Scuola finlandese: tutti ne parlano, ma come funziona davvero questo modello?

Scuola finlandese: tutti ne parlano, ma come funziona davvero questo modello?

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In questi giorni la lettera della famiglia finlandese scappata dalla scuola italiana ha fatto parlare molto. Ma come funziona uno dei sistemi scolastici migliori del mondo? Partiamo col dire che al­l’e­tà di set­te an­ni i bam­bi­ni fin­lan­de­si ini­zia­no la scuo­la del­l’ob­bli­go, che du­ra no­ve an­ni. A cir­ca 16 an­ni pos­so­no quindi de­ci­de­re se proseguire negli studi op­pu­re no. Se de­ci­do­no di far­lo han­no due op­zio­ni: il li­ceo, che pre­pa­ra agli stu­di ac­ca­de­mi­ci, e la scuo­la pro­fes­sio­na­le, che of­fre del­le com­pe­ten­ze in un cer­to me­stie­re e dà la pos­si­bi­li­tà di con­ti­nua­re con la scuo­la uni­ver­si­ta­ria pro­fes­sio­na­le. In questo modo in Finlandia la media dei laureati è cresciuta fino al 45% al punto che la zecca dello stato finlandese ha emesso una serie divisionale di Euro dedicata ai “laureati” del 2016. La laurea è un punto di svolta nella vita di un giovane adulto. Il giovane laureato avrà così un ricordo della sua laurea, che preserverà. La confezione emessa per i neolaureati comprende anche una medaglia commemorativa che può essere utilizzata per incidere le informazioni personali come la data della cerimonia di laurea. Il folder “Le Congratulazioni a un neolaureato!” sarà un ricordo dell’anno giubilare del laureato da una generazione a quella successiva. Anche per la consegna del diploma di scuola superiore in Finlandia è prevista una giornata nazionale di festa. A dimostrazione di quanta attenzione e sostegno i finlandesi abbiano verso il loro sistema educativo. Mentre l’Italia con la media nazionale di laureati del 22,4% è la più bassa in Europa (dati Eurostat 2013), l’Europa punta al 40% di laureati entro il 2020. Forse ripensare ai riti e ai simboli potrebbe aiutare a far riacquisire consapevolezza e riconoscimento sociale anche al nostro sistema educativo.

Il si­ste­ma uni­ver­si­ta­rio fin­lan­de­se com­pren­de 16 uni­ver­si­tà e 24 scuo­le uni­ver­si­ta­rie pro­fes­sio­na­li: in tut­to 40 uni­ver­si­tà che ogni an­no of­fro­no ai neo­di­plo­ma­ti la pos­si­bi­li­tà di stu­dia­re gratuitamente. Que­sta è la strut­tu­ra ge­ne­ra­le del si­ste­ma edu­ca­ti­vo fin­lan­de­se. I ge­ni­to­ri pos­so­no sce­glie­re li­be­ra­men­te se far fre­quen­ta­re ai pro­pri fi­gli la “esi­kou­lu”, in cui i bam­bi­ni e le bam­bi­ne di sei an­ni tra­scor­ro­no un an­no pri­ma del­l’i­ni­zio del­la scuo­la ele­men­ta­re. Qui me­tà del­la gior­na­ta è im­pie­ga­ta in at­ti­vi­tà di ti­po sco­la­sti­co men­tre nel­l’al­tra me­tà si svol­go­no le at­ti­vi­tà ti­pi­che di un asi­lo. Fi­no ai sei an­ni la mag­gior par­te dei bam­bi­ni fin­lan­de­si fre­quen­ta la scuo­la ma­ter­na, gli al­tri re­sta­no a ca­sa con la fa­mi­glia.

A dif­fe­ren­za del­l’I­ta­lia e di mol­ti al­tri Pae­si, in Fin­lan­dia non esi­sto­no scuo­le pri­va­te. Tut­te le scuo­le del­l’ob­bli­go so­no pub­bli­che, il che ren­de il si­ste­ma mol­to uni­for­me. In Fin­lan­dia tut­ti i bam­bi­ni fre­quen­ta­no le stes­se scuo­le a pre­scin­de­re dal­lo sti­pen­dio o dal li­vel­lo di istru­zio­ne dei ge­ni­to­ri. Tut­ti i bam­bi­ni so­no nel­la stes­sa scuo­la: il fi­glio del Pri­mo Mi­ni­stro as­sie­me ai fi­gli e al­le fi­glie de­gli au­ti­sti d’au­to­bus, de­gli in­se­gnan­ti o di chiun­que al­tro. In Fin­lan­dia nes­su­no può sce­glie­re una scuo­la di­ver­sa per i pro­pri fi­gli, non esi­sto­no nem­me­no scuo­le spe­cia­li per bam­bi­ni con par­ti­co­la­re ta­len­to o con dif­fi­col­tà par­ti­co­la­ri.

