le quinte delle campagne elettorali, prima con Centro democratico poi con Noi moderati accanto a Gaetano Quagliariello, e forte di 65 mila 643 voti (36,25%) ottenuti come candidato del centrodestra contro i 47.854 (26,43) del vice presidente della Regione. Anche l’altro De Luca boys, Luca Cascone, presidente della commissione regionale Trasporti, si è fermato nell’uninominale di Eboli a 33.832 voti (22,81%), più che doppiato dal leghista e consigliere regionale Attilio Pierro, che ha ottenuto 69.309 voti (46,74%). Nello stesso collegio, Dario Vassallo (M5S), fratello del sindaco pescatore Angelo, ucciso in circostanze inquietanti e non del tutto chiarite 12 anni fa a Pollica, si è fermato a 31.287 voti (21,10%). Ad Avellino, un altro deluchiano come il consigliere regionale Maurizio Petracca, pur ottenendo 55.305 vori (30%), non è riuscito nell’impresa, arrivando secondo dopo Gianfranco Rotondi, che ha riscosso 60.633 voti, in corsa con il centrodestra. Mentre Stefano Graziano, consigliere del presidente della giunta, ha conquistato, in serata, il seggio nel plurinominale di Caserta. De Luca jr: si rifletta«È stata una campagna elettorale in salita — ha commentato il rieletto Piero De Luca —. In un momento di grande difficoltà economica e sociale. Le sfide erano difficili in partenza, soprattutto nei collegi uninominali e ringrazio il segretario Letta per non essersi risparmiato mai. Rispettiamo il risultato elettorale e auguriamo buon lavoro alla coalizione che avrà l’onere e l’onore di governare il Paese. A noi la responsabilità di un’opposizione seria e decisa». Per il vice capogruppo uscente, tuttavia, non dovrà mancare l’occasione per «aprire una riflessione chiara e decisa al nostro interno, in vista del prossimo congresso. È necessaria una scossa che riparta, anzitutto, dai territori. Da chi ha radicamento e presenza reale nelle nostre comunità. E avviare una forte e netta discussione di chiarimento programmatico. Quale sarà l’identità, la natura, la direzione di marcia e, direi, l’esistenza stessa di una grande forza come il Partito democratico, dipenderà da questo passaggio decisivo. Ringrazio tutti i cittadini che ci hanno sostenuto da Nord a Sud del Paese. E rilevo il risultato importante ottenuto nei due capoluoghi di provincia, Avellino e Salerno, che hanno portato il Pd ad essere la prima forza politica in assoluto, raggiungendo le cifre più alte del Mezzogiorno, di gran lunga superiori alla media nazionale». Nei collegi La sfida dell’uninominale — dove sono stati eletti 21 parlamentari tra Camera e Senato — si chiude con 11 eletti per il M5s e 10 per il centrodestra. A bocca asciutta Pd e progressisti. Chi ne ha fatto principalmente le spese e rimarrà fuori dal parlamento è stato Luigi Di Maio, sconfitto dall’ex compagno di partito e già ministro dell’Ambiente Sergio Costa. «Non ci sono se, ma o scuse da accampare — ha spiegato Di Maio —. Abbiamo perso. Gli Italiani non hanno considerato abbastanza maturo e valido il nostro progetto politico. E su questo la nostra comunità dovrà aprire una riflessione. Auguro a tutti di trovare realizzazione e soddisfazione dai propri successi, non dalle sconfitte degli altri». Il Terzo polo di Azione e Italia viva ha subito una battuta d’arresto, fermandosi quasi al 7 per cento, malgrado il sostegno che avrebbero dovuto ricevere dai fuoriusciti di Forza Italia: pezzi da 90 (elettoralmente parlando) come Luigi Cesaro e Mimmo De Siano. Mara Carfagna (nell’uninominale di Napoli scavalcata da Maria Rosaria Rossi, del centrodestra, che ha superato il 22) è stata eletta in Puglia. «Ringrazio tutti gli elettori, e specialmente quelli pugliesi e campani che