di Aldo Cazzullo
CR7, la cui ultima immagine mondiale rester il pianto disperato nel tunnel, da solo. Suarez, da pistolero (scorretto) a panchinaro. Kane e Lukaku, che iniziano a temere che il loro meglio sia alle spalle. Ecco il ciclo dei vinti del Mondiale in Qatar
DAL NOSTRO INVIATO
DOHA (QATAR) — Per un Leo Messi che nella sua ultima partita in un Mondiale solleva la Coppa attesa da sempre, c’ un ciclo di vinti degno di Giovanni Verga. Perch il Mondiale, che dovrebbe essere la festa della gioia e della giovinezza, mai come questa volta stato l’appuntamento con la morte sportiva di grandi campioni; che rappresenta sempre il presagio della morte quella vera.
A differenza di Neymar, che nel 2026 avr 34 anni e la sua ultima occasione, Cristiano Ronaldo non si congratulato via social con il rivale di una vita, Leo Messi.
L’ultima immagine mondiale di CR7 rester il suo pianto disperato nel tunnel tra il prato e gli spogliatoi, da solo, senza un Macron – ieri sera al limite dello stalking con Mbapp – a tentare di consolarlo.
Una triste vecchiaia calcistica, quella di Ronaldo. Campione straordinario, bilancio comunque incredibile; ma la sequela di separazioni traumatiche – Real Madrid, Juve, United, ora la Nazionale – sembra lo specchio del suo narcisismo. Se Messi ha vinto la Coppa, perch ha saputo diventare il leader di una comunit.
Splendido invece l’addio di Luka Modric, a 37 anni ancora capace di indignarsi – senza motivo – con l’arbitro Orsato, ma soprattutto di commuoversi sul campo e di baciare la medaglia di bronzo. Il capitano che porta la sua piccola nazione in finale a Mosca e al terzo posto a Doha, applaudito anche dagli avversari, non deve avere rimpianti.
Meno sereno il saluto di Luis Suarez. Da Pistolero a panchinaro. Centravanti fortissimo ma scorretto, dal morso a Chiellini agli esami di italiano taroccati.
Ci ha messo pi tristezza il volto scavato da indio di Edinson Cavani: il ct uruguagio Alonso ha provato a metterlo dentro, ma il Matador non l’ha vista mai; e alla fine pareva la maschera inutilmente sudata dell’impotenza.
Si congedato con il rigore alla Francia — il gol della bandiera — il capitano polacco Robert Lewandowsky, 34 anni, un Mondiale per il resto da dimenticare.
Ne ha 36 Manuel Neuer, portiere-simbolo della Germania: sciava per dimenticare la delusione qatarina; caduto in neve fresca, si rotto la tibia destra; stagione finita.
Avranno un’altra chance Harry Kane e Romelu Lukaku. Ma entrambi vanno per i trenta. E cominciano ad avvertire quella sensazione che prima o poi coglie tutti: l’idea che il meglio sia alle spalle, e che resti meno tempo di quello gi bruciato. Riprendersi dal rigore fallito con la Francia, e dai clamorosi errori sotto porta con la Croazia, non sar facile n per il centravanti inglese, n per quello belga.
Il dolore dei vinti appare esacerbato rispetto a un tempo. Era al passo d’addio la generazione dei grandi svedesi che giocarono e persero la finale del 1958 in casa: Gunnar Nordahl aveva 37 anni, Gunnar Gren 38, Niels Liedholm 36. Segno subito io, poi ci chiudiamo in difesa disse il Barone a inizio partita ai compagni. Segn subito lui; ma poi i brasiliani ne infilarono cinque. Le immagini d’epoca restituiscono virili strette di mano, maglie scambiate, atmosfera serena.
Il contrario del clima macabro che regnava nello spogliatoio di francese, con Deschamps in lacrime che a differenza di Mbapp si lasciava abbracciare da Macron.
Kylian compie domani ventiquattro anni, il numero uno del mondo, ma nel calcio i cicli non sono eterni; dopo la sconfitta ai rigori nel 2006 con l’Italia, la Francia impieg anni a riprendersi, ai Mondiali in Sudafrica segn un solo gol.
A Usa-Canada-Messico non ci sar Olivier Giroud: la sua bellissima avventura ai Mondiali finita con una sostituzione prematura e un gesto di stizza. andata peggio a Karim Benzema, che compie oggi 35 anni: scandali, infortuni e un rapporto difficile con i compagni gli hanno tolto due finali.
(Poi, accanto alla morte sportiva, c’ la morte degli sportivi. La sofferenza, la malattia; perch il dolore colpisce anche corpi e anime forti come i loro. In questi giorni abbiamo vissuto un cortocircuito emotivo. L’aggravamento di Pel e di Vialli. La scomparsa di un campione amatissimo come Sinisa Mihajlovic e di un grande uomo di sport come Mario Sconcerti. L’emozione con cui gli appassionati hanno vissuto questa altalena di sentimenti stata molto intensa, e ha confortato sia chi lotta con il male, sia chi piange un lutto. I grandi campioni, come i vecchi soldati, non muoiono mai; svaniscono).
19 dicembre 2022 (modifica il 19 dicembre 2022 | 10:42)
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, 2022-12-19 11:28:00, CR7, la cui ultima immagine mondiale resterà il pianto disperato nel tunnel, da solo. Suarez, da pistolero (scorretto) a panchinaro. Kane e Lukaku, che iniziano a temere che il loro meglio sia alle spalle. Ecco il «ciclo dei vinti» del Mondiale in Qatar, Aldo Cazzullo