La scuola Finlandese può essere chiamata la scuola della domanda. Si privilegia la capacità, infatti, di fare domande a quella di dare risposte pre-confezionate. L’ascolto e l’osservazione del docente prevale sul suo intervento diretto. Si impara facendo e fino a 13 anni non ci sono voti.

Que­sto ti­po di si­ste­ma è re­so pos­si­bi­le in pri­mis dal fat­to che tut­ti gli in­se­gnan­ti ri­ce­vo­no un’ot­ti­ma for­ma­zio­ne: tut­ti de­vo­no stu­dia­re al­l’u­ni­ver­si­tà, an­che chi la­vo­ra nel­le scuo­le ma­ter­ne. A par­ti­re dal­la pri­ma clas­se del­la scuo­la ele­men­ta­re la qua­li­fi­ca mi­ni­ma per in­se­gna­re è la lau­rea magistrale in teacher training. È quin­di fon­da­men­ta­le che chi la­vo­ra a con­tat­to coi mi­no­ri ab­bia un’ot­ti­ma e so­li­da edu­ca­zio­ne. La selezione per chi vuole intraprendere la carriera docente è elevata: mol­te per­so­ne vo­glio­no iscri­ver­si ai cor­si di lau­rea per di­ven­ta­re in­se­gnan­ti (circa 6000 matricole l’anno) ma sol­tan­to il 10% ot­tie­ne il po­sto.

Le  scuo­le so­no or­ga­niz­za­te in mo­do che i ra­gaz­zi con disabilità o con bi­so­gni spe­cia­li ven­ga­no in­clu­si in tut­te le at­ti­vi­tà. Hanno classi dedicate e super attrezzate, all’interno delle scuole comuni, con docenti ed educatori dedicati a sviluppare programmi personalizzati, ma al contempo lavorano con i compagni in alcune discipline e a turno i questi ultimi lavorano con loro. L’in­se­gna­men­to di so­ste­gno in Fin­lan­dia è uni­co al mon­do per­ché si ba­sa sul ri­co­no­sci­men­to del­le rea­li dif­fi­col­tà di ap­pren­di­men­to, sul­la lo­ro evo­lu­zio­ne e pre­ven­zio­ne piut­to­sto che sul­le cau­se me­di­che. È af­fian­ca­to da psi­co­lo­gi, me­di­ci, con­su­len­ti, as­si­sten­ti so­cia­li e al­tre fi­gu­re.

Il concetto di classe è superato da tempo e si lavora per gruppi e sottogruppi di apprendimento dove ogni studente può trovare ciò di cui ha più bisogno: un approfondimento, un recupero o lo sviluppo di un particolare talento. Questo sistema favorisce l’inclusione e lo sviluppo delle competenze sociali.

Se­con­do la nuo­va le­gi­sla­zio­ne, ad esem­pio, ogni stu­den­te e ogni stu­den­tes­sa ha il di­rit­to e il do­ve­re di sot­to­por­si ad una vi­si­ta me­di­ca ge­ne­ri­ca ogni an­no. Ci si pre­oc­cu­pa mol­to del be­nes­se­re dei ra­gaz­zi e del per­so­na­le: ogni scuo­la of­fre gra­tui­ta­men­te un pa­sto equi­li­bra­to al gior­no. Que­sto è fon­da­men­ta­le nel mo­men­to in cui la prio­ri­tà è as­si­cu­rar­si che ognu­no go­da di buo­na sa­lu­te e che sia fe­li­ce nel­la sua scuo­la. In Fin­lan­dia si ri­tie­ne che ciò stia al­la ba­se di un buo­no stu­dio e ap­pren­di­men­to.

 ll focus è centrato sullo studente e sulle relazioni: si dà più im­por­tan­za al­la re­spon­sa­bi­li­tà e al­la fi­du­cia che al­le ve­ri­fi­che o agli esa­mi.

Gli in­se­gnan­ti in Fin­lan­dia ten­do­no a non da­re va­lu­ta­zio­ni ne­ga­ti­ve agli al­lie­vi. San­no che que­sto ri­schia di di­mi­nui­re la lo­ro mo­ti­va­zio­ne e in­di­ret­ta­men­te di au­men­ta­re la di­su­gua­glian­za so­cia­le.

La de­fi­ni­zio­ne del “fal­li­men­to” è una que­stio­ne in­te­res­san­te. In mol­ti si­ste­mi sco­la­sti­ci i ra­gaz­zi ven­go­no va­lu­ta­ti con un si­ste­ma stan­dar­diz­za­to che com­pa­ra le car­rie­re sco­la­sti­che, l’ap­pren­di­men­to o le ca­pa­ci­tà per far­ne del­le me­die sta­ti­sti­che (la me­dia del­la clas­se, la me­dia na­zio­na­le, ecc.). Do­po­di­ché si de­fi­ni­sco­no i ra­gaz­zi in ba­se al­la po­si­zio­ne (so­pra o sot­to) ri­spet­to a quel­la me­dia. In Fin­lan­dia la va­lu­ta­zio­ne dei ra­gaz­zi è ba­sa­ta su una fi­lo­so­fia del tut­to di­ver­sa: ogni stu­den­te vie­ne giu­di­ca­to a par­ti­re dal­le sue stes­se abi­li­tà e dal po­ten­zia­le che cia­scu­no pos­sie­de se­con­do il pa­re­re del sin­go­lo in­se­gnan­te. In Fin­lan­dia un 8 (in una sca­la da 4 a 10) si­gni­fi­ca che si è mi­glio­ra­ti, che in ba­se al­la pro­pria con­di­zio­ne di par­ten­za e al­la pro­pria si­tua­zio­ne per­so­na­le c’è sta­ta un’e­vo­lu­zio­ne po­si­ti­va. Quin­di an­che un al­lie­vo per il qua­le la ma­te­ma­ti­ca è dif­fi­ci­le, che ha dif­fi­col­tà con la let­tu­ra o con la scrit­tu­ra, ma che si ap­pli­ca e fa eser­ci­zi e stu­dia di­li­gen­te­men­te, può ar­ri­va­re ad un 8.

In que­sto sen­so, nel­le scuo­le fin­lan­de­si il “fal­li­men­to” ha un si­gni­fi­ca­to di­ver­so ri­spet­to ad al­tri Pae­si. In Fin­lan­dia, uno stu­den­te o una stu­den­tes­sa che “fal­li­sce”, è qual­cu­no che non ha fat­to tut­to ciò che era nel­le sue pos­si­bi­li­tà, non qual­cu­no i cui ri­sul­ta­ti ven­go­no mes­si a con­fron­to con del­le sta­ti­sti­che.

In Fin­lan­dia ci si fi­da de­gli in­se­gnan­ti esat­ta­men­te co­me ci si fi­da di un den­ti­sta, di un me­di­co, di un av­vo­ca­to o di qual­sia­si al­tro pro­fes­sio­ni­sta. Da noi nes­su­na au­to­ri­tà ester­na in­ter­vie­ne sul­la dia­gno­si che un me­di­co ha fat­to del suo pa­zien­te. Al­lo stes­so mo­do non esi­ste un’or­ga­niz­za­zio­ne che ab­bia il com­pi­to di giu­di­ca­re il la­vo­ro di un in­se­gnan­te.

Per il sistema finlandese la tecnologia è uno strumento didattico, al pari di altri, non lo strumento per eccellenza. Ogni aula è attrezzata e quasi tutti i ragazzi hanno un tablet in dotazione. I docenti sono discretamente preparati ad utilizzare le tecnologie e ogni scuola ha alcuni docenti molto esperti nel settore. Molte delle relazioni burocratico-amministrative scuola-famiglia avvengono per via informatica. Ma la tecnologia non è il focus del processo di insegnamento-apprendimento né il succedaneo dei docenti.

Leggi la prima parte del nostro reportage sulla scuola finlandese
Finlandia, viaggio nella scuola della fiducia
Il sistema finlandese: tutto quello che dovremmo imparare
Dalla Finlandia all’Italia: cosa possiamo fare a normativa vigente

Leggi il resto della seconda parte del nostro reportage sulla scuola finlandese
Scuola, cosa imparare dal modello finlandese: non copiare, ma innovare


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