Monitoraggio targato Skuola.net
Solo il 37% degli alunni dell’ultimo triennio delle superiori che hanno svolto un Pcto durante la pandemia lo ha giudicato positivamente. Ma tra chi l’ha fatto entrando in contatto con le aziende, la percentuale vola al 66%
di Redazione Scuola
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Con la fine dello stato d’emergenza non tornano a pieno regime solo i viaggi d’istruzione. Infatti cadono alcune limitazioni e si riducono le complicazioni anche per lo svolgimento dei Pcto, i Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, ovvero l’ex Alternanza scuola-lavoro. Così un numero sempre maggiore di studenti potrà finalmente tornare a contatto con i luoghi di lavoro reali e, soprattutto, in presenza. Un fattore indispensabile, visto che “vivere” un contesto lavorativo vero e proprio fa aumentare di netto l’apprezzamento per il Pcto. A evidenziarlo è il monitoraggio effettuato dal portale Skuola.net – su un campione di 2.500 studenti dell’ultimo triennio delle superiori – poco prima che cadessero le restrizioni. Che, ricordiamo, hanno portato a una netta riduzione di coloro che hanno potuto seguire un progetto di Alternanza: solo il 63% degli intervistati ha potuto svolgere un’attività che sulla carta dovrebbe essere curricolare, ovvero garantita a tutti nel corso degli anni conclusivi del ciclo scolastico. Quasi scomparso, poi, il contatto con aziende e uffici: il 56% degli alternanti si è dovuto accontentare esclusivamente di corsi teorico pratici, mentre il 24% ha sperimentato giusto un po’ di pratica aziendale, associandola a delle simulazioni. Forse per questo, il livello di gradimento medio è stato decisamente scarso: appena il 37% ha giudicato positivamente il Percorso svolto durante la pandemia. Ma qualcuno che ha apprezzato comunque c’è stato. Ed è grazie a loro che l’indagine è riuscita a individuare gli “ingredienti” che rendono davvero costruttivo un PCTO. Almeno secondo l’esperienza degli studenti intervistati.
La “raccolta punti” Pcto non piace
Il primo dato che emerge dal monitoraggio è proprio la scarsa soddisfazione nei confronti dei surrogati delle esperienze “on the job”, resesi necessarie per cercare di raggiungere il numero di ore minimo richiesto per legge. Ma se ci concentriamo su quello sparuto 20% che ha svolto uno o più progetti di alternanza esclusivamente nell’ambito di realtà lavorative (sia pubbliche che private), il gradimento praticamente raddoppia rispetto al dato medio, arrivando al 66%.L’alternanza è meglio in presenza che in smart working Svolgere un Pcto con una realtà lavorativa non è però di per sé una garanzia di successo. Infatti, anche qui il gradimento è direttamente correlato alla modalità di interazione: massimo tra chi lo ha svolto totalmente in presenza, discreto tra chi lo ha alternato con la distanza, pessimo tra chi ha svolto totalmente a distanza. Fortunatamente l’alternanza in smart working totale è stata poco praticata, restando confinata al 22% dei casi. Vietato restare (solo) a guardare Inoltre, una volta introdotti in azienda, gli studenti vogliono essere coinvolti nelle attività principali, con spiegazioni di carattere teorico-pratico da parte del team di lavoro: la coorte di chi ha mostrato soddisfazione per l’esperienza svolta, vede la presenza in netta maggioranza – il 67% – di chi è stato coinvolto attivamente nelle mansioni più importanti del processo lavorativo, preceduta da una adeguata formazione, che non fosse limitata solo alla spiegazione ma che desse spazio anche all’applicazione concreta. Va da sé che tra chi ha avuto solamente un’infarinatura teorica, diminuiscono coloro che sono stati contenti dell’esperienza: sono solo il 18%. Ancora minore è il numero dei “soddisfatti” tra chi ha svolto compiti marginali (9%) e tra chi è stato messo a guardare (6%).
Per un fare buon Pcto, ci vuole un tutor…
Altra prerogativa essenziale del buon Pcto è l’affiancamento da parte di un tutor aziendale, teoricamente obbligatorio ma che nei fatti non sempre si concretizza. La figura di supporto durante l’ex Alternanza scuola-lavoro, però, appare fondamentale. I dati di Skuola.net mostrano che solo il 45% ha avuto la possibilità di un tutor che lo “tenesse per mano” tutto il tempo necessario, mentre il 25% è stato seguito solo in parte. Addirittura il 30% non l’ha mai visto. Chi ha giudicato positivamente il tirocinio svolto, in quasi 6 casi su 10 appartiene proprio al primo gruppo di studenti, che ha avuto un tutor che si è mostrato disponibile in ogni momento della permanenza nel luogo di lavoro. Ovviamente man mano che si riduce il livello di cura da parte del tutor, crolla la probabilità di essere soddisfatti dell’esperienza di Pcto.
Formazione viene prima di azione
Così come un passaggio chiave è quello che porta ad avere un’adeguata formazione prima di mettere eventualmente mano alle mansioni pratiche: complessivamente è stato fatto con un buon 72% degli studenti. Anche qui la coorte degli studenti soddisfatti dai Pcto è composta soprattutto da coloro che hanno ricevuto una formazione soddisfacente prima di iniziare a cimentarsi con attività pratiche.
La coerenza con studi e interessi è fondamentale
Difficilmente, poi, i ragazzi si ritengono soddisfatti senza una coerenza di fondo tra tirocini e studi o inclinazioni personali. Gli studenti vanno dunque alla ricerca di Pcto che possano fornire spunti o riflessioni circa i loro interessi, anche lavorativi: per questo quasi la totalità (9 su 10) di chi ha apprezzato l’Alternanza appartiene alla fetta di studenti che ha avuto questa opportunità, almeno in parte. Di contro non sorprende che, tra gli studenti che hanno promosso i Pcto a cui hanno partecipato, solo 1 su 10 abbia preso parte a un progetto del tutto slegato dai propri interessi o dal proprio percorso di studi.
, 2022-04-12 15:03:00, Solo il 37% degli alunni dell’ultimo triennio delle superiori che hanno svolto un Pcto durante la pandemia lo ha giudicato positivamente. Ma tra chi l’ha fatto entrando in contatto con le aziende, la percentuale vola al 66%, di Redazione Scuola