Cosa ci dobbiamo attendere nel 2023 per la scuola? Lo abbiamo chiesto, in una video intervista, ad Alessandro Giuliani, direttore della Tecnica della Scuola.
Diversi i temi trattati, a partire dagli aumenti ulteriori di stipendio: “il patto che era stato sottoscritto all’inizio di dicembre all’Aran e quello anche tra i sindacati e il ministro Valditara a metà novembre – ha detto il nostro direttore – era di ben altro spessore. Al momento, non essendoci risorse, si presume che anche questo contratto andrà ad essere firmato a scadenza. Tutto dipenderà dalla prossima Legge di Bilancio che si approverà tra un anno, ma è francamente molto difficile pensare che possano arrivare svariati miliardi in un colpo solo e quindi da questo punto di vista possiamo dire che stiamo molto molto indietro rispetto alle attese. Non ce la sentiamo di creare aspettative e illusioni riguardo i docenti e il personale Ata”.
Sulle modifiche alla parte normativa del contratto, su cui a breve partirà il confronto, “vi sono posizioni contrapposte. L’amministrazione, ad esempio, vorrebbe inasprire le sanzioni disciplinari dando maggior potere ai dirigenti scolastici: si vorrebbe dare la possibilità ai presidi di infliggere quelle sanzioni che al momento invece per infrazioni più gravi vengono demandate all’Ufficio scolastico: i sindacati non sono d’accordo è probabile che quindi questa proposta decada”.
Come potrebbe decadere quella che riguarda la possibilità di abbattere il vincolo mobilità professionale: “ricordiamo – ha detto Giuliani – che rimane in vigore la Legge 159 del 2019, poi modificata, con la riduzione del vincolo da cinque a tre anni, ma risulta difficilmente superabile per via contrattuale”.
Il direttore della Tecnica della Scuola annuncia invece “novità importanti che ci dobbiamo aspettare sicuramente dopo il Covid: serve un adeguamento di quelle che sono le mansioni del personale, a livello soprattutto di interazione didattica. E anche sui profili professionali, soprattutto per quanto concerne il personale ATA: oggi abbiamo istituite solo sulla carta delle figure di coordinamento, ad esempio, che invece dovrebbero essere attuate. Poi c’è sempre la questione dei facenti funzione Dsga, che potrebbe anche avere degli sviluppi a livello contrattuale. Come rimane in bilico il middle management, chenella scuola stenta ad essere introdotto malgrado vi siano spinte anche da parte della Anp, di altri sindacati associazioni”.
Sui concorsi e sul reclutamento il 2023 potrebbe riservare sorprese, in particolare su come diventare docente e per chi vuole entrare nel mondo dell’insegnamento: “potrei dire che lo scopriremo vivendo, perché abbiamo una legge dello Stato la L. 79/22 figlia del decreto 36 che ha riformato la questione, ma abbiamo assistito a diverse dichiarazioni contrarie da parte dello stesso ministro Valditara, sia su alcuni aspetti dell’incentivazione dell’insegnante sia sul fronte della formazione in itinere”.
Per quanto riguarda invece la formazione iniziale e la selezione dei docenti “quello che possiamo dire è che sarà attuato un incremento dei crediti formativi indispensabili per l’accesso alla professione, che da 24 passano a 60, ma è un po’ tutto il l’impianto di approccio e di formazione iniziale che diventa più lungo e complicato”.
Sul fronte dei concorsi per docenti da concludere, ormai alle battute finali, ordinari e straordinari secondo Giuliani “non possiamo essere soddisfatti, perché rimangono qualcosa come 200 mila e rotti posti che vengono assegnati annualmente a supplenza. Di questi ricordiamo circa 70 mila sono di sostegno e la stragrande maggioranza in deroga: sono posti che di fatto non potranno essere mai assegnati a ruolo e finché non cambierà la norma assisteremo a questa paradossale assegnazione di quasi la metà dei posti di sostegno al personale precario. E questo sicuramente non giova alla didattica speciale e ai ragazzi con disabilità”.
Nel 2023 arriveranno però anche concorsi per diventare Ata, dirigente scolastico e per ricoprire altri ruoli nella scuola: “dovrebbero essere banditi – dice Giuliani – concorsi per Dsga, per dirigente scolastico, per insegnare attività motoria nella scuola primaria. Ma anche il concorso riservato ai docenti di religione cattolica. Molto dipenderà anche dalla volontà politica perché ciò avvenga”.
Sulla mobilità del personale, “alla quale annualmente partecipano tra i 100 e 200 mila lavoratori della scuola, un numero altissimo”, tutto ruota attorno “ai vincoli, in particolari per i neoassunti: abbiamo un contratto” che va rivisto: “è stato avviato un tavolo di confronto e io credo che i tempi siano maturi per trovare una soluzione. Si sta cercando di capire, anche a livello ministeriale, se effettivamente si può superare la norma attraverso un accordo con i sindacati. Francamente abbiamo noi stessi dei forti dubbi, perché ciò possa avvenire”.
Secondo il nostro direttore responsabile, sulla mobilità “sarà decisivo l’accordo dei partiti di maggioranza: abbiamo tre partiti che su alcune questioni che potrebbero non essere in sintonia. Sulla mobilità vi sono esigenze reali di richiesta di avvicinamento, soprattutto laddove vi sono posti disponibili non si comprende perché si debbano negare a volte a madri di bambini piccoli oppure comunque a lavoratori con persone da raggiungere, anche disabili che assistono in via esclusiva”.
“Certamente – ha continuato il giornalista – è un tema che va affrontato e superato, perché prima che è un problema della scuola è un problema di carattere sociale e se vogliamo umano: serve una soluzione che superi i vincoli, ormai anacronistici”.
Si è quindi parlato di cosa cambierà per le scuole con i miliardi del Pnrr: “con il 2023 – ha detto ancora Giuliani – sta arrivando una mole di miliardi mai visti nelle scuole negli ultimi decenni. Abbiamo fatto dei calcoli anche nel durante le nostre dirette: una scuola superiore di media dimensione andrà a percepire tra i 250 mila e i 300 mila euro complessivi tra fondi riguardanti la dispersione e soprattutto per il rinnovo delle tecnologie. C’è un grande lavoro da svolgere, di rendicontazione e gestione delle ‘gare’, per acquistare i macchinari. Le scuole hanno un compito importante, quello di gestire al meglio questi fondi”.
“Sarà anche un’occasione importante per rinnovare le scuole per dare impulso al contrasto alla dispersione scolastica, ancora troppo alta, attorno al 13%, con territori soprattutto del Sud e delle Isole dove raggiunge picchi anche del 40%; parliamo di ragazzi al di sotto dei 16 anni destinati a diventare Neet e che non prenderanno mai il diploma di maturità”.
“Il ministro ha promesso docenti tutor” da pagare con fondi aggiuntivi. “Credo – ha concluso Alessandro Giuliani – che le scuole devono assolutamente cogliere l’opportunità: non facciamoci trovare impreparati”.
Il direttore della Tecnica della Scuola, a nome dalla redazione della testata, ha infine augurato Buon Anno a tutti gli studenti, i docenti e tutto il personale della scuola, perché “il 2023 sia una anno davvero ricco di soddisfazioni“.