hanno premiato la mia scelta e il mio impegno con oltre 50 mila voti complessivi — ha detto il ministro per il Sud —. Per le regole della legge elettorale risulto eletta in Puglia, e la mia promessa è portare in Parlamento con me non solo quella regione ma tutto il Sud. Le porte della nuova casa dei liberali, europeisti e riformisti italiani che stiamo edificando con Azione sono aperte a tutti fin da ora». Ma a rimanere beffato è stato Paolo Russo, ex parlamentare azzurro e di fede carfagnana: «Le alchimie della legge elettorale — ha spiegato — non hanno premiato il risultato che insieme abbiamo ottenuto: pur essendo scattato il seggio al Senato nella circoscrizione Campania 1 ed in Toscana, la corsa si è fermata in Lombardia, dove pure ero candidato con Matteo Renzi e Mariastella Gelmini». Certo, il reddito di cittadinanza si è rivelato il tema più convincente alla base del successo dei 5 stelle, sebbene il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, abbia provato a raddrizzare il tiro, argomentando che la città e la regione non possono essere schiacciate sotto il peso di una lettura tanto riduttiva che finisce per confermare il pregiudizio sul Sud perennemente assistito e cancellare ogni forma di responsabilità dei partiti. Il M5 S è il primo partito con oltre il 41% a Napoli e provincia, davanti al centrodestra al 26,9 ed al centrosinistra, al 21,6. Secondo partito è il Pd con il 14,4, poi Fratelli d’Italia al 13,8, Forza Italia al 9,3, Azione-Italia Viva al 5,5. La Lega di Salvini è sotto il 3, Unione Popolare al 2,7. Nella circoscrizione Campania 2, che comprende Avellino, Benevento, Caserta e Salerno, il M5S resta primo partito (27,7%) ma si afferma il centrodestra aggregato con il 38,2; terzo il centrosinistra, 22,2. Gli sconfittiL’ampia quota di astenuti in Campania (affluenza al 53,27%) ha condizionato inevitabilmente il dato elettorale. Nel centrosinistra resta fuori Paolo Siani, fratello di Giancarlo, il giornalista ucciso dalla camorra, che ha dovuto traslocare nel collegio di Acerra. Va male a Casoria per l’ex ministro Vincenzo Spadafora, ora con Impegno Civico, che pure resta senza seggio. Sconfitti la dem uscente Valeria Valente (che però viene eletta in Puglia), Stefano Caldoro, capo dell’opposizione di centrodestra in consiglio regionale. Poi l’ex sindaco di Napoli Luigi de Magistris, ora portavoce di Unione popolare, ed il suo diretto antagonista Antonio Ingroia: entrambi fermi al palo. Quindi, la senatrice Sandra Lonardo Mastella, candidata con Noi di centro: la formazione familiare che pur raccogliendo oltre 33 mila voti non è riuscita a superare la soglia del 3 per cento. In RegioneAl posto di Gianpiero Zinzi, capogruppo regionale della Lega ed eletto nel proporzionale alla Camera, subentrerà in consiglio Antonella Piccerillo, di Macerata Campania. Mentre Aurelio Tommasetti, ex rettore a Fisciano, prenderà il posto di Attilio Pierro, anche quest’ultimo eletto a Montecitorio. Ad Annarita Patriarca, capogruppo regionale di Fi, subentrerà l’ex sindaco di Santa Maria la Carità Franco Cardone. Al posto di Michele Schiano di Visconti, infine, ci sarà Cosimo Amente, di Melito. La newsletter del Corriere del MezzogiornoSe vuoi restare aggiornato sulle notizie della Campania iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui. 27 settembre 2022 | 08:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-27 06:08:00, Bicchielli supera il vice presidente della giunta Bonavitacola. Nel collegio di Eboli battuto l’altro fedelissimo Luca Cascone. Fuori dal Parlamento con Di Maio anche l’ex ministro Spadafora,

Pietro Guerra